INCONTRO
Gli antibiotici non sono caramelle, non vanno presi alla leggera. Con i farmaci è fondamentale seguire le prescrizioni del medico, non andare “a sentimento”. Tante volte queste frasi sono state pronunciate e altrettante disattese... Nel tempo però i batteri “imparano” a combattere gli antibiotici a loro volta e arrivano a diventare più resistenti alle nostre medicine. Un problema da poco? Non proprio: si prevede che entro il 2050 circa 10 milioni di persone, nel mondo, moriranno a causa della resistenza agli antibiotici. Fra gli scienziati c’è chi parla di “pandemia silenziosa”.
Detta così, capiamo meglio l’importanza di usare “bene” i farmaci. Temi come questo sono stati al centro dell’incontro con Omar De Bei a Barco, nell’ambito della rassegna I fatti raccontati in diretta, organizzata da Barco nel cuore con Arci e Anspi.
De Bei, assegnista di ricerca del Dipartimento di Medicina e chirurgia dell’Università di Parma, ha “tradotto” con linguaggio semplice le complessità del suo lavoro scientifico. Nella sala Corradini della frazione di Bibbiano ha tracciato un excursus su “Cosa vuol dire fare ricerca? Perché si deve investire nella ricerca?”. Dalle figure professionali che lavorano in Università ai “segreti” delle proteine e degli antibiotici, dal contributo del mondo accademico alla ricerca fino ai tempi necessari per sviluppare i farmaci: il pubblico ha potuto sbirciare dietro le quinte della scienza e comprenderne alcuni meccanismi.
Un dibattito stimolato dalle numerose domande del pubblico. Non solo sulla scienza in senso stretto. Con un giovane ricercatore si può parlare anche di ricerca all’estero e fuga dei cervelli. E così è stato nella serata di Barco. Omar De Bei ha parlato del suo periodo in Inghilterra. “Quando sono arrivato a Cambridge mi sembrava di essere un po’ nel paese dei balocchi - spiega nel nostro video -. Nel dipartimento avevano tutta la strumentazione che probabilmente abbiamo in mezzo Nord Italia, per alcune innovazioni specifiche del mio ambito”. L’altro lato della medaglia: “Non è così scontato che i risultati siano sempre migliori”, nonostante l’abbondanza di strumenti (come il "super microscopio" che De Bei ha utilizzato a Cambridge) e di dati che si possono raccogliere. Bisogna insomma trovare il giusto compromesso.
In aula a Barco hanno accompagnato Omar De Bei anche diversi colleghi che con lui a Parma lavorano nel progetto Erase, che comprende ricercatori sia del Dipartimento di Medicina e chirurgia che di Scienze degli alimenti e del Farmaco: “Studiamo proteine coinvolte nell’assorbimento del ferro da parte dei batteri come target per nuovi antibiotici - spiega -. La composizione multidisciplinare del gruppo permette di svolgere la nostra ricerca sfruttando un’ampia piattaforma di tecniche biochimiche e biofisiche che consentono di studiare i meccanismi molecolari di acquisizione del ferro da diversi punti di vista. Le attività vengono svolte nell’ambito del progetto Prin Erase finanziato dal Mur”.
(a fondo pagina, il video completo della serata, trasmessa in diretta su Facebook da Bibbiano online)
Nella foto sopra, da sinistra Valeria Buoli Comani (Dottoranda di ricerca in Scienze del Farmaco), Stefania Bova (Dottoranda di ricerca in Scienze del Farmaco), Francesco Marchesani (Assegnista del Dipartimento di Medicina e Chirurgia), Omar De Bei (Assegnista del Dipartimento di Medicina e Chirurgia), Antonio Scarano (Borsista del Centro Biopharmanet TEC), Roberta Giaccari (Dottoranda di ricerca in Scienze del Farmaco), Monica Cozzi (Dottoranda di ricerca in Scienze del Farmaco)
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