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Intervista a Conti e Croci

Aiace al Lenz: la caduta dell'eroe

Aiace al Lenz: la caduta dell'eroe

10 Settembre 2025, 10:52

«Tutto spinge via lontano il grande tempo, perché/Tutto vada in rovina»: «Cadute» debutta a Teatro Lenz domani, venerdì e sabato, alle 21,30 (nell’ambito di Insolito Festival). Dai 72 versi di Friedrich Hölderlin su «Aiace» di Sofocle, nella traduzione di Francesco Pititto, la produzione di Lenz Fondazione, composizione, drammaturgia e sonoro di Alessandro Conti, interpretata da Fabrizio Croci (suggestioni scenotecniche e drammaturgiche Maria Federica Maestri_Francesco Pititto), vibra ancora il lamento di Aiace nell'ipocondriaca depressione di un eroe dalla virilità violata.

Abbiamo incontrato Alessandro Conti e Fabrizio Croci: regista e interprete svelano la persistenza turrita dello scudo miceneo di Aiace nell’armamentario filosofico dei nostri giorni. «Cadute» fa parte delle Ricognizioni filosofico-performative sulla forma della violenza.

Qual è il cuore dell’«Aiace» di Sofocle svelato dalla rilettura del poeta tedesco Friedrich Hölderlin, tradotta da Francesco Pititto?

«Hölderlin tradusse Sofocle senza sapere il greco. Fece sua una versione tedesca, un po’ come ho fatto io con la traduzione di Pititto, basandomi anche su Sofocle. La mia rielaborazione drammaturgica, mescolandoli insieme, lancia funi agli spettatori, perché il tragico di Hölderlin è veramente tosto come linguaggio. Scavando nelle scritture di Hölderlin, ho capito di più: tutto si lega alla sua biografia, rinchiusosi per trentasei anni in una torre scrivendo opere nella follia generale. C’è un rimando a questo lamentarsi, dimentico del proprio passato eroico, lanciandosi verso la morte proprio come Aiace. La mia riflessione è sull’ambivalenza del potere e sulla caduta degli eroi per un minimo screzio, cosa porta spesso a guerre e distruzioni da cui la nostra contemporaneità continua ad essere afflitta».

Ci sono riferimenti espliciti all’attualità o la riflessione resta filosofica?

«Stravolgere il testo per parlare dell’oggi sarebbe stata una forzatura. Noi debuttiamo l’11 settembre. Qualcuno forse verrà qua credendo di vedere la caduta delle Torri Gemelle».

Possono bastare la tragedia greca e la grande poesia di Hölderlin a farsi paradigma dell’attualità? Ci sono chiavi di lettura di questo nella rappresentazione scenica?

«Aiace era conosciuto come il portatore dello scudo a forma di torre. In gergo teatrale e tecnico le torri sono pedane verticali che sostengono i fari: qui entrano a fare parte della scenografia. Poi c’è una bara, sorretta dalla medesima pedana su cui si poggiano le sedie per gli spettatori. E’ stata una mia scelta, motivata dal fatto che Aiace vive nella conflittualità di voler essere al pari di un dio, ma è un umano grandemente fallito per l’azione spregevole compiuta. La recitazione è plasmata anche sulla gestualità marziale, frutto della preparazione con Francesca Grisendi. Fabrizio Croci simulerà la presenza, figlia della sua folle fantasia, delle armi».

Fabrizio Croci, com’è interpretare Aiace in preda ad un’immaginazione sperticata? Cosa giunge a noi della millenaria riflessione filosofica sulla caduta dell’eroe?

«Tutta l’interpretazione parte da versi poetici e resta legata al loro linguaggio. Al Lenz si cerca sempre un’energia primordiale che scaturisce da una sorgente di purezza: mi sembra sia questa da sempre la ricerca di un teatro che non incontra il favore di nessun cliché recitativo, poiché esplora quanto di primigenio sta dietro la struttura del nostro pensiero riguardo la comunicazione. Questo Aiace, personaggio mitico, è un po’ un paradigma dell’eroe fallito. Le tragedie di Sofocle non prevedono salvezza. Oggi, avendo tutti noi ucciso il mito, cerchiamo di anelare a un pieno soddisfacimento di quanto pensiamo ci spetti e, appena ce lo vediamo sottrarre, ci sgretoliamo quasi fossimo inconsistenti. Secondo me la parola inconsistenza è la chiave di lettura della società moderna, dove spesso si è eroi per un giorno. Aiace era tutta spada: appena non gli vengono date le armi impazzisce».

Claudia Olimpia Rossi

© Riproduzione riservata

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