lettere al direttore
Egregio direttore,
Ukraina. E’ forse un’opinione che questa tragica guerra coinvolge quantomeno tutta l’Europa? Qual è il punto di caduta dell’ aggressione russa che farà dire ai decisori atlantici che è giunta l’ora di contrattaccare? Intanto la distruzione di una nazione va avanti, cresce il numero dei morti, cresce l’odio. Questo si diffonde al di là dei confini, al di sopra delle censure, dentro i talkshow. E l’odio è il subdolo veleno del Male.
Nell’Unione Europea si discute come farla progredire definendo «un interesse europeo prevalente rispetto a quelli nazionali... interesse che i capi di stato e di governo declinano nei suoi tre aspetti principali: rafforzamento della difesa e sicurezza comuni, più indipendenza e resilienza energetica, più crescita e autonomia industriale e tecnologica» come spiega G. Massolo su Repubblica. Compito enorme, ma a me sembra mancare di un presupposto, chiamiamolo così, ideale. Di un legante che, al di là delle differenti lingue e storie più che bimillenarie, ci faccia comprendere il significato profondo di questo interesse comune. I popoli dell’Europa hanno una lunga storia, con varie esperienze imperiali con le loro glorie e tragedie.
Oggi vantiamo di vivere in una condizione avanzatissima di democrazia e di libertà. In realtà di questa ci accorgiamo quando di colpo appare essere a grandissimo rischio. Torno ad una domanda iniziale per chiedermi: come concepiamo il nostro contrattacco all’aggressione russa che per ora si rivolge all’Ukraina? Quale può essere l’alternativa all’impiego delle armi letali più potenti possedute se non una vera e propria strategia di pace?
Occorre innanzitutto che le classi dirigenti, a partire da quella impegnata nell’attività educativa e passando da quella dedita alla produzione per giungere a quella politica, sentano profondamente che l’Europa ha la forza culturale, etica e morale per costruire una strategia di pace e per metterla in movimento sapendo che non si può affermare con la forza delle armi, ma tanto meno con l’arrendersi di fronte alla forza delle armi. Spesso si sente affermare che un fondamento importantissimo della cultura europea sta nel pensiero giudaico-cristiano. Cinquecento anni fa Erasmo scrisse «Il Lamento della Pace».
Oggi guida la Chiesa cattolica Papa Francesco, una grande voce profetica che parla ai potenti per far sentir loro il bisogno di pace invocata soprattutto dai miliardi di poveri di sapere, di salute, del minimo vitale per i quali le parole democrazia e libertà non hanno forse mai avuto alcun senso. Noi europei, già da più di due generazioni, stiamo sperimentando che democrazia e libertà vivono e crescono soltanto in una situazione di pace. Nel Vangelo della prima domenica del mese Luca ci parla delle tentazioni cui viene sottoposto Gesù nel deserto.
Una delle tentazioni è di perenne attualità. «Il diavolo condusse Gesù in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Ecco il Potere di dominio che vuole essere adorato per possedere i regni della terra. Si dice che l’aspirazione suprema di Putin sia la ricostruzione della Grande Russia in un solo Impero, con una sola lingua, con una sola religione. E il patriarca ortodosso Kirill si è prostrato davanti a Putin che a sua volta si è prostrato davanti al Male per il Potere.
Franco Tegoni
Egregio direttore,
Ukraina. E’ forse un’opinione che questa tragica guerra coinvolge quantomeno tutta l’Europa? Qual è il punto di caduta dell’ aggressione russa che farà dire ai decisori atlantici che è giunta l’ora di contrattaccare? Intanto la distruzione di una nazione va avanti, cresce il numero dei morti, cresce l’odio. Questo si diffonde al di là dei confini, al di sopra delle censure, dentro i talkshow. E l’odio è il subdolo veleno del Male.
Nell’Unione Europea si discute come farla progredire definendo «un interesse europeo prevalente rispetto a quelli nazionali... interesse che i capi di stato e di governo declinano nei suoi tre aspetti principali: rafforzamento della difesa e sicurezza comuni, più indipendenza e resilienza energetica, più crescita e autonomia industriale e tecnologica» come spiega G. Massolo su Repubblica. Compito enorme, ma a me sembra mancare di un presupposto, chiamiamolo così, ideale. Di un legante che, al di là delle differenti lingue e storie più che bimillenarie, ci faccia comprendere il significato profondo di questo interesse comune. I popoli dell’Europa hanno una lunga storia, con varie esperienze imperiali con le loro glorie e tragedie.
Oggi vantiamo di vivere in una condizione avanzatissima di democrazia e di libertà. In realtà di questa ci accorgiamo quando di colpo appare essere a grandissimo rischio. Torno ad una domanda iniziale per chiedermi: come concepiamo il nostro contrattacco all’aggressione russa che per ora si rivolge all’Ukraina? Quale può essere l’alternativa all’impiego delle armi letali più potenti possedute se non una vera e propria strategia di pace?
Occorre innanzitutto che le classi dirigenti, a partire da quella impegnata nell’attività educativa e passando da quella dedita alla produzione per giungere a quella politica, sentano profondamente che l’Europa ha la forza culturale, etica e morale per costruire una strategia di pace e per metterla in movimento sapendo che non si può affermare con la forza delle armi, ma tanto meno con l’arrendersi di fronte alla forza delle armi. Spesso si sente affermare che un fondamento importantissimo della cultura europea sta nel pensiero giudaico-cristiano. Cinquecento anni fa Erasmo scrisse «Il Lamento della Pace».
Oggi guida la Chiesa cattolica Papa Francesco, una grande voce profetica che parla ai potenti per far sentir loro il bisogno di pace invocata soprattutto dai miliardi di poveri di sapere, di salute, del minimo vitale per i quali le parole democrazia e libertà non hanno forse mai avuto alcun senso. Noi europei, già da più di due generazioni, stiamo sperimentando che democrazia e libertà vivono e crescono soltanto in una situazione di pace. Nel Vangelo della prima domenica del mese Luca ci parla delle tentazioni cui viene sottoposto Gesù nel deserto.
Una delle tentazioni è di perenne attualità. «Il diavolo condusse Gesù in alto e, mostrandogli in un istante tutti i regni della terra, gli disse: Ti darò tutta questa potenza e la gloria di questi regni, perché è stata messa nelle mie mani e io la do a chi voglio. Se ti prostri dinanzi a me, tutto sarà tuo».
Ecco il Potere di dominio che vuole essere adorato per possedere i regni della terra. Si dice che l’aspirazione suprema di Putin sia la ricostruzione della Grande Russia in un solo Impero, con una sola lingua, con una sola religione. E il patriarca ortodosso Kirill si è prostrato davanti a Putin che a sua volta si è prostrato davanti al Male per il Potere.
Franco Tegoni
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