MILANO
(ANSA) - MILANO, 24 SET - Alessia Pifferi era "pienamente" capace di intendere e volere quando lasciò morire di stenti la figlia di 18 mesi, abbandonandola a casa da sola per sei giorni nel luglio del 2022. È quanto hanno ribadito in aula i periti nominati dalla Corte d'Assise d'appello di Milano, che sono stati chiamati a testimoniare nel processo di secondo grado a carico della donna. Lo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, la neuropsicologa Nadia Bolognini e il neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni hanno parlato di un "disturbo del neurosviluppo con residua fragilità cognitiva" e "immaturità affettiva". Ma in base a quanto emerso nel corso dei tre colloqui svolti in carcere con Pifferi, oltre che dalla documentazione acquisita e dai risultati del test, "non abbiamo ritenuto che tali disturbi avessero significativa incidenza su capacità di intendere e volere". Il neuropsichiatra infantile Benzoni ha poi osservato in particolare che se la Alessia bambina "fosse stata esaminata oggi, ci poteva essere ipotesi che fosse affetta da un disturbo del neurosviluppo con disabilità intellettiva di grado lieve". Tuttavia si tratta solo di un'ipotesi in quanto "non abbiamo tutta la documentazione necessaria". (ANSA).
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