PARMA
La tragica morte del 60enne Gianluigi Ilariuzzi a seguito di un probabile choc anafilattico scatenato dalla puntura di un calabrone (o di un altro imenottero) accende i riflettori su un pericolo talvolta sottovalutato.
«L’allergia al veleno di imenotteri è una delle forme più facilmente diagnosticabili», spiega Sergio Scarpa, direttore dell’Unità Operativa di Allergologia e Immunologia dell’Ausl di Parma.
Per accertare un’eventuale sensibilizzazione, esistono visite allergologiche specifiche, prenotabili tramite Cup.
«Per i pazienti con una diagnosi accertata di allergia, la prima cosa da fare se vengono punti - spiega il professor Scarpa - è assumere subito un cortisonico per via orale e una compressa di antistaminico. In caso di reazione grave, è fondamentale somministrare immediatamente l’adrenalina autoiniettabile».
L’adrenalina, quando prescritta, rappresenta un vero e proprio farmaco salvavita e deve quindi essere sempre portata con sé. Ci sono, inoltre, degli accorgimenti generali che è bene attuare per limitare eventuali peggioramenti del quadro clinico. In particolare, dice l’esperto, sospendere tutte le attività che aumentano la vasodilatazione, evitare quindi il calore e cercare, invece, un ambiente fresco. Inoltre, è consigliabile detergere la zona colpita. Nel caso specifico delle punture d’ape, è fondamentale rimuovere tempestivamente il pungiglione, affinché non continui a disperdere veleno.
Nonostante il pericolo sia decisamente maggiore per le persone allergiche, non riguarda esclusivamente loro. «Anche un individuo perfettamente sano può rischiare la vita se viene punto in zone particolarmente sensibili, come la gola», avverte il professor Scarpa.
Rischi che possono verificarsi anche in normali contesti quotidiani. Non è raro, infatti, trovare un alveare anche nei pressi della propria casa.
Secondo quanto dichiarato da Fabrizio Finuoli, referente per la comunicazione e l’informazione del comando dei vigili del fuoco di Parma, lo scorso anno sono stati oltre 400 gli interventi effettuati in contesti residenziali per la rimozione di nidi, su un totale di 570. Si tratta di operazioni effettuate solo in situazioni di reale pericolo, proprio perché comportano, in molti casi, la distruzione del nido. Un intervento che - se non strettamente necessario - viene affidato ad apicoltori specializzati, in grado di recuperare e trasferire in sicurezza gli sciami.
«Quando invece tra le persone coinvolte ci sono soggetti allergici interveniamo sempre - spiega Finuoli - proprio perché si tratta a tutti gli effetti di un’emergenza».
Esistono dunque diversi modo per tutelarsi, ma nonostante la consapevolezza sia fondamentale, è bene specificare che i casi di morte per punture da imenotteri non sono all’ordine del giorno e che, anzi, nella provincia di Parma, secondo una stima del dottor Scarpa, sono molto basse: circa due l’anno.
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