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Saman, il fratello accusa lo zio. Genitori in Pakistan, l'avvocato: "Non sono riuscito a contattarli"

Saman, il fratello accusa lo zio. Genitori in Pakistan, l'avvocato: "Non sono riuscito a contattarli"

18 Giugno 2021, 08:50

«A uccidere Saman è stato lo zio Danish»: è quanto ha dichiarato stamattina il fratello della diciottenne d’origine pachistana scomparsa da un mese e mezzo a Novellara (Reggio Emilia) e che si presume essere stata uccisa per il rifiuto di un matrimonio combinato con un cugino in patria, nonché per il fidanzamento con un connazionale inviso alla famiglia.

Il fratello 16enne ha confermato, nell’incidente probatorio in tribunale a Reggio Emilia, quanto aveva già rivelato agli inquirenti. Una testimonianza che a tutti gli effetti è ora «cristallizzata», utilizzabile al processo come possibile prova schiacciante nei confronti dei presunti colpevoli del delitto premeditato della sorella.

Nell’interrogatorio il fratello di Saman avrebbe difeso anche i genitori, dai quali vorrebbe tornare. Ma sarà il tutore affidatogli dalla Procura dei Minori a decidere le sue sorti, valutando il modo migliore in cui proteggerlo. Tuttora si trova in una struttura segreta.

Gli indagati sono cinque. Lo zio Danish Hasnain, 33 anni, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio, ricercato in mezza Europa assieme al 35enne Nomanhulaq Nomanhulaq, cugino di Saman. I due avrebbero scavato la fossa dove nascondere il corpo di Saman, la sera del 29 aprile quando sono stati ripresi con pale, piede di porco e un secchio, mentre si dirigevano verso i campi dietro l’azienda agricola di Novellara dove vivevano e lavoravano. Con loro due c'era anche l’altro cugino della vittima, Ikram Ijaz, 28 anni, unico arrestato che ora si trova in carcere a Reggio Emilia dopo essere stato fermato il 28 maggio scorso a Nimes, in Francia.

Indagati anche i genitori di Saman. Shabbar Abbas, 46 anni, e Nazia Shaheen, 47 anni, latitanti in Pakistan almeno dal 1° maggio, quando sono rientrati nel Paese d’origine, come dimostrano i biglietti d’imbarco a Milano Malpensa e le telecamere del gate aeroportuale che li ha immortalati. La rogatoria internazionale nei loro confronti ancora non ha terminato l’iter d’attivazione.

«Non ci sono stati colpi di scena. I miei assistiti? Non sono riuscito ancora a contattarli, ma il processo è tutto da fare e la loro posizione è difendibile». Così l’avvocato Simone Servillo che difende i genitori di Saman Abbas, al termine dell’udienza di incidente probatorio.

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