Egregio direttore,
finalmente i ragazzi e le ragazze delle superiori tornano in classe... e tutti in presenza! Ne siamo davvero lieti, dopo tanti mesi a singulto tra chiusure, lezioni in pigiama, strategiche disconnessioni e didattica digitale integrata.
Per arrivare puntuali alla campanella, però, ai ragazzi di provincia servono i mezzi pubblici, e noi genitori - oltre alla spesa di centinaia di euro per il materiale scolastico e i libri di testo - dobbiamo mettere in conto, ogni anno a settembre, un esborso considerevole per l’abbonamento annuale alla Tep.
Per i residenti di Sissa - frazione ubicata a poco più di 20 km da Parma nel Comune di Sissa-Trecasali - la spesa supera i quattrocento euro.
Lei mi dirà che, data l’importanza e la durata del servizio, la cifra è accettabile, e io le darei anche ragione, se non fosse che, nella via del grazioso paesello in cui risiedo, il servizio è così strutturato: un’unica corriera passa al mattino, attorno alle 6,45, per arrivare in tempo entro le 8 a scuola. Per il ritorno, l’unica corriera delle 13,30 (già attiva dall’era pre-Covid) è stata raddoppiata, ma, come lei comprenderà, nessun ragazzo si arrischia a non salire sul primo mezzo che arriva alla fermata, non avendo certezza che il bis (previsto per lo stesso identico orario) non sia già passato.
L’unica alternativa praticabile (anche in questi ultimi due anni, in cui le scuole hanno dovuto attivare orari di lezione molto flessibili e differenziati per evitare assembramenti!) è un autobus urbano che si può sperare di prendere dopo aver percorso a rotta di collo l’intera via che porta alla fermata, per arrivare - indovini un po’ - non nel proprio paese, ma in un’altra frazione del Comune (cioè a Trecasali), dove poi qualche anima pia, rigorosamente automunita, dovrà recarsi per recuperare lo studente in questione e percorrere gli ultimi chilometri fino all’agognata meta.
Oggi, 13 settembre, primo giorno di scuola, mia figlia è uscita alle 12,25 circa ed è corsa alla fermata del suddetto autobus, non riuscendo però a salire per eccessivo affollamento. A quel punto ha ripercorso la strada a ritroso ed è stata ad attendere, per quarantacinque minuti buoni, la corriera di linea prevista per le 13,30. Attorno alle 13,40 sale finalmente a bordo del bis (l’unico mezzo che ha visto passare), ma, giunta in quel di Sissa, un autista distratto salta a piè pari tutte le fermate previste, scaricando lei e alcuni altri compaesani a distanza di due chilometri da casa. Strada che, ça va sans dire, hanno dovuto coprire a piedi, zaino in spalla.
Se il buon anno scolastico si vede dal primo giorno, chiedo se gli studenti di Sissa (e immagino di tanti altri paesini della provincia) debbano considerarsi «figli di una corriera minore» o se non sia il caso di cominciare a valutare, nell’organizzazione dei trasporti, che gli orari delle scuole hanno subito delle trasformazioni a seguito della pandemia; e inoltre che non tutti a casa hanno qualcuno sempre pronto ad accorrere, a chiamata, chiavi dell’auto in mano, a recuperare i figli alle varie fermate del territorio, compensando con i propri mezzi dei disservizi che sono stati già pagati come servizi e che dovrebbero essere, pur nella loro essenzialità, garantiti a tutti.
Lorena Carrara
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