Trombettista
«Giunto alla sua 16ª edizione, il Salso Summer Class & Festival -manifestazione diretta da Carlo D’Alessandro Caprice e organizzata dalla Fondazione I Musici di Parma con il patrocinio e il contributo del Comune di Salsomaggiore Terme e con il sostegno della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione Cariparma - propone domani (alle 21.15, ingresso gratuito) un viaggio musicale tra opera, swing e cinema. Protagonista di questo appuntamento, ospitato in piazza Libertà a Salsomaggiore Terme, il trombettista Marco Pierobon, solista di fama internazionale originario di Bolzano ma stabilitosi a Mezzani - complice la moglie violinista originaria di Sorbolo - al quale abbiamo rivolto qualche domanda in vista di questo concerto.
Partiamo dalla sua carriera: solista, docente, direttore d’orchestra, qual è la dimensione che oggi ritiene più interessante?
«In generale direi che per me esiste - e spero esista sempre - un equilibrio fra tutte queste dimensioni, compresa la famiglia naturalmente. Io ho cominciato la mia attività professionale in orchestra e, dopo Firenze e Santa Cecilia a Roma, nel 2008 ho lasciato l’orchestra dedicandomi a più attività contemporaneamente, fra cui l’attività cameristica con il mio quintetto di ottoni GomalanBrass con il quale ci siamo esibiti più volte anche qui a Parma. Poi dal 2014 ho cominciato a dirigere, mentre continuo a insegnare al Conservatorio di Bolzano. In generale sono sempre alla ricerca di un equilibrio che mi permetta di fare più cose nella vita, altrimenti rischio di annoiarmi».
Significative sono le prime esecuzioni assolute affidate a lei: il compositore Giancarlo Aquilanti, per esempio, le ha affidato suoi nuovi lavori nel 2014 e nel 2018…
«Sì, con Giancarlo ci conosciamo da parecchio tempo, anche se lui, pur essendo jesino di nascita, si è stabilito a Stanford, in California, dove da tempo è docente di composizione all’università di quella città. Quasi ogni anno, Giancarlo invita alcuni solisti per un tour in Europa con l’orchestra di Stanford e un paio di volte ha scritto un brano appositamente per me. La conoscenza reciproca comporta comunque dei “pro” e “contro”. Il fatto è che lui - come peraltro anche altri compositori - tendono a spingere ai limiti le possibilità del mio strumento pensando “Vediamo se questo si può fare…”, ma poi tocca a me studiare quella parte…».
Beh, i bravi solisti sono anche le «cavie» dei compositori di oggi…
«Certamente e comunque rappresenta anche un aspetto positivo perché si tratta di fare cose nuove e, come dicevo prima, io mi annoierei se dovessi sempre attingere al repertorio già esistente per tromba, che peraltro è esiguo. Per esempio, mia moglie che è violinista e ha armadi pieni di partiture per il suo strumento. Noi trombettisti meno e quindi dobbiamo attingere al mondo della musica contemporanea oppure alla trascrizione, come avviene anche nel concerto di Salsomaggiore, per il quale ho fatto alcuni nuovi arrangiamenti».
Veniamo dunque al concerto di domani a Salsomaggiore dal titolo «Suoni la tromba, intrepido»: quindi si partirà da I puritani di Bellini?
«Si parte dai Puritani ma solo nel titolo, scelto perché cita esplicitamente la tromba. In realtà il compositore dell’Ottocento che proporremo è Amilcare Ponchielli, celebre l’opera “La Gioconda”, ma che è stato anche attivo nel repertorio per banda, componendo pagine come quella che andremo a proporre. Si tratta di un concerto scritto per tromba e banda e qui trascritto per tromba e archi. Altro brano significativo è il “Concerto per tromba” di Jan Křtitel Jiří Neruda, compositore ceco attivo in Germania nel Settecento. In realtà questa pagina è stata pensata per corno da caccia, strumento ormai in disuso. Poi la serata prevede anche pagine di Gershwin, altro autore a me molto molto caro e che ci permette di mischiare mondi musicali anche molto lontani. Quindi lo swing, le canzoni alla Ella Fitzgerald e tutto il suo immaginario, per poi arrivare a un omaggio a Ennio Morricone».
Un programma molto vario insomma…
«Un bel viaggio dagli albori della tromba fino a oggi. E tutto grazie a un’orchestra capace di passare dal Settecento allo swing, cosa non scontata. In questo senso va reso onore ai Musici di Parma e a tutto il lavoro che stanno facendo, al di là del mio concerto, con questa stagione de “Il suono nella bellezza”. In questo concerto, inoltre, saremo al centro di un dialogo molto stimolante e senza la mediazione di un direttore: da una parte loro sono in tanti, dall’altra io da solo, ma io suono più forte».
Alessandro Rigolli
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