Le minoranze in Consiglio provinciale in Trentino chiedono che la Giunta istituisca «una commissione terza, esterna all’Apss (Azienda provinciale per i servizi sanitari), che garantisca imparzialità», per chiarire le dinamiche che hanno portato alla dimissioni di Sara Pedri, la ginecologa di 31 anni originaria di Forlì che lavorava all’ospedale di Trento ed è scomparsa il 4 marzo scorso. L’auto della donna è stata trovata in Valle di Non, nei pressi del ponte sul torrente Noce. La procura di Trento ha aperto un fascicolo e attende i risultati dei riscontri fatti sul telefono della ginecologa, che è stato trovato nell’auto. Sono state condotte ricerche per oltre un mese, interrotte e poi riprese dopo le richieste della famiglia. Della donna nessuna traccia.
Soltanto ieri, come ha riferito il Corriere della Sera, una settantina di ostetriche della sala parto e del reparto di ostetricia dell’ospedale Santa Chiara di Trento hanno scritto una lettera al direttore sanitario dell’Apss per i servizi sanitari di Trento in cui chiedono di essere sentite. Non solo: sia la senatrice Donatella Conzatti (Italia Viva) che Roberta Venturella, dirigente medico presso l’unità operativa di Ginecologia e ostetricia dell’ospedale Ciaccio di Catanzaro e per cinque anni tutor diPedri, hanno chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di inviare gli ispettori ministeriali a Trento.
Il giorno prima della scomparsa, infatti, Pedri si era dimessa dall’ospedale. «Era da un pò che aveva questo peso, un forte stress dovuto al lavoro. Stava vivendo un periodo molto difficile ed era strano per lei, sempre così piena di vita, sempre a tremila», ha dichiarato il fidanzato Guglielmo. Parole che, assieme a quelle della sorella di Pedri, Emanuela, hanno acceso i riflettori sul reparto di ginecologia e ostetricia del Santa Chiara di Trento. Un reparto in cui, secondo quanto riferito da alcune professioniste che vi hanno lavorato ai giornali locali, il clima per il personale non sarebbe stato affatto facile, con presunte pressioni e umiliazioni. Negli ultimi dieci anni pare che in reparto ci sia stato un turnover molto elevato e 19 medici avrebbero lasciato, anche una ginecologa che era stata licenziata e aveva però vinto il ricorso.
Ombre pesanti - non necessariamente, è bene sottolinearlo, legate alla scomparsa di Sara - che hanno spinto l’Azienda sanitaria a precisare che dopo le «recenti affermazioni di alcuni organi di informazione, in cui si adombra una possibile relazione con una situazione di stress sul luogo di lavoro», è stata istituita una commissione coordinata dal direttore sanitario di Apss.
Nel frattempo il primario del reparto ha concordato un periodo di ferie: «Sarò contento quando potrò parlare, perchè non ritengo giusto ricevere certe accuse sul proprio gruppo di persone seguite da dieci anni: parlino pure anche i testimoni interni, ma io difendo il mio gruppo di lavoro e saranno loro a dare la loro versione dei fatti sul clima che davvero si respira», ha dichiarato al Corriere. Le minoranze in Consiglio provinciale chiedono però che la commissione sia esterna all’Azienda sanitaria ed i sindacati vogliono «un questionario anonimo ai dipendenti sul benessere lavorativo in tutti i reparti», che servirebbe a «dipanare dubbi e ulteriori elementi di sospetto che potessero avanzarsi a seguito dell’esplosione di questa vicenda». (ANSA).
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