I CONSIGLI DEL SOCCORSO ALPINO
L’autunno nella montagna parmense ha un profumo speciale e inconfondibile: quello del bosco umido che promette e poi svela, a chi sa dove cercare, il re del sottobosco, sua maestà il fungo porcino. A questo si aggiungono i colori caldi degli alberi che cambiano livrea, tingendo il sottobosco di sfumature vivaci: un quadretto suggestivo, vero? Sì. Ma… c’è un «ma». Dietro tanta bellezza, infatti, si possono nascondere insidie spesso sottovalutate.
È un dato di fatto ormai che la ricerca di funghi può trasformarsi in un’avventura rischiosa per chi si avventura senza comunicare il percorso o non ha l’attrezzatura adeguata. O ancora per chi sottovaluta l’orografia montana, fatta spesso di burroni, rivi ripidi, terreni disconnessi. A ricordarcelo sono le cronache: il 20 settembre scorso, sul Monte Penna, il giovane Daniele Perini di Fidenza ha perso la vita cadendo in un canalone di 50 metri, morendo sul colpo. Nelle stesse settimane altri episodi hanno visto protagonisti escursionisti e cercatori di funghi: un 37enne a Monchio delle Corti si è procurato un trauma al ginocchio, due donne si sono perse nei boschi di Borgotaro e un 59enne residente nella provincia di Genova è rimasto bloccato in una zona impervia a Tornolo. Fortunatamente, in questi ultimi casi, gli interventi sono stati effettuati in tempo permettendo di assistere i feriti e aiutare i dispersi a ritrovare la via di casa. Per il Soccorso Alpino, però, la prevenzione resta l’arma più efficace.
«Andar per funghi non è privo di rischi se non si mastica l’abc della sicurezza nei boschi - spiega Luca Cottarelli, capostazione della provincia di Parma -. Servono preparazione fisica, abbigliamento e calzature adeguate, conoscenza del territorio e attrezzatura minima, tra cui un cellulare carico». Le raccomandazioni sono precise: evitare gli stivali di gomma «poiché non hanno suole adatte ai terreni sconnessi», preferendo scarponi da montagna che proteggano bene la caviglia, non avventurarsi da soli, portare nello zaino un piccolo kit di pronto soccorso, un telo termico per combattere eventuali ipotermie in caso di sosta prolungata nel bosco se gli indumenti sono ormai umidi o bagnati, e una pila frontale.
«Il trauma più comune è la distorsione alla caviglia - spiega Cottarelli - che spesso costringe a fermarsi sul posto e ad aspettare i soccorsi. E se si è soli, può diventare un problema serio». Anche in assenza di copertura telefonica, è comunque sempre consigliato digitare il 112: in molti casi il segnale di emergenza riesce a passare. Fondamentale, inoltre, comunicare a familiari o amici l’itinerario, così da facilitare le geolocalizzazioni e soccorsi. Che sono sempre più numerosi, peraltro in aumento rispetto al 2024: dall’inizio dell’anno il Soccorso Alpino ha effettuato oltre 80 interventi nella provincia di Parma. Numeri che raccontano meglio di qualunque parola quanto sia necessario affrontare il bosco con rispetto e prudenza. Perché la magia dell’autunno, con i suoi profumi, colori e «bottini» fungini, deve essere un diario di momenti felici e mai un racconto di pericoli scampati. O peggio.
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata