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IL CASO

Violenza domestica, la Corte Strasburgo condanna l'Italia per il caso del bimbo ucciso dal padre

"Procuratori passivi"

Violenza domestica, Corte Strasburgo condanna l'Italia

di Samantha Agrò

07 Aprile 2022, 11:14


 Lo Stato non ha protetto come avrebbe dovuto e potuto Annalisa Landi e i suoi figli dalla violenza dell’uomo a cui erano legati affettivamente. La mancanza di azioni immediate ha finito per costare la vita al piccolo Michele che aveva appena compiuto un anno, e ha condotto al ferimento di sua madre e di sua sorella testimoni della tragedia. Lo ha stabilito la Corte di Strasburgo che ha condannato l’Italia per la violazione del diritto alla vita del piccolo e della donna, puntando il dito soprattutto in direzione della magistratura «rimasta passiva di fronte ai gravi rischi che correva Annalisa». Questa passività, afferma la Corte di Strasburgo, ha permesso all’uomo di continuare a minacciare e aggredire la sua compagna senza alcun ostacolo e in tutta impunità. o Stato dovrà versare alla donna 32mila euro per danni morali.
I fatti su cui la Corte si è pronunciata risalgono al settembre 2018, quando a Scarperia, un comune in provincia di Firenze, il compagno della donna, incollerito per il pianto del piccolo Michele e una telefonata ricevuta da Annalisa, afferra un coltello e si lancia sulla donna che si è rifugiata sul balcone con i figli. Dopo aver gettato la figlia contro un muro accoltella Annalisa e in seguito il figlio, che morirà per le ferite inferte.
Secondo la Corte di Strasburgo la tragedia poteva essere evitata se la magistratura, mettendo in atto tutte le misure previste dalla legge italiana, avesse agito immediatamente. I togati di Strasburgo sono infatti giunti alla conclusione che le autorità avevano sufficienti elementi per intervenire, e che dovevano sapere o avrebbero dovuto sapere che il rischio che correvano Annalisa e i suoi figli era reale e imminente. Dal fascicolo della Corte di Strasburgo risulta che la donna era stata già aggredita altre 3 volte, nel novembre del 2015, nel settembre 2017 e nel febbraio 2018. In questo arco di tempo Annalisa aveva sporto denuncia contro il compagno, e i carabinieri avevano sollecitato l’intervento del giudice, ma nulla si era mosso. Questa è la seconda volta che l’Italia è condannata per non essere intervenuta prontamente per prevenire una tragedia familiare. «La condanna della Corte di Strasburgo deve suonare come un monito ed essere un incentivo a migliorare, con urgenza», ha affermato la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione Femminicidio. «Molto è stato fatto sul fronte legislativo, ma ci aspetta molto lavoro e questa sentenza deve spronare tutte le istituzioni italiane, tutti noi, a fare di più per combattere una piaga drammatica e strutturale quale la violenza contro le donne e il femminicidio, che coinvolge anche i minori», ha aggiunto la senatrice. Per la Rete Nazionale-D.i.Re-Donne in Rete contro la violenza «ancora una volta la Corte Edu rileva l’inadeguatezza dello Stato italiano nel tutelare le donne, che denunciano la violenza domestica, e i loro figli». 

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