malori e covid
Caldo estremo, una cappa di umidità che non lascia scampo, servizi igienici insufficienti e perfino un focolaio di Covid: il World Jamboree, la grande festa mondiale degli scout organizzata ogni quattro anni in angoli diversi del pianeta, ha invaso stavolta la Corea del Sud, trasformandosi però poco a poco in un inferno per i 43.000 partecipanti provenienti da 158 Paesi.
Quattromila britannici e 1.500 americani sono già tornati a casa anzitempo e su Seul è caduta una pioggia di critiche, tenuto conto, tra l’altro, che ci sono stati 4 anni per preparare l’evento, la cui sede viene annunciata di rito al termine dell’edizione precedente. Certo, nessuno poteva prevedere che l’estate 2023 sarebbe stata tra le più torride del secolo, ma la Corea del Sud sta comunque facendo il possibile per salvare la propria immagine. Medici e infermieri militari sono stati mandati dal governo nell’enorme accampamento a Saemangeum, vicino a Buan, nella provincia di Jeolla, nel nord del Paese. Ma i media locali hanno definito la vicenda una «vergogna nazionale» segnalando le pessime condizioni del campeggio, con servizi igienici rudimentali e molti insetti. Il raduno potrebbe addirittura concludersi prima del previsto 12 agosto.
Secondo le autorità locali e gli organizzatori, circa 700 partecipanti hanno già sofferto di colpi di calore o altri disturbi legati alle temperature estreme, comprese tra 35 e i 38 gradi. Per oltre 100 ragazzi si è reso necessario un ricovero in ospedale. Ed è di ieri la notizia diffusa dalle autorità regionali di 70 partecipanti che avrebbero contratto il Covid.
I 1.200 scout italiani presenti al raduno, come quelli di molte altre nazionalità, sono rimasti a godersi il buono dell’incontro internazionale. La Farnesina ha sottolineato che, «tramite l’Ambasciata d’Italia a Seul e in raccordo con le autorità locali, segue da vicino la condizione dei connazionali», che al momento non si ravvisano particolari problemi e che «la situazione sanitaria, logistica e organizzativa appare sotto controllo». Anche il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha assicurato «la piena attenzione» ai giovani italiani, definendo il raduno «una grande manifestazione del movimento scout mondiale che vogliamo prosegua senza ulteriori criticità». Il ministro ha inoltre garantito che «i connazionali possono contare sulla nostra Ambasciata a Seul che ha visitato più volte il campo italiano e che mantiene una costante linea di comunicazione con il contingente nazionale e con la Task Force appositamente istituita presso il ministero degli Esteri sudcoreano».
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