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Cordoglio

Incidente a Baganzola, Manuel Pedretti non ce l'ha fatta: «Addio, anima bella»

Incidente a Baganzola, Manuel Pedretti non ce l'ha fatta: «Addio, anima bella»

di Anna Pinazzi

20 Luglio 2025, 03:01

Sguardo buono, sorriso accogliente. «Ciao Pedro, ci mancherai da impazzire». Gli amici hanno riempito la sua bacheca Facebook di ricordi. Increduli, commossi. Disperati.

«Pedro», Manuel Pedretti, è scomparso a soli 40 anni mentre era in sella al suo scooter 125: l'incidente è accaduto venerdì sera attorno alle 21 lungo strada Baganzola, all'incrocio con strada Parma Rotta. Le dinamiche sono ancora al vaglio delle forze dell'ordine, ma dalle prime ricostruzioni - e osservando la scena pochi minuti dopo l'impatto - pare che Manuel stesse percorrendo la strada verso Parma, poi un'Audi scura ha svoltato e l'impatto è stato potentissimo. Così forte da sbalzare il 40enne lungo la strada. Così forte da scaraventare gli specchietti, le sue scarpe e ciò che resta della carrozzeria del due ruote a metri di distanza. Anche la portiera posteriore dell'automobile era accartocciata.

Sul luogo dell'incidente i soccorsi hanno portato via Manuel già in condizioni critiche: è stato prima ricoverato in Rianimazione con diversi traumi. Poi le condizioni sono ulteriormente peggiorate e qualche ora dopo è stato constatato il decesso.

Su quella strada attorniata da campi e da villette, ora è il vuoto. Sull'asfalto ancora ci sono i segni fluorescenti dei rilievi effettuati dalla polizia locale quella sera. Lì, dove un gruppo di giovani si trovava sul ciglio della strada, increduli, con le mani nei capelli: «Siamo gli amici di chi era alla guida della macchina», si limitano a dire. Poi gli abbracci, tra una domanda e l'altra delle forze dell'ordine. Le lacrime per lo spavento.

Ancora nessuno sapeva chi ci fosse alla guida dello scooter. Poi la notizia. Il primo messaggio d'addio è quello di suo papà Alberto: una foto appena scolorita dal tempo di Manuel bambino in braccio al suo papà sotto l'ombrellone. Si stringono. Come descrizione una frase spacca-cuore: «Non dovevi farci questo scherzo, Manu».

I ricordi si moltiplicano e per i suoi familiari hanno i colori di quella casa di famiglia a Baganzola. Casa in cui Manuel ha vissuto per anni insieme al papà, ai nonni, ai cugini, agli zii. Solo qualche anno fa si è trasferito in un'altra abitazione, sempre a Baganzola, in via Cornacchia. «Un ragazzo buono, solare, speciale - sono le prime parole che dice Donatella Quintavalla, la cugina -. Te ne vai troppo presto, Manu, ma vola anima bella, lassù ti aspettano a braccia aperte. Increduli, ma con l'amore di sempre». E aggiunge: «Il tuo sorriso rimarrà nei nostri cuori». Scrive, Valentina, un'altra cugina. Le parole scorrono: «Un'altra anima che vola col suo sorriso dolce e composto, lassù tra le braccia rassicuranti dell'amore puro».

Ritorna, questa bontà, questo sorriso. Anche nelle parole degli amici di sempre e dei colleghi (Manuel era da tempo un impiegato della Gls di Parma). Ancora non ci crede, Vincenzo Peragine: «Ciao Pè, non riesco ancora a credere che tu non sia più qui. La notizia del tuo incidente mi ha lasciato con un vuoto dentro che nessuno potrà mai colmare». Si conoscevano da sempre: dalla scuola materna. Si ritrovano poi nei giri in paese, nei segreti da ragazzi. Anche a lavoro. L'affetto si moltiplica nei ricordi: «Se chiudo gli occhi ti vedo ancora sorridere, sento la tua voce, le tue battute, i tuoi consigli - prosegue Vincenzo -. Mi mancano i tuoi scherzi, le tue battute improvvise che riuscivano sempre a strapparmi un sorriso. anche nei giorni peggiori». Vincenzo lo considera «un fratello, un amico vero, di quelli rari, presenti». Sente ancora nelle orecchie il suono della chitarra elettrica: Manuel suonava tra le mura della sua camera o per gli amici. Le dita agili sulle sei corde, la passione di una vita. La musica, dagli Ac/Dc ai Pink Floyd, ai Guns 'n Roses, era la sua colonna sonora. Sottofondo rock per la sua anima buona e gentile. Amica. «Avevi un sorriso contagioso, un'anima gentile, un modo di fare educato e sempre pieno di positività - ricorda il collega e amico Andrea Cognati -. Abbiamo riso tanto insieme, tra battute e ricordi condivisi con amici di una vita. E quel tuo maledetto plettro… come dimenticarlo».

Avevano in mente «di andare a Caneva, di farci un weekend via, magari anche un giro al lago in scooterone, quello che tanto amavi - dice Andrea -. E invece no. La vita, a volte, è ingiusta. Troppo». «Eri una persona infinitamente speciale - scrive Camilla, un'amica -. Sono onorata di aver condiviso con te parte del tuo viaggio. Sei andato via troppo presto, ti penserò sempre. Andrò in Polonia per noi due: è una promessa». Con lo sguardo puntato al cielo: «Vola, anima bella».

Anna Pinazzi

© Riproduzione riservata

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