il caso
Don Gregorio Vitali, il sacerdote che per anni è stato rettore del santuario della Bozzola di Garlasco, e successivamente anche se pur per un breve periodo ha vissuto a Roncole Verdi, tornato alla <ribalta> dopo la riapertura del caso legato all’omicidio di Chiara Poggi, torna a parlare e lo fa attraverso il settimanale <Giallo>. Il religioso, che oggi vive in un convento, per un breve periodo è stato legato ai nostri territori. Infatti nel 2017 era giunto a Roncole Verdi ; si era sistemato in canonica e il suo compito doveva essere quello di collaborare con l’allora parroco, pur non ricevendo mai (doveroso precisarlo come era stato fatto subito, fin da allora), alcun incarico ufficiale da parte della Diocesi di Fidenza. Dopo appunto un paio di settimane dal suo arrivo, alcune persone della zona avevano scoperto, in rete, la vicenda che lo vedeva coinvolto in un presunto scandalo a <luci rosse> e la cosa aveva subito fatto discutere, in tutta la zona e, quindi, l’allora vescovo di Fidenza monsignor Mazza, informato della presenza a Roncole Verdi di don Vitali, che aveva celebrato per altro alcune messe in parrocchia e nella vicina Semoriva, aveva chiesto allo stesso religioso di lasciare immediatamente la parrocchia.
La notizia dell'ingombrante passato di don Vitali aveva iniziato a circolare con insistenza tra gli abitanti della frazione e, probabilmente, anche a fronte del fatto che non si trattava di un sacerdote diocesano e non gli era stato affidato alcun incarico, si era preferito scegliere la via del l’allontanamento. Per evitare che, come aveva detto il vescovo di Vigevano invitando don Gregorio al silenzio, si <possa attirare una curiosità morbosa dei fedeli>. Un desiderio di riservatezza condiviso anche dalle autorità ecclesiastiche della nostra provincia con l’allora vescovo di Fidenza, che parlando con la <Gazzetta> aveva spiegato e precisato che don Gregorio non aveva mai avuto incarichi ufficiali da parte della diocesi e confermato di aver chiesto al sacerdote di lasciare Roncole Verdi e di tornare nella propria Diocesi di origine senza commentare la vicenda che lo riguardava. Dopo la riapertura del caso Garlasco è circolata una ipotesi secondo la quale la tragica morte della giovane potrebbe essere collegata al caso di un ricatto a luci rosse avvenuto ai danni di don Gregorio Vitali, ex rettore del santuario della Bozzola, finito poi nella terra di Verdi. L'ipotesi, avanzata da uno dei legali di Andrea Sempio, è che Chiara avrebbe scoperto un <segreto> su fatti a sfondo sessuale avvenuti al santuario. E probabilmente, per impedirle di parlare, qualcuno potrebbe averla eliminata. Il sacerdote fu vittima di un ricatto a sfondo sessuale orchestrato da due romeni: Flavius Savu e Florin Tanasie.
Secondo quanto venne accertato dagli inquirenti, i due avevano adescato il sacerdote con l'intento di filmarlo in situazioni compromettenti e poi ricattarlo. Il contenuto delle riprese era a carattere sessuale e dopo aver ottenuto il video i due cominciarono a minacciarlo, chiedendogli denaro per non diffondere il filmato. La vicenda emerse quando don Vitali trovò il coraggio di denunciare il ricatto alle autorità, nonostante il danno d'immagine e la delicatezza del ruolo ricoperto. Le indagini portarono all'identificazione e all'incriminazione dei due romeni e nel 2014, il tribunale di Pavia condannò Flavius Savu e Florin Tanasie per estorsione aggravata. Tuttavia, al momento della condanna, i due erano già irreperibili: si erano dati alla latitanza e da allora risultano fuggitivi, con un mandato di cattura pendente. L'avvocato Massimo Lovati, uno dei legali di Andrea Sempio, in alcune interviste ha parlato di un possibile <segreto> che sarebbe stato scoperto da Chiara Poggi su fatti a sfondo sessuale avvenuti al santuario della Bozzola. Secondo l'avvocato un sicario potrebbe avere ucciso la ragazza nella villa di via Pascoli, per impedirle ovviamente di parlare. Nel frattempo la Diocesi di Vigevano è intervenuta con una propria comunicazione rimarcando che <In relazione alle notizie diffuse negli ultimi giorni dai media riguardanti un possibile collegamento tra il Santuario della Bozzola e la nuova indagine della Procura di Pavia sull’omicidio di Chiara Poggi(avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007), la Diocesi di Vigevano afferma la sua decisa volontà di non lasciarsi in alcun modo condizionare da illazioni o indiscrezioni di qualsiasi genere.
L’unico interesse della Diocesi è quello di salvaguardare le attività spirituali e di preghiera che vengono ospitate nel Santuario, nel pieno rispetto dei religiosi oggi impegnati a organizzarle e a svolgerle e dei tanti fedeli che frequentano questo luogo mariano per partecipare a celebrazioni e incontri. In relazione ai fatti verificatisi nel 2014 e che erano stati al centro di un’altra inchiesta della magistratura – conclude la Diocesi nella sua nota - viene ribadito che gli organismi giuridici della Chiesa erano intervenuti per gli aspetti di loro competenza>. Il nuovo numero del settimanale Giallo, in edicola da giovedì 7 agosto, affronta con lo scandalo che avvolge il Santuario della Madonna della Bozzola di Garlasco, rimettendo sotto i riflettori il caso ancora irrisolto dell’omicidio di Chiara Poggi. Per la prima volta parla pubblicamente proprio don Gregorio Vitali, oggi ultraottantenne. Intervistato da Giallo, don Gregorio respinge ogni accusa, trincerandosi nel silenzio ed evoca una sorta di <giustizia divina>, citando anche Salmi per minacciare, verbalmente, chiunque continui a parlare di lui o a coinvolgerlo nei controversi fatti del passato. <Dio fammi giustizia, difendi la mia causa contro la gente spietata»> è uno dei salmi che sembrano essere più ricorrenti insieme a famoso <Invoco su chi parla di me la Giustizia divina>. Lui stesso ammette che questa storia è stata per lui motivo di grande sofferenza e ora chiede il silenzio più assoluto sulla vicenda, minacciando conseguenze spirituali verso chi cerca di coinvolgerlo nel caso. Dichiarazioni che sembrano un tentativo di distanziarsi sia dai fatti sia dalle ipotesi di connessioni tra il Santuario, presunti abusi e il delitto Poggi. Giallo, nel numero uscito il 7 agosto dà voce a chi, frequentando il santuario da bambino, denuncia abusi subiti in quegli stessi luoghi.
Un testimone racconta che non sarebbe stato l’unico, invitando altri a uscire dal silenzio e ad avere coraggio. La rivista ricorda che già nel 2006, attraverso le segnalazioni di un sacerdote locale, furono avvisate sia le autorità che il Vaticano: un promotore di giustizia fu inviato a indagare, ma l’inchiesta non ebbe seguito né conseguenze concrete. Nel 2014, il Santuario mariano finì al centro di un clamoroso caso giudiziario: don Gregorio denunciò due cittadini romeni per estorsione. Secondo l’accusa, i due avrebbero minacciato di diffondere video e registrazioni compromettenti se non avessero ricevuto centinaia di migliaia di euro. Gli estorsori furono condannati, mentre il rettore ammise pubblicamente solo un <momento di debolezza>, negando con decisione ogni coinvolgimento in abusi su minori, affermando che le richieste di denaro erano all’ordine del giorno nel piazzale della chiesa. Ultimamente si sono moltiplicate le domande su eventuali legami tra il delitto di Chiara Poggi e quanto accadeva nel santuario. Legami che l’ex rettore smentisce con forza.
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata