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LETTERA AL DIRETTORE

Alluvione in Romagna

di Giuseppe Guardoli

25 Maggio 2023, 09:56

Egregio direttore
i terreni della pianura padana sono definiti «alluvionali» in conseguenza di come si sono formati nel tempo. La pianura Padana in origine era un vasto bacino che nel corso dei secoli si è riempito grazie ai sedimenti provenienti dai fiumi e torrenti delle Alpi e degli Appennini. Fino a tempi relativamente recenti nelle parti alte dei corsi d'acqua gli argini si formavano naturalmente a causa della velocità della corrente che erodeva le sponde, mentre nelle parti basse l'acqua si disperdeva e ristagnava formando aree paludose.

Le palafitte ritrovate a Parma nell'ottocento ed esposte in museo in Pilotta testimoniano la situazione di quei tempi. Con il passare dei secoli e l'aumentare dei sedimenti portati dai fiumi, il terreno emerso si estese fino al centro della pianura dove oggi scorre il grande collettore che è il fiume Po. In tempi più recenti, l'azione dell'uomo (prima i Romani, poi i monaci e infine le più recenti istituzioni) ha creato canali di drenaggio e regimentato i corsi d'acqua con importanti argini di contenimento delle aree golenali creando una estesa rete di invasi che, nella parte occidentale della pianura (Emilia) confluiscono in un unico grande bacino costituito dal fiume Po. Nella parte più orientale della pianura padana (Romagna) a differenza di quella occidentale non è vi un unico collettore ma i singoli fiumi e torrenti che sfociano direttamente in Adriatico.

E' comunque evidente che in caso di eventi meteorici eccezionali tutti gli argini dei vari invasi e in particolare quello del Po debbono essere adeguati in tali situazioni non solo a contenere e quindi evitare la tracimazione delle acque ma anche a resistere alla maggiore spinta dell'acqua. E' veramente assurdo che degli argini debbano rompersi a causa delle tane di animali come purtroppo succede. Dopo i recenti avvenimenti in Romagna si è insistito a rilevare l'eccezionalità degli eventi meteorici conseguenti ai mutamenti climatici senza ricordare che anche in epoche passate accadevano tali eventi; basta ricordare che nel 1868 la Parma Voladora causò centinaia di vittime nell'oltre torrente e che l'alluvione del 1951 del Po è ricordata come una delle piu devastanti.

Eventi accaduti in periodi in cui l'attività produttiva mondiale di energia da fonti fossili era sicuramente trascurabile rispetto a quella odierna avendo Cina, India e altri popolose nazioni a quei tempi attività industriali trascurabili. Ammettendo tuttavia che sia necessario ridurre l'effetto serra con l'uso di energia da fonti rinnovabili e sperando che ottenuto ciò non accadano più eventi eccezionali, è evidente che tale obbiettivo sarà ottenuto in tempi certamente non brevi, stimabili in diversi decenni. E allora nel frattempo che cosa si deve fare? Convertiamo subito tutti i nostri sistemi di produzione di energia e di utilizzo (riscaldamento, autotrazione, manifattura, ecc...) creando sicuramente molte situazioni di lacrime e sangue? Io ritengo più opportuno, nel breve, intervenire prontamente sulle infrastutture non adeguate e crearne delle nuove, i mezzi e le tecnologie attuali non mancano, manca solo al volontà.

Per le caratteristiche della Pianura padana come sopradescritto è quindi indispensabile creare nuove e più adeguate casse di espansione, creare dighe e invasi da cui e possibile ricavare energia e acqua per irrigare, alzare e rafforzare gli argini inadeguati, tenere sgombri gli alvei dei corsi d'acqua per evitare che in caso di piena alberi sradicati e materiale vario presente nei terreni golenali ostruiscano le arcate dei ponti come purtroppo accaduto recentemente col Baganza. Ricordo che subito dopo l'alluvione del 1951 sono stati fatti numerosi interventi sugli argini con il risultato che da allora nonostante le numerose piene del fiume non è più accaduto niente di significativamente grave. Da allora poco o niente si è fatto e purtroppo dolorose conseguenze si sono viste in troppe occasioni.

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