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crisi: sale la tensione

«L'Ucraina è parte integrante della nostra storia e cultura: è stata creata da Lenin», Putin riconosce l'indipendenza del Donbass e manda le truppe russe "per assicurare la pace"

I punti salienti del discorso del leader russo in diretta tv - Ue pronta alle sanzioni, ma rischia di spaccarsi

 «L'Ucraina è parte integrante della nostra storia e cultura: è stata creata da Lenin», Putin riconosce l'indipendenza del Donbass

21 Febbraio 2022, 19:09

Il presidente russo Vladimir Putin, nel decreto con il quale ha riconosciuto le repubbliche separatiste di Lugansk e Donetsk, ha ordinato al ministero della Difesa russo di dispiegare forze armate «per assicurare la pace" nel Donbass, in seguito alla richiesta dei leader delle due entità filo-russe. Lo riferiscono le agenzie russe Tass e Interfax.

Le speranze di una soluzione diplomatica fiorite durante la notte sono svanite come un sogno alla luce del giorno. A dissiparle non tanto i colpi di artiglieria che sono ripresi nel Donbass, quanto il durissimo fuoco di sbarramento di dichiarazioni ostili che si è alzato da Mosca, culminato in serata con l’annuncio del presidente Vladimir Putin: la Russia ha deciso di riconoscere come indipendenti le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, dopo essersi annessa la penisola di Crimea otto anni fa. Al termine di un lungo e drammatico discorso televisivo alla nazione, il capo del Cremlino ha firmato il relativo decreto con al fianco i capi dei due 'Statì ribelli, scatenando la condanna di tutti i leader occidentali. Putin ha poi tenuto un discorso tv alla nazione in diretta tv.

Ecco alcune frasi significative del suo intervento: «L'Ucraina non è un Paese confinante, è parte integrante della nostra storia e cultura». «La situazione in Donbass è diventata critica».  «L'Ucraina è stata creata da Lenin, è stato il suo creatore e il suo architetto. Lenin aveva un interesse particolare anche per il Donbass". "In Ucraina le armi occidentali sono arrivate con un flusso continuo, ci sono esercitazioni militari regolari nell’ovest dell’Ucraina, l’obiettivo è colpire la Russia». «Le truppe della Nato stanno prendendo parte a queste esercitazioni, almeno 10 sono in corso, ed i contingenti Nato in Ucraina potrebbero crescere rapidamente», ha aggiunto Putin, aggiungendo che i «sistemi di comando delle truppe ucraine sono già integrati con la Nato e l’Alleanza ha iniziato a sfruttare il territorio ucraino» con infrastrutture missilistiche. «L'Ucraina ha sempre rifiutato di riconoscere i legami storici con la Russia e non c'è da meravigliarsi quindi per quest’ondata di nazismo e nazionalismo". «L'istallazione di missili balistici in Ucraina» equivale ad una «minaccia contro la Russia europea e gli Urali». Lo ha detto Vladimir Putin parlando alla nazione, aggiungendo che «i missili Tomahawk possono raggiungere Mosca in 35 minuti, i missili balistici in 7 minuti ed i missili ipersonici in 4». E questo da parte della Nato equivale a «mettere un coltello alla gola» alla Russia. "La Russia, dopo il disgregarsi dell’Unione Sovietica, ha aiutato l’Ucraina che aveva chiesto un sostegno materiale e noi l’abbiamo fatto, mandando aiuti umanitari, e altri benefici. La Russia ha concesso all’Ucraina dal 1991 250 miliardi di dollari. Ma ha anche coperto il debito ucraino. La Russia ha ripianato tutto il debito entro il 2017, ma l’Ucraina non ha rispettato i patti dando via alcune delle sue proprietà. Non ha ratificato gli accordi che c'erano. Noi siamo stati collaborativi nell’interesse di tutti, abbiamo continuato la nostra collaborazione bilaterale, che nel 2011 è andata oltre i 50 miliardi di dollari, ma sembra che le autorità ucraine abbiano agito in maniera unilaterale, solo prendendo e non dando" ha affermato Putin. 
"Ci hanno ricattato per le forniture energetiche, per aver una via preferenziale. L’Ucraina ha rifiutato di riconosce tutto il suo trascorso storico e tutte le generazioni di persone russofone che vivevano lì" ha aggiunto il presidente russo. "Hanno cercato di copiare altri modelli di nazioni nel tentativo di coprire la scelta pro occidente. Ma questo non per dare migliore vita ai cittadini, ma soltanto per poter arrivare ai propri obiettivi e assecondare le richieste dell’occidente e nascondere i miliardi di dollari che avevano sottratto alle industrie" afferma Putin. "Chiunque è salito al potere, una volta ricevuto quello che voleva, rendeva vane le promesse. Anzi, aumentava la corruzione, gli oligarchi mettevano la loro avidità davanti a tutto, dimenticando il popolo ucraino, badando solo ai loro interessi". Putin ha infine ricordato come la Nato aveva promesso che non si sarebbe spinta ad Est. 

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ed il presidente francese Emmanuel Macron si sono detti «delusi» dalla decisione di Vladimir Putin di riconoscere le repubbliche separatiste dell’Ucraina orientale. Lo ha reso noto il Cremlino.

L’Onu chiede di «astenersi» da «qualsiasi decisione unilaterale che mini l’integrità" dell’Ucraina. Lo ha detto il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric. 

«Il riconoscimento dei due territori separatisti in Ucraina è una lampante violazione del diritto internazionale, dell’integrità territoriale ucraina e degli accordi di Minsk. L’Ue e i suoi partner reagiranno con unità, fermezza e determinazione». Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio Ue Charles Michel.

«Noi crediamo che sia inaccettabile la scelta di Putin, una scelta da condannare, la deve condannare l'Italia e l’Ue, senza ambiguità. Chiediamo che il Parlamento venga convocato immediatamente, l’Italia deve esprimersi: è inaccettabile che l’uso della forza diventi la regola con cui si costruiscono gli Stati e i confini». Lo ha detto Enrico Letta concludendo la direzione del Pd, commentando la decisione del presidente russo Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste del Donbass. «L'Ue prenda le decisioni più forti. L’europa deve reagire con durezza».

Silenzio assoluto finora da Joe Biden e dall’amministrazione americana di fronte alla dichiarata intenzione di Vladimir Putin di riconoscere le due repubbliche separatiste del Donbass. Il commander in chief non ha eventi pubblici programmati per quella che negli Usa è una giornata di festa (Presidents day) nè ci sono stati aggiornamenti da parte della Casa Bianca. 

«E' un segnale molto oscuro». Così il premier britannico Boris Johnson ha definito il discorso del presidente russo Vladmir Putin in cui ha riconosciuto l'indipendenza delle repubbliche separatiste ucraine di Lugansk e Donetsk.

Ue pronta alle sanzioni: ma rischia di spaccarsi

L’ombra scura delle sanzioni, al termine di uno dei Consigli Affari Esteri più drammatici della storia recente, avvolge un’Unione Europea spiazzata dall’accelerazione di Mosca sul Donbass e costretta a misurare, con i fatti, l’unità sventolata finora in ogni consesso internazionale. A fine giornata, proprio mentre Vladimir Putin sta per annunciare il riconoscimento delle aree separatiste dell’Ucraina, è l’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera a suonare la carica. «In caso di riconoscimento proporrò il pacchetto di sanzioni che è pronto. La questione è assodata e finora l’accordo c'è stato», sono le parole di Josep Borrell. Tuttavia, c'è una procedura da rispettare, che prevede l'unanimità degli Stati membri al via libera alle misure. Misure drastiche sulle quali, finora, Paesi come Francia, Germania e Italia hanno sempre professato prudenza viste le possibile ritorsioni economiche per l’Europa.
La riunione dei titolari delle diplomazie europee si apre con il netto appello del ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba. «E' l’ora delle decisioni, non dei messaggi politici. Ci sono tutte le ragioni per imporre una parte delle sanzioni già ora», sono le parole con cui Kiev tenta di scuotere l’Europa. Ma l'Ue, ancora una volta, nel corso della ministeriale prende tempo. Bloccata dal sotterraneo dissenso che divide i Paesi membri sul quando e sul come mettere in campo il pacchetto di misure. E’ il 'trigger', ovvero il grilletto che farebbe scattare le sanzioni, a rappresentare una sorta di nodo gordiano, per Bruxelles. Con i Paesi baltici a guidare l’ala dei falchi laddove le grandi capitali, da Parigi a Roma, propenderebbero per una proporzionalità delle misure. «Dobbiamo evitare una guerra che avrebbe effetti devastanti sull'Europa, la parola d’ordine è il dialogo», spiega il titolare della Farnesina Luigi Di Maio.
Ad un certo punto, però, la giornata cambia. Sul terreno la crisi corre lasciando spiazzata l’Unione. «Abbiamo assistito con crescente preoccupazione alla riunione di Putin con il Consiglio di sicurezza della Russia», ammette Borrell in una conferenza stampa nella quale l’Alto Rappresentante sottolinea di «attendersi che Putin non riconosca le regioni separatiste», salvo essere smentito una manciata di minuti dopo. «Lo apprendo da voi, grazie di avermi informato, ora lasciatemi lavorare», risponde Borrell ai cronisti che, una volta terminata la conferenza stampa, gli comunicano che il Cremlino ha appena annunciato il riconoscimento del Donbass..
Poco prima l’Alto Rappresentante aveva dato qualche indizio sulle prossime mosse di Bruxelles. Un nuovo Consiglio Affari Esteri potrebbe essere convocato nei prossimi giorni e potrebbe avere luogo a Kiev. Borrell, a quel punto, proporrà ufficialmente il pacchetto di sanzioni perchè per Bruxelles il riconoscimento del Donbass rappresenta di per sè un 'trigger'. Per evitare una clamorosa spaccatura i Paesi Ue potrebbero optare per un’attuazione proporzionale delle misure. «Le sanzioni possono essere applicate a seconda del livello di aggressione», spiega non a caso Borrell. E il riconoscimento del Donbass probabilmente non sarà considerato al pari di un attacco 'boots on the ground’da parte di Mosca all’Ucraina. Anche perchè, osserva una fonte europea, a Bruxelles c'è chi pensa che la perdita del Donbass potrebbe essere la conseguenza minore della crisi ucraina. Minore, certamente, dello spettro di una crisi energetica dai risvolti imprevedibili.

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