L'intervista
Abbattere il «muro» dei 45" nei 400 metri. E poi, nella medesima distanza, eguagliare il primato italiano. Tutto questo nel breve volgere di tre settimane. E sulla stessa pista: Madrid. Una delle preferite di Edoardo Scotti, velocista azzurro del Gruppo sportivo Carabinieri, cresciuto nel Cus Parma, che sabato sera, in occasione del Meeting nella capitale spagnola, ha fermato il cronometro a 44"75, lo stesso tempo siglato nella passata stagione da Luca Sito. Eppure nelle parole di Scotti c'è una punta di amarezza. «Il secondo posto finale, alle spalle dell'argentino (Larregina, ndr). Sono fatto così: competitivo al massimo. In una pista molto performante come quella di Madrid - spiega - avrei potuto fare molto di più, soprattutto nel finale. Si vede anche nel video della gara: alla fine ho quasi avuto un gesto di stizza. Non vincere mi ha proprio dato fastidio».
Non ci dica che non riesce a gioire di questo record?
«No, quello no: ho provato, e provo ancora adesso che è passata già qualche ora, una bellissima sensazione. Però, non so come spiegarlo, un Edoardo Scotti pienamente soddisfatto forse non lo vedrete mai. Sono troppo rigido per quanto concerne lo sport e piuttosto esigente con me stesso».
Spingere sempre più in alto e in avanti la molla dell'ambizione personale, per un atleta ai suoi livelli può essere una qualità.
«Vero, può aiutare ad andare oltre e a migliorarsi. Se proprio devo dirla tutta sono stato quasi più contento qualche settimana fa, quando sono sceso sotto i 45"».
Come mai?
«Perché questo tempo lo vedevo come un muro piuttosto difficile da oltrepassare. Superato quello, sono subito entrato nell'ordine di idee che tutto potesse essere raggiungibile. Ho acquisito una maggiore consapevolezza».
Ora potremmo davvero cominciare a chiamarla l'uomo dei record.
«Al momento di primati ne detengo quattro: nei 400 assoluti, nelle due staffette 4x400 maschile e mista e un altro fra gli Juniores (ai Campionati del mondo Under 20, era il 2018), stabilito a Tampere col tempo di 45"84. Ma l'aspetto di cui vado più fiero è la costanza: in questi otto anni trascorsi nella categoria assoluta sono sempre stato un punto fisso della staffetta».
Torniamo alla gara di sabato sera: come si è sviluppata?
«Tralasciando per un momento il risultato, mi focalizzo sulla prestazione. E torna in ballo la consapevolezza. Nel senso che l'altra sera a Madrid ho capito di avere ulteriori margini di miglioramento. In passato ero abituato a partire meno forte di così, per poi accelerare nel finale. Stavolta, invece, sia all'uscita dai blocchi di partenza che nei primi 200 metri mi sono accorto di essere andato veloce. E di averlo fatto anche con una certa facilità ed elasticità. Sono riuscito, insomma, a colmare quello che era un punto debole, rendendolo discretamente forte. Il mio punto forte, i finali di gara appunto, so di poterlo migliorare, attraverso l'allenamento e le gare stesse».
Quanto è stato lungo il percorso che l'ha portata fin qui?
«Lungo e faticoso. Ho passato momenti non proprio semplici. Ripenso per un momento al periodo nero del Covid, che mi ha lasciato anche pesanti strascichi sul piano fisico. Adesso, per fortuna, sto ritrovando continuità. In fondo, però, sapevo che sarebbe arrivato questo momento».
In che senso?
«Era l'inverno 2023, ormai oltre 500 giorni fa. Dissi che il 2024 sarebbe stato un anno positivo e che, partendo da quella base e facendo le cose sul serio, nel 2025 sarei arrivato al record italiano».
Ha visto giusto.
«Quando esci da un infortunio o da un problema di salute e riprendi la preparazione, sei consapevole che ci vorrà del tempo prima di ritrovare lo smalto dei giorni migliori. Per avvicinarti il più possibile alla perfezione, che è un po' ciò che richiede l'atletica così come altre discipline individuali, puoi e devi solo lavorare. Oltre ad avere pazienza».
Le prossime sfide di Scotti?
«Col tempo di Madrid ho staccato il pass per i Mondiali di Tokyo, dove mi piacerebbe arrivare in una condizione di forma se possibile migliore di quella attuale. Anche quella di Tokyo è una bella pista, la conosco: so di poter fare bene».
Intanto da Madrid è pronto a raggiungere la Germania per le Universiadi.
«Mi hanno detto che è un'esperienza incredibile da vivere: una sorta di piccola Olimpiade, ma senza le pressioni di una Olimpiade. Non sono vecchio, ma queste Universiadi saranno un po' come un chiudere il cerchio della manifestazioni per così dire giovanili».
E Parma? Cosa ha significato e significa per lei?
«Mi alleno qui, al Campus universitario, oltre che a Modena. A Parma sono sempre stato bene e con il Cus mi piace ancora oggi gareggiare ai Campionati di società. C'è un bel gruppo di ragazzi: meritano tanto. Correre con loro una staffetta, incoraggiarli, mi dà tanti stimoli. È gratificante».
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