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REGGIO EMILIA

"Ora parlateci di Bibbiano": dopo la sentenza divampa la polemica politica

'Ora parlateci di Bibbiano', è scontro dopo la sentenza

Il municipio di Bibbiano

10 Luglio 2025, 20:30

«Adesso sì, parlateci di Bibbiano», tuona il Pd. «Continueremo a chiedere alla sinistra di parlarcene», replica la destra. All’indomani della sentenza di primo grado a Reggio Emilia sul caso degli affidi nel Reggiano - che ha smontato l’impianto accusatorio decretando 11 assoluzioni su 14 - il botta e risposta politico resta infiammato. Oggi come sei anni fa, quando l’inchiesta «Angeli e Demoni» su un presunto sistema di affidi illecito nella Val d’Enza deflagrò in piena campagna elettorale per le regionali in Emilia-Romagna, i toni sono ancora alti, e distanti. Col Pd che esibisce rivalsa, la destra che non arretra e il Movimento 5 Stelle che tace.
A chiedere le scuse di chi, nel 2019, e per i mesi a seguire, sferzò il Pd con una campagna infuocata, è in primis Stefano Bonaccini, oggi europarlamentare ma allora investito in pieno dalla bufera mentre era in corsa per il secondo mandato alla guida dell’Emilia-Romagna. Era una campagna elettorale regionale che da subito assunse contorni nazionali e l’inchiesta reggiana, nel quale rimase coinvolto l’allora sindaco di Bibbiano del Pd, ne provocò l’ennesimo riverbero. «Sì. Adesso parlateci di Bibbiano - dice Bonaccini all’indomani della sentenza - E se avete un minimo di dignità, scusatevi. Vale per Meloni, per Salvini, per Di Maio. E per tutti quelli che specularono con accuse indicibili, contro una intera comunità». «Vennero qui più volte Meloni e Salvini a sostenere la mia avversaria di allora Lucia Borgonzoni, che esibì persino una maglietta in Parlamento con la scritta "Parlateci di Bibbiano"», ricorda Bonaccini.
È la linea del Pd. «Passano le ore ma continua il silenzio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni su Bibbiano», afferma la segretaria dem Elly Schlein. «Eppure la ricordiamo bene, allora deputata dell’opposizione e accusatrice, stazionare con un cartello fra le mani minacciando "Siamo stati i primi ad arrivare e gli ultimi ad andarcene"».
«Alla fine, la verità arriva a rimettere le cose al loro posto. Sono stati sei anni lunghissimi: anni di bugie, menzogne, squallide strumentalizzazioni, indegne di un Paese civile», scrive in un post su Facebook Daniele Caminati, segretario del Circolo Pd di Bibbiano. L’ex sindaco Carletti, che era già stato assolto in precedenza in seguito all’abrogazione dell’abuso di ufficio, sceglie la linea del silenzio e sui social si è limitato a condividere le parole del Pd locale. Di «vergogna nazionale» per la «campagna ossessiva» contro Pd, sindaco e sistema Emilia, scrive sui social il leader di Iv Matteo Renzi.
Mentre dai 5 Stelle - Di Maio all’epoca disse «mai col Pd di Bibbiano» - tutto tace, la destra non molla il colpo, in particolare da Fratelli d’Italia. «Vediamo che la solita sinistra ridicola esulta», dice il senatore Marco Lisei, «continueremo a chiedere alla sinistra di "parlarci di Bibbiano", perché la loro esultanza odierna conferma che condividevano quel sistema di affidi e che erano collusi con quei metodi». «Fin dall’inizio del caso non abbiamo mai dato rilevanza all’aspetto giudiziario della vicenda, mentre abbiamo sempre ribadito che Bibbiano fosse un caso esclusivamente politico», afferma il senatore Michele Barcaiuolo.

A fronte di richieste della Procura fino a 15 anni e per tutti e 14 gli imputati, i giudici del tribunale di Reggio Emilia ieri hanno deciso di condannare l’ex responsabile dei Servizi sociali della Unione Val d’Enza, Federica Anghinolfi, a due anni, l’assistente sociale Francesco Monopoli a un anno e otto mesi, entrambi per ipotesi di falso in atto pubblico, e la neuropsichiatra Floriana Murru a cinque mesi, per una rivelazione di segreto. Cade tutto il resto: qualcosa per prescrizione, la maggior parte con assoluzioni. Sulla vicenda non sembra scritta ancora la parola fine. «Sarà difficile spiegare ai bambini strappati alle loro famiglie che non vi sono colpevoli per tale scempio», dice uno dei difensori di parte civile, l’avvocato Domenico Morace. 

 

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