MILANO
(ANSA) - MILANO, 25 NOV - Sarebbe costituita da una settantina di "prestanome" la rete di venditori di prodotti cinesi che sarebbero stati movimentati da Amazon negli ultimi mesi e su cui non sono stati pagati Iva o dazi doganali nell'importazione. E' uno dei dettagli che emerge dall'inchiesta della Gdf di Monza, coordinata dal pm Elio Ramondini e che ipotizza il reato di "contrabbando per omessa dichiarazione". Indagine che presto porterà all'iscrizione di uno o più responsabili del settore movimentazione del colosso dell'e-commerce e della stessa società per la legge sulla responsabilità amministrativa degli enti. Ieri, oltre al sequestro di circa 5mila prodotti (ne sono stati sequestrati mezzo milione in totale negli ultimi mesi), le Fiamme Gialle hanno effettuato perquisizioni nella sede milanese della filiale italiana della multinazionale. Attività che è andata avanti anche oggi, con gli investigatori che hanno acquisito contratti e organigramma societario proprio per individuare i responsabili dell'azienda che sarebbero stati consapevoli, per l'accusa, della provenienza "extraeuropea" dei prodotti cinesi venduti dalle società "schermo" senza pagare i dazi per le importazioni e poi movimentati dalla piattaforma della logistica. Tutte merci anche da pochi euro, tra 1 e 5 euro, sui quali non sarebbero state versate le imposte dovute all'erario. Intanto, va verso la chiusura l'indagine principale su una presunta maxi evasione fiscale da oltre 1,2 miliardi di euro che vede indagata Amazon e tre manager. Inchiesta da cui è scaturito il secondo filone. Ed è attesa entro dicembre anche l'eventuale definizione del fronte amministrativo-tributario con l'Agenzia delle Entrate. Amazon potrebbe chiuderlo versando circa 600 milioni di euro. (ANSA).
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