Fontanellato
«Lasa pur che al mond al diga, Fontanlé le un gran paes...». E adesso chi la canterà ancora? Chi ci narrerà le storie, da ridere ma a volte anche da piangere, nel «gran paese» di Fontanellato? Che adesso è un po' meno grande, dopo che sabato è morto Alberto Bonacorsi, per tutti «Pipaio», a soli 66 anni, dopo sei anni di malattia. Di mestiere faceva il falegname, come suo nonno Alberto, come suo padre Orlando. Un secolo di storia, Alberto ha scritto l'ultimo capitolo. Un anno fa era mancata anche la mamma Soave, che lui aveva assistito sino all'ultimo giorno di vita.
Appoggiato come sempre dalla zia Bruna e dalla cugina Franca. Quasi una sorella, divisa appunto nelle ultime settimane, nell'assistenza della madre ultracentenaria e di Alberto appunto. Che era ricoverato all'hospice di Vaio. Con la convinzione di poter vincere anche questa battaglia. Dopo le operazioni di 6 anni fa, dopo la chemioterapia, dopo un lungo calvario. Che Alberto, scusate «Pipaio», ha affrontato con il sorriso, senza mai lamentarsi. Del resto era così. Anzi, la sua storia personale era fatta di partecipazione, di amore per il suo paese, per la sua gente. Del resto basta ripensare a tutte le attività alle quali, negli anni, aveva partecipato: dallo sport attivo (era un ottimo pallavolista e praticava, da ragazzo, il salto in alto) allo sport al servizio degli altri (tra società sportive, piscina, organizzazione di tornei e così via). Poi la vita sociale vera e propria: la compagnia dialettale Fontanellatese, la banda Luigi Pini, il carnevale dei bambini. Il suo amore per il paese era quotidiano, senza limiti. Per lui un orgoglio, non da sventolare come un manifesto ma semplicemente da portare avanti ogni giorno con i fatti.
Gli amici del Bar Bisboccia lo sanno bene, quella era la sua seconda casa, tra una battuta, una serata. Tra una canzone gridata per far colpo sui forestieri. E loro, gli amici, non lo hanno certo lasciato solo: ogni giorno una visita nel suo letto d'ospedale, un messaggio, una telefonata. Capendo che sarebbero state le ultime occasioni per parlargli. Ecco, qui il senso di comunità, di paese, è emerso con forza.
E la cugina Franca, nel momento del dolore, ha un ringraziamento proprio per gli amici: «Una rete di solidarietà incredibile, non lo hanno mai lasciato solo. Gli amici di Fontanellato e non solo. Una luce in questo momento buio». E anche da come Franca aveva annunciato su Facebook la scomparsa di Alberto la dice lunga sulla perdita che la comunità di Fontanellato e e la famiglia Piazza hanno avuto: «Dopo avere combattuto a lungo, con forza, dignità e come un leone, purtroppo la malattia ha avuto la meglio. In tutti questi anni però non hai mai perso la tua leggerezza e il tuo ottimismo. Hai avuto, fino alla fine, l'affetto e la vicinanza di tutte le persone che ti hanno voluto bene e questo ti ha reso felice nonostante le forze ti lasciassero ogni giorno di più. Sono certa che mancherai a tanti e soprattutto ad un paese e ad una comunità di cui tu sei sempre stato parte attiva ed orgoglioso di appartenere. A me lascerai un vuoto difficilmente colmabile. Seppur dolorosissimo, sono riuscita a rimanerti vicina fino all'ultimo momento in cui sei scivolato via ma dentro di me, rimarrai per sempre. Fai un buon viaggio Tato'».
E queste emozioni sono le emozioni di tutto il paese. Un pezzo di storia? Forse sì. Sicuramente un fontanellatese doc, secondo gli insegnamenti dello zio sindaco Pompeo Piazza. Oggi alle 11 si terranno i funerali. Fontanellato ti saluta: «Tabèn Pipaio».
Sandro Piovani
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