Ha da poco rilasciato una lunghissima intervista a “Libero” - un'intera pagina piena di spunti e provocazioni concessa al direttore Pietro Senaldi - che ha probabilmente fatto arrabbiare chi è di sinistra, parte politica da cui proviene e che non rinnega. Però, “amicus Plato, sed magis amica veritas”. E Vecchioni, da vecchio latinista, lo sa.
Roberto Vecchioni, del resto, tra i più importanti e amati cantautori italiani, è uno che ama parlare chiaro. Con ironia, certamente, ma con chiarezza. Non le aveva mandate neppure a dire nel 1992 quando scrisse “Voglio una donna” suscitando un vespaio. Lui, però, se la rideva allora e continua a farlo oggi. Tra le sue caratteristiche c'è, infatti, sempre quella dell'ironia.
Quarant'anni fa il professore milanese pubblicò “Montecristo”, un album che definire travagliato può risultare addirittura riduttivo. Il disco, ripubblicato a ottobre, che l'autore di questo pezzetto aveva acquistato ai tempi dell'uscita nelle ormai antidiluviane musicassette, prodotto nel 1980 dalla Philips era stato, infatti, al centro di un contenzioso tra l'artista milanese e la sua precedente casa discografica, la Ciao Records, con cui l'anno prima aveva pubblicato “Robinson, come salvarsi la vita”. La vecchia etichetta fece causa e ottenne il ritiro dal commercio dell'album. “Un figlio perduto, partito e mai tornato” Vecchioni, da sempre affascinato dal mito di Ulisse, definì così “Montecristo”. Che ora è tornato “a disposizione” degli appassionati.
Quello che ha da poco compiuto quarant'anni, e che si avvale della collaborazione di artisti del calibro di Dalla, Venditti e Finardi, rappresenta una sorta di svolta rock, specie in pezzi come “L'anno che è venuto” (ogni riferimento al pezzo di Dalla non è certo casuale) e “La strega”, con citazioni dalla Bella addormentata nel bosco a Biancaneve fino a “Davanti a san Guido” di Carducci.
Ma in “Montecristo” fanno egregiamente la loro parte anche la title track, lato A del 45 giri, “La città senza donne”, con tanto di ripresa finale e destinata a diventare uno tra i numerosi pezzi storici di Vecchioni, “Ciondolo” e “Reginella (e cinquecento catenelle d'oro)”, omaggio alla canzone napoletana e alla filastrocca toscana insieme, quest'ultima ripresa nel '95 da Gianna Nannini in “500 anni”. Da ammirare, infine, la copertina disegnata da Andrea Pazienza, celebre fumettista scomparso più di trent'anni fa, con Vecchioni ritratto "senza veli" mentre fugge da una torre inseguito da fantasmi femminili.
Da youtube La strega
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata