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Uccide l'uomo che investì la moglie: "Non ha mai chiesto scusa, non era pentito"

02 Febbraio 2017, 12:16

A distanza di mesi Fabio Di Lello ha ucciso il ragazzo che aveva investito e ucciso la moglie Roberta Smargiassi, per poi lasciare la pistola sulla sua tomba e costituirsi: è successo a Vasto, provincia di Chieti. L'uomo ucciso, Italo D'Elisa, era accusato di omicidio stradale. 
L’inchiesta è condotta dal pm Gabriella De Lucia. Gli avvocati sono in attesa delle decisioni della Procura, per conoscere il capo di imputazione, la data e il luogo dove sarà tenuto l’interrogatorio di garanzia. Il magistrato dovrà consegnare in giornata l’incarico dell’autopsia a Pietro Falco, responsabile di medicina legale dell’Asl Lanciano Vasto Chieti. 

SEQUESTRATA UNA PISTOLA CALIBRO 9. Il 34enne Fabio Di Lello è stato fermato nei pressi della tomba della moglie nel cimitero di Vasto. Sono stati i carabinieri a bloccarlo dopo aver ricevuto una telefonata al 112 che segnalava una persona aggirarsi in stato confusionale tra le cappelle gentilizie e i loculi. Di Lello aveva poggiato sulla lapide della moglie una pistola calibro 9, regolarmente detenuta, contenuta in una busta di plastica trasparente. L’uomo si è consegnato senza opporre resistenza al luogotenente Antonio Castrignanò, comandante della Stazione dei carabinieri di Vasto, al quale avrebbe confessato di essere stato lui a sparare a D’Elisa.
I colpi esplosi dalla semiautomatica sarebbero tre, due all’addome, uno al collo; sarà comunque l’autopsia a chiarire ogni aspetto ai fini giudiziari.
«E' un fatto di cronaca che scuote le coscienze - dichiara all'agenzia Ansa il maggiore Giancarlo Vitiello, comandante della Compagna dei Carabinieri di Vasto - e fa riflettere su ciò che è accaduto. Un epilogo tragico che sconvolge tutta la città».

L'AVVOCATO: "D'ELISA NON ERA PENTITO". «Italo D’Elisa, dopo aver ucciso Roberta, nell’incidente, non ha mai chiesto scusa, non ha mostrato segni di pentimento. Anzi, era strafottente con la moto. Dava fastidio al marito di Roberta. Quando lo incontrava, accelerava sotto i suoi occhi». Così, intervistato da Radio Capital, l’avvocato Giovanni Cerella, già legale di parte civile per il procedimento che riguardava l’incidente in cui aveva perso la vita la donna, ora difensore del marito, Fabio Di Lello, che ha sparato a D’Elisa. «D’Elisa - dice l’avvocato - tre mesi dopo l’incidente aveva ottenuto il permesso per poter tornare a guidare la moto, perché gli serviva per andare a lavorare». «Fabio era sotto shock, era depresso per la perdita della moglie, andava molto spesso al cimitero - spiega ancora il legale - pensava giustizia non fosse stata fatta ma incontrandolo non ho mai avuto l’impressione che stesse ipotizzando una vendetta. Sono rimasto sbalordito quando ho saputo. Lui non aveva dimestichezza con le armi». Infine, sulla tesi difensiva di D’Elisa secondo la quale al momento dell’incidente Roberta Smargiassi avrebbe indossato male il casco Cerella dice: «C'è una perizia che ha fatto piena luce sulle responsabilità». 

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