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“Il dissesto del sistema sanitario emiliano-romagnolo travolge il bilancio regionale, tanto che una fetta della manovra 2023, pari a 85 milioni, è già stata ipotecata per coprire parte del deficit 2022”. È la spietata analisi dei conti della sanità regionale illustrata in conferenza stampa dagli esponenti del Gruppo Lega dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, appena prima che inizi la discussione in aula per l’approvazione della manovra finanziaria regionale.
Il Capogruppo e commissario Lega Emilia Matteo Rancan non ha peraltro mancato di chiedere le dimissioni dell’Assessore alla sanità Raffaela Donini a motivo che “i numeri la dicono lunga sul fallimento della sua politica. Ragioni di opportunità lo dovrebbero indurre a fare un passo indietro”.
“La previsione finanziaria certificata della sanità regionale nel 2022 in deficit di 837 milioni inevitabilmente si ripercuote sul bilancio regionale di previsione triennale 2023-2025. Infatti, i capitoli di spesa relativi al c.d. “perimetro sanitario” incidono sugli impegni di spesa corrente in misura variabile tra l’84 e l’86%”. Hanno dichiarato gli esponenti leghisti parmigiani, il Vicepresidente dell’Assemblea legislativa Fabio Rainieri e Emiliano Occhi facendo loro le osservazioni dapprima esposte dai loro colleghi Michele Facci, relatore di minoranza sulla manovra regionale e Daniele Marchetti, Vicepresidente della commissione assembleare politiche per la salute e politiche sociali.
“Anche togliendo i 240 milioni stimati per i costi aggiuntivi di elettricità e gas, è evidente che la spesa sanitaria regionale è fuori controllo – hanno proseguito Rainieri e Occhi – C’è un deficit strutturale per il quale non è ancora dato conoscere quale sia la soluzione. E il problema non è certo la spesa per il personale che anzi è prevista in diminuzione di circa 40 milioni. La cosa grave è che a fronte di questo aumento costi e di una spesa fuori controllo i servizi non sono migliorati. Lo dimostrano le difficoltà dei pronto soccorso, della medicina territoriale e di prossimità, oltre che i tempi lunghi delle liste d’attesa che sarebbero ancora più drammatici senza il ricorso al privato convenzionato”.
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