Lettere al Direttore
Signor direttore,
ho letto l'«In Corsivo» sul discusso spot pubblicitario che gioca (si fa per dire) sulla sostituzione di particole con patatine. Non vorrei scandalizzare nessuno, ma questa idea, ancorché di dubbio gusto, circolava già ai miei tempi (ho 68 anni) e non mi stupirei se scoprissi che l'autore dello spot non è affatto di primo pelo - anche perché, tra le più giovani generazioni, molti una particola del rito cristiano non sanno neanche come è fatta. Detto questo, mi permetta due osservazioni.
1) Per essere veramente blasfemo (a rigore di etimologia) un pensiero o un gesto deve essere chiaramente mirato contro la divinità. Nel contemporaneo uso «disinvolto» di immagini che afferiscono alla sfera dei riti cristiani, faccio fatica a vedere questa intenzionalità per due motivi: o perché... mancano le basi, manca una seppur minima consapevolezza del sacro e della divinità - quindi, mancando la comprensione del «target», il gesto si svuota da sé - o perché sono gli stessi autori ad arrampicarsi sugli specchi per spiegare che non volevano essere offensivi ecc. ecc. (Dichiarazioni a fine di marketing, si dirà, ma tant'è.) Semmai è indice di scarsa sensibilità nei confronti di un ampio numero di spettatori.
2) Passo alla seconda considerazione. Sempre l'«In Corsivo» mi ha fatto venire in mente la storia di San Genesio, protettore degli attori, mandato a morte da Diocleziano. Genesio era un mimo e si convertì proprio mentre si stava esibendo in uno spettacolo che aveva come fine dileggiare i sacramenti dei cristiani. Niente di nuovo sotto il sole, dunque, compreso il fatto che le vie di Dio rimangono infinite e «quanto il cielo sovrasta la terra», superano l'umana insipienza.
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