Il Borgo
Tra trasformazione tecnologica, nuovi equilibri geopolitici e attenzione alla sostenibilità ambientale, il settore automobilistico si trova a navigare una realtà sempre più incerta.
A fare il punto della situazione è stato «Il motore del futuro: innovazione e sostenibilità nell’automotive», l’incontro-dibattito tenuto ieri sera nella sede del circolo Il Borgo. Promosso dal progetto «Casa Europa» del circolo, il confronto aperto al pubblico ha offerto alla numerosa platea una panoramica sui diversi aspetti che compongono l’attuale sfida di settore: ripensare il proprio modello di business, così da restare competitivo nel panorama globale.
Ha moderato l’incontro Giuseppe Iotti, presidente del Gruppo imprese artigiane e membro del direttivo del Borgo: «Con il progetto Casa Europa vogliamo offrire ai cittadini spunti di riflessione sui più rilevanti temi di attualità, e questo incontro rientra pienamente in questa linea». Ad aprire i lavori è stato Aldo Tagliaferro, vice caporedattore della Gazzetta di Parma, con un resoconto sull’attuale andamento del mercato automobilistico europeo: «Fino a qualche anno fa, l’Europa teneva il primato tecnologico nella produzione di motori». A costare caro all’Unione è stato lo scandalo Dieselgate del 2015: «L’alterazione dei dati sulle emissione di ossidi di azoto da parte delle aziende tedesche ha consegnato il primato nelle mani della Cina».
Se da un lato la Cina si è consolidata come irraggiungibile leader di settore, dall’altro il Vecchio Continente ha «investito troppo presto sulle batterie elettriche; inoltre, sono stati commessi errori gravi, indotti da un contesto normativo sbagliato per tempi e modi».
A peggiorare il quadro, secondo Tagliaferro, c’è anche una politica europea incapace di «offrire soluzioni nel breve termine». Nel contesto italiano, conclude, urge «un abbassamento dei costi energetici, scelte di sviluppo più strategiche e più investimenti sulle risorse rinnovabili». Massimo Mazzeo, segretario generale della Fim -Area metropolitana bolognese, ha riportato alla platea la prospettiva dei lavoratori, descrivendo «una situazione complicata e drammatica. Stiamo affrontando uscite molto brusche: senza un intervento legislativo mirato, molti lavoratori rischiano di essere espulsi dalla filiera».
Come sindacato europeo, Fim chiede «una sostenibilità ambientale che vada a pari passo con quella sociale, passando per politiche condivise e maggiori fondi per il settore». A risentire dell’incertezza generale non sono solo le piccole imprese, ma anche le filiere collaterali, come la siderurgia: «Eravamo un’eccellenza di settore e adesso rischiamo di diventare dei Paesi contoterzisti». Per trattenere i lavoratori nel mercato e salvaguardare le eccellenze del territorio, diventa fondamentale investire su «una riqualificazione e formazione costante e continua della forza lavoro e su una migliore efficienza organizzativa».
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata