Prova su strada
Perché dovrei comprare Dacia Bigster, anziché una più compatta e collaudata Dacia Duster? Per quattro ragioni almeno. 4 come i centimetri che separano l’interasse di «Big Duster» (270 cm) da Duster «regular size»: già, dei 23 cm aggiuntivi (totale: 4 metri e 57), circa il 15% vanno a beneficio del comfort degli ospiti posteriori, ai quali sono dedicate anche le bocche di ventilazione del clima bi-zona (tranne che su Essential).
Gioca a favore di Bigster, infatti, anche l’equipaggiamento: su Expression, la più gettonata, in più hai regolazione lombare sedile guida, freno di stazionamento elettrico, fari fendinebbia, cioè accessori che su Duster hai solo sul top di gamma.
Inquilini più sereni, ma anche e soprattutto spazio a un paio di valigie in più nel bagagliaio: oltre 100 litri di capacità supplementare grazie a un comparto che in formato minimo oscilla da 546 litri (1.8 Hybrid) a 667 litri (1.2 TCe). «Last but not least», anche Bigster full hybrid è più «big» e più moderna: il 1.8 è più potente (156 Cv) e più efficiente (21,3 km/l) del datato 1.6.
Per il resto, dettagli di stile a parte (griglia, paraurti), il giovane Suv ammiraglio è una Duster cresciutella. Quindi un pelo meno maneggevole (+50 kg), sempre afflitta da un cambio manuale macchinoso e da plastiche dure, infine un po’ meno «low cost»: si parte da 24.800 euro per la 1.2 micro ibrida, anche 4x4 e anche a Gpl. Costa di più, ma per rapporto servizi-prezzo, nel segmento C è imbattibile. Come sua sorella al piano di sotto.
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