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La povertà aumenta e tocca nuove fasce di popolazione: anche chi ha un lavoro, in alcuni casi, è costretto a bussare alla porta di Caritas, dell'Emporio solidale o della mensa di Padre Lino.
Colpa dell'inflazione, del conseguente aumento del costo della vita ma anche dei salari, a volte troppo bassi per riuscire ad arrivare a fine mese, soprattutto se si ha sulle proprie spalle il peso di tutta la famiglia.
I volti della povertà
I volti della povertà? Italiani che hanno perso il lavoro o che ce l'hanno ma guadagnano troppo poco per vivere, persone immigrate di seconda generazione, giovani e anziani.
Si tratta di un problema trasversale che non riguarda, come avveniva in passato, specifiche fasce di popolazione, ma tocca la società nel suo complesso, anche se con forme e modi diversi.
Problema strutturale
Una povertà strutturale che richiede risposte corali, non più limitate a tamponare l'emergenza ma pensate per intercettare un problema quando è ancora risolvibile o arginabile.
Questa fotografia è confermata dalle principali realtà che si occupano di poveri e bisognosi in città. «Il grande dramma e paura a cui assistiamo - conferma Maurizio De Vitis, presidente dell'Emporio solidale (il market di via Veterani dello Sport che sfama migliaia di famiglie bisognose) - è la trasformazione del tipo di popolazione che chiede aiuto. Si sta risvegliando una richiesta non più storica, ma completamente nuova, composta anche da persone che non riescono a tirare avanti pur lavorando».
Tra chi ha bisogno di Emporio «ci sono poi persone sole - precisa lo stesso De Vitis - anziani con disabilità che faticano a trovare risposte alle loro necessità dai servizi “tradizionali” e che quindi bussano alla nostra porta».
Il trend
Un trend confermato anche dalla Mensa di Padre Lino che deve fare i conti con un aumento continuo delle richieste di aiuto. «I bisogni sono in costante aumento - confermano i frati dell'Annunziata e i volontari della mensa (in questi giorni chiusa per ferie) -. Crescono le persone che vengono alla mensa, ma anche i problemi (molteplici) a cui dare risposta».
«La fame non va in ferie»
La campagna «La fame non va in ferie» promossa da Caritas, rimane sempre attualissima, come testimoniano i dati forniti dalla Caritas diocesana. «Facendo un confronto a livello numerico - spiega Maria Cecilia Scaffardi, direttrice della Caritas diocesana - nella consapevolezza - e non è retorica ricordarcelo - che dietro i numeri ci sono persone, emerge che tutti i servizi registrano un aumento: dagli ascolti 10.153 a fine luglio, contro gli 8.814 del luglio 2024, agli interventi: 11.864 (nel 2024 erano 9.645), alle borse alimentari, alle docce, ai vestiti: tutti registrano il segno più».
La mensa
Stesso trend anche per la mensa del povero di via Turchi: a fine luglio sono stati erogati 60.107 pasti, contro i 58.318 del luglio dello scorso anno».
«L'impegno della politica»
La fame, la povertà, «non solo non vanno in ferie, ma sono diventati sempre più strutturali - osserva quindi la direttrice della Caritas diocesana- e per questo richiedono oltre all’impegno del terzo settore, del volontariato, per Caritas un modo di vivere il vangelo, la necessaria presa in carico della politica». «Perché - continua Maria Cecilia Scaffardi - “non c’è carità senza giustizia”, come si legge nello statuto della Caritas, che ha attinto – oltre che al Vangelo – anche al Concilio Vaticano II».
«Vivere la prossimità»
Vivere «la prossimità - prosegue ancora - significa anche non restare fermi e statici, ma essere attenti ai bisogni nuovi che emergono, modificando le risposte esistenti od anche dando risposte nuove. Per questo motivo, abbiamo diversi cantieri aperti, con laboratori per donne e attività con i giovani».
L'aiuto dei giovani
Una realtà «che ci ha provocato - sottolinea la direttrice della Caritas diocesana - è la presenza dei giovani: tanti, durante l’anno scolastico, in alternativa alla sospensione, o come scelta di parrocchia o di associazione: un impegno che sta continuando anche nei mesi estivi dove Caritas è diventata anche per loro un punto di riferimento ed una seconda casa».
Il bilancio estivo
In questa sorta di bilancio estivo, «non può non mancare un “grazie”- conclude - : a tutti coloro che, in tanti modi e forme, non solo ci aiutano a concretizzare i tanti servizi, ma ne sono parte integrante. Un grazie ai volontari, che dedicano tempo, energie e passione; grazie ai ragazzi. E un grazie alla Chiesa di Parma che, attraverso l’8xmille, è la prima e indispensabile sostenitrice delle opere di carità».
I dati reddituali
Un ultimo dato che testimonia l'andamento a due velocità del nostro territorio, è quello reddituale. Le persone con un reddito compreso tra 0 e 10mila euro sono 65mila a Parma e provincia. Se a questi si sommano anche i contribuenti con un reddito compreso tra 10 e 15mila euro, si supera quota 100mila. In altre parole, la fascia a rischio povertà rappresenta circa un quarto dei contribuenti.
È vero che questi dati non tengono conto dell'evasione, ma rimane pur sempre un numero davvero elevato.
Luca Molinari
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