Gente di Campagna
L’apicoltrice Martina Maggiali era allergica alle punture di api. Una contraddizione in termini? «La determinazione è più forte dell’allergia», risponde pronta. Per lei (anche grazie ad un vaccino) «Ambrosia è un sogno, che ha gentilmente donato il nome alla mia piccola azienda artigianale». Inizia così la narrazione di dolcezze dal sapore del miele e dei frutti antichi nati sulle colline di Traversetolo. Una laurea in Tecniche Erboristiche, un corredo di passione, nel 2011 Martina ha avviato l’apicoltura con l’idea di valorizzare fioriture del nostro territorio, praticando nomadismo a breve raggio delle arnie, dalla pianura fino alla montagna della Provincia. Fissando una parola come pietra angolare: biologico.
Oggi, insieme al marito Luigi Lisandro, gestisce 200 alveari. Tarassaco, acacia, indaco, tiglio, melata, castagno, edera, erba medica, millefiori di primavera o fine estate, ailanto. Il ventaglio delle qualità racconta la vegetazione del parmense. Ci sono piante autoctone, altre ormai insediate, come la familiare acacia, insieme a nuove infestanti che ringraziamo per le inedite bontà. Nel novero, l’indaco bastardo o amorpha fruticosa e l’ailanto, detto albero del paradiso, originario della Cina. Su tutte pesa il cambiamento climatico, che fa disperare gli apicoltori.
«Negli ultimi quattro o cinque anni - spiega Maggiali - la produzione si è dimezzata. Questo minimo grado di temperatura in più va ad influire sulla biologia delle piante e sulla produzione del nettare. Inoltre, fino alla settimana scorsa c’era caldo, mentre adesso abbiamo pioggia torrenziale e neve in montagna. E’ una cosa che sta succedendo ogni anno in questo periodo. Sembra la maledizione dell’acacia, il miele più richiesto tra l’altro. Appena sbocciano i primi fiorellini, ecco il freddo. E’ un problema: le api sotto i dieci gradi non escono e hanno difficoltà a volare quando piove. Per sopperire, abbiamo aumentato i mesi di raccolta: anziché da maggio a luglio, partiamo ad aprile e terminiamo ad agosto, a volte a settembre per aspettare l’edera». Per aumentare l’informazione sul miele, i metodi d’estrazione e i cicli di produzione, sensibilizzando anche sulle difficoltà del settore, il 19 maggio gli apicoltori italiani organizzano “Mielerie aperte”, cui “Ambrosia” aderisce. Alla produzione di miele, l’azienda affianca quella di frutta, trasformata in confetture nel laboratorio interno. Sono pesca sanguinella, prugna zucchella, albicocche e mele di tante varietà. Il frutto preferito da Martina è il fico.
«Non necessita - motiva - di alcun trattamento». L’imprenditrice ha scelto i frutti antichi proprio perché rustici e resistenti: «Producono meno ma, al tempo stesso, stanno in salute senza anticrittogamici e funghicidi».
Rispetto della natura è il minimo comune denominatore di “Ambrosia”, che cura gli alveari solo con acidi organici e li posiziona lontano da allevamenti e colture intensive, cercando la biodiversità variopinta delle fioriture spontanee.
LA SCHEDA
Nome: Martina Maggiali
Età: 40 anni
Segno zodiacale: Sagittario
Studi: laurea triennale in Tecniche Erboristiche
Hobby: Cucinare e raccogliere piante spontanee
Sogno nel cassetto: Ritornare a praticare arrampicata sportiva, perché al momento l’impegno in azienda mi ha tolto il tempo libero
Azienda: Azienda agricola Ambrosia, strada del Finale 2, Traversetolo
Attività: Apicoltura, frutticoltura, trasformazione di composte e confetture
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