Il test
Nella geografia dell’automotive che sta ridisegnando i propri confini con sconcertante rapidità va registrata un’altra new entry. Anzi due. Perché Omoda e Jaecoo sono due brand che vanno a braccetto. Provenienza? Cina, ovviamente. Ma attenzione: se state già facendo la facile equazione Cina>auto elettrica siete fuori strada. Omoda e Jaecoo hanno alle spalle un colosso del calibro di Chery International (si è appena aggiudicata per il secondo anno consecutivo il titolo di Casa cinese più affidabile da JD Power) in grado di tirare fuori dal cilindro conigli di ogni tipo. E adesso che ha intrapreso l’offensiva «in Europe, for Europe» i costruttori europei faranno bene a prestare attenzione.
Prendiamo Omoda 5, il primo modello lanciato sul nostro mercato: sotto i 30mila euro ecco un Suv di segmento C (4 metri e 40) che sa di crossover, ha contenuti da ammiraglia e un rassicurante quattro cilindri benzina sotto il cofano anziché le batterie. Dai sedili ventilati e riscaldati al cambio doppia frizione, dal doppio schermo touch da 12”3 a ben 19 Adas a disposizione, dalla ricarica wireless dello smartphone ai fari full led, non manca davvero nulla. Difficile fare meglio a questo prezzo (27.900, duemila in più per la «premium» con tetto apribile, telecamera posteriore, portellone elettrico, impianto audio Sony e clima bizona).
L’elettrico, a dire il vero, c’è, tanto che arriverà sul entro fine anno anche Omoda 5 con la spina, ma Chery ha capito che al momento non c’è la corsa all'elettrico alle nostre latitudini per cui si posiziona con un approccio realistico. Può farlo perché ha le spalle grosse, quindi può destinare a ogni mercato i prodotti più richiesti, ammortizzando i costi in una produzione che sfiora gli 1,9 milioni di veicoli l’anno.
Vediamo più da vicino Omoda 5, allora, hatchback dal design audace fin dal frontale con generosissima calandra e fari scomposti in due parti; il posteriore è dominato dallo spoiler dove va a chiudersi salendo la linea di cintura che riassume una fiancata molto dinamica. Dentro c'è molto spazio (passo di 2 metri e 63) e grande comodità sia davanti che dietro. La qualità dei materiali e degli assemblaggi è molto alta, sicuramente lontana dall'idea di «cinese» che molti conservano. Dominano la plancia due schermi da 12”3 zeppi di informazioni che dialogano con Apple e Android: è lo smartphone a comandare le operazioni. Funziona bene, ma è migliorabile: occorre sempre uscire dall'applicazione per accedere ad altri menù.
Al volante di Omoda 5 si apprezzano il silenzio di marcia, la prontezza del 1.6 con 147 Cv, l'ottimo lavoro delle sospensioni (McPherson all'anteriore, Multilink al posteriore) e la frenata decisa.
La garanzia «bumper to bumper» di 7 anni o 100mila km è una bella polizza sul futuro, così come il servizio assistenza 7/24 e la garanzia su ricambi e km illimitati che è di 3 anni anziché i canonici 2. La rete di vendita si sta costruendo giorno dopo giorno: sono già 40 i dealer in Italia (ognuno con un angolo dedicato dall'identità molto forte), altri 23 sono in arrivo e per il 2025 saranno più di cento, presto anche in Emilia. Per chi si decide entro il 30 settembre grazie a CA Auto Bank la «premium» è a 27.900 euro e il tasso (ma le due offerte sono svincolate) è del 4,95%.
Secondo noi
CI PIACE
Design deciso, alta qualità degli interni, livello di dotazione da classe superiore, prezzo molto competitivo, ottimo comportamento su strada, precisione dello sterzo, potenza della frenata
NON PIACE
Il dialogo con l'infotainment non è sempre lineare, la funzione Sport (l'audio replica un bolide) è francamente inutile, le emissioni di Co2 (158 g/km) sono un po' alte
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