Il Corpo Forestale dello Stato ha sequestrato una cava di ghiaia a ridosso del Parco Regionale fluviale del Taro: effettuate 15 perquisizioni, alla ricerca di documenti ed altre prove relative a un traffico illecito di rifiuti provenienti da tutta Italia. Indaga la Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna.
Lo ha reso noto la Forestale.
L’indagine, condotta dal Nucleo Investigativo del Corpo Forestale dello Stato di Parma e coordinata dal sostituto procuratore Orsi dell'Antimafia di Bologna, è scaturita da alcune segnalazioni di privati cittadini.
In base agli accertamenti eseguiti finora una ditta di Parma, operante nella gestione e trattamento di rifiuti speciali non pericolosi, avrebbe ritirato negli anni passati notevoli quantitativi di rifiuti pericolosi: ceneri da incenerimento e fanghi di varia natura da parte di aziende terze presenti sul territorio nazionale.
Altra ipotesi su cui indagano gli inquirenti è l’utilizzo di un’area di cava, che si trova a breve distanza dall’impianto industriale della ditta in questione, da parte di una ditta ricollegabile al medesimo gruppo. In particolare, sembrerebbe che il vuoto di cava ottenuto dall’estrazione di ghiaia sarebbe stato riempito con materiale non idoneo allo scopo, materiale direttamente proveniente dall’attività di gestione e trattamento rifiuti della ditta oggetto di indagine e sul quale dovranno essere eseguite ulteriori analisi circa la pericolosità e l’eventuale contaminazione delle circostanti matrici ambientali. In passato, continua la Forestale nella nota, l'azienda è stata più volte diffidata dal Servizio Ambiente della Provincia per condotte non conformi alle autorizzazioni.
L’area sequestrata, su delega della Procura di Bologna, è di oltre 6 ettari. Si trova in una zona di particolare vulnerabilità per gli acquiferi in prossimità di campi agricoli ed è ubicata a ridosso del Parco Regionale fluviale del Taro.
Nel corso delle perquisizioni, che hanno interessato una quindicina di obiettivi ed impegnato più di quaranta agenti della Forestale, sono stati sequestrati numerosi documenti ritenuti interessanti e ora al vaglio degli inquirenti e della Procura.
Sono in corso approfondimenti per verificare la correttezza di alcune procedure amministrative connesse all'attività di smaltimento.
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