Il più giovane
Lorenzo Giovati, 19 anni, studente di giurisprudenza alla Bocconi di Milano, è la nuova “Luisa Miller” del Club dei 27. Parmigiano, appassionatissimo di musica classica e lirica, Lorenzo è il più giovane socio nella storia ultra-sessantennale del sodalizio di verdiani. Con la sua elezione, il Club lancia un messaggio sul ricambio generazionale.
L'investitura di Giovati si è svolta nei giorni scorsi nella sede del Club a Palazzo Cusani, alla presenza di Giuseppe Amenta, titolare dell’opera dal 1991, che passa al ruolo di decano. Cosa insolita, la presenza del “vecchio titolare” dell’opera, dal momento che, per eleggere un nuovo socio, uno dei 27 deve passare a miglior vita. Lorenzo è “figlio d’arte”, il papà Antonio infatti è “Messa da Requiem” nell’Associazione.
Lorenzo, come hai saputo di questa nomina e cosa hai pensato?
«Tra l’elezione e l’investitura passa un po’ di tempo. Ho dovuto mantenere il segreto finora ma l’ho saputo a luglio, una sera prima dell’esame di maturità. Dal Club mi hanno chiamato in viva voce facendomi un applauso e il presidente Enzo Petrolini mi ha chiamato “Luisa”. Ho capito e provato una gioia immensa».
Ancor più grande, immagino, entrando senza che uno dei 27 sia morto, senza ombra di tristezza.
«Si, è stato molto bello poter ringraziare il mio predecessore Giuseppe Amenta».
L’opera non si sceglie ma la assegna il destino e la rappresenterai a vita. Cosa pensi di “Luisa Miller”?
«Mi piace. È un’opera completa e penso che segni un passaggio tra il Verdi di mezzo e quello della maturità. Rispetto a “La battaglia di Legnano” c’è una notevole evoluzione anche nella psicologia dei personaggi. È un’opera che tende già alla maturità, come anche “Macbeth”, che poi Verdi rivedrà».
La tua nomina è stata tra le più discusse nella storia del Club, soprattutto per la tua giovane età. Cosa porti all’associazione?
«Competenza e passione ci sono, quindi posso portare l’unica cosa che manca, uno sguardo giovane. E poi condurre il Club nell’era digitale e nei social. Con la mia elezione il Club ha dato il segnale che la lirica non è solo affidata alle vecchie generazioni, non è un mondo che sta scomparendo, ma che può dire ancora tanto ai giovani».
Dopo la maturità al Romagnosi, quest’estate ti sei regalato tanta musica?
«Mi sono visto tutti i Festival possibili. A Salisburgo sono andato due volte e lì ho visto un “Macbeth” magnifico, quasi migliore di quello di Abbado e Cappuccilli».
E adesso?
«Sto seguendo il Festival Verdi e poi, come da tradizione del neo eletto, mi toccherà offrire la cena a tutti i soci, decani compresi, quindi sarà una bella tavolata di trenta persone».
Ilaria Notari
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