il disco
Gruppo simbolo del rock italiano, il Banco del Mutuo Soccorso ha il grande merito di aver rappresentato, assieme ad altre band come Pfm e New Trolls, un prog di altissimo livello. Un progressive rock capace di oltrepassare gli angusti, per quel genere, confini del Belpaese. Lo dimostrano i dischi pubblicati in inglese dalla Manticore, la stessa degli Emerson, Lake&Palmer, e la collaborazione con i Gentle Giant con cui Francesco Di Giacomo, straordinaria voce e frontman del Banco, scomparso in un incidente stradale otto anni fa, i fratelli Nocenzi e gli altri, intrapresero un tour in Germania.
Cinquant'anni fa usciva, dunque, il primo album, intitolato appunto “Banco del Mutuo Soccorso”, ispirato, come il nome del gruppo, all'omonima istituzione solidaristica risorgimentale. Subito, dunque, un “discone”. Faccia attenzione, però, chi non si sia mai messo all'ascolto di un loro lavoro o li conosca vagamente. Il Banco va ascoltato con quell'approccio che si deve ai grandi. I loro, infatti, sono musica e testi di grande respiro e impegno. Del prog, inoltre, il primo album del gruppo possiede tutta quella carica magica già evidente fin dal primo brano, “In volo”, un “galoppo alato” dalle atmosfere ariostesche. “Lascia lente le briglie del tuo ippogrifo, o Astolfo...” attacca Vittorio Nocenzi. Non tarda la risposta di Di Giacomo: “Da qui messere, si domina la valle, ciò che si vede è...”.
“R.I.P.”, dove “cavalli corpi e lance rotte, si tingono di rosso” e si odono “lamenti di persone che muoiono da sole senza un Cristo che sia là”, è un brano poetico e crudo allo stesso tempo. Uno dei pezzi italiani più importanti contro la guerra, vista con gli occhi di un vecchio soldato. Dopo la brevissima, dura appena un minuto, “Passaggio”, è la volta di “Metamorphosi” in cui sono forti le influenze degli Emerson, Lake&Palmer.
Il lato B è, invece, quasi completamente caratterizzato, in pieno stile prog, dalla lunga suite “Il giardino del mago”, dove “ogni creatura vive tutto il suo tempo in un albero cavo, c'è chi ride, chi geme, chi cavalca farfalle, chi conosce i futuri, chi comanda le stelle come un re”. Una suite ambiziosa e immaginifica. Quasi un fantasy adulto in musica. La chiusura dell'album spetta, infine, all'incalzante “Traccia”.
Dopo questo album, sempre nel 1972, il Banco - che nel 2019 è tornato, dopo oltre un decennio, a pubblicare l'interessante “Transiberiana” - ne sforna un altro, considerato da più parti il suo capolavoro. Si tratta di “Darwin”, concept sull'evoluzione. Anche in questo caso un lavoro non facile, ma di grande suggestione e profondità con brani leggendari come “La danza dei grandi rettili” e “750.000 anni fa...l'amore?”.
R.I.P. - Banco Del Mutuo Soccorso - YouTube
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