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Il grande cuore di Parma in pendemia. Alla sanità aiuti per oltre 13 milioni

Il grande cuore di Parma in pendemia. Alla sanità aiuti per oltre 13 milioni

di Pierluigi Dallapina

23 Febbraio 2021, 10:10

Cuore e coraggio. Per tenere a bada il «mostro», nelle prime drammatiche settimane della pandemia Parma si è affidata all'esercito dei camici bianchi e alla solidarietà espressa da tutta la comunità. Aziende, privati cittadini, scuole, associazioni e tanti altri ancora hanno cercato di stringersi attorno agli ospedali e al personale sanitario impegnato a reggere l'onda d'urto del coronavirus: c'è chi da donato cifre importanti, oltre il milione di euro, e chi ha raccolto fondi fra amici e compagni di classe, senza dimenticare tutti quelli che hanno regalato mascherine (introvabili a inizio pandemia) e apparecchiature sanitarie (tipo i ventilatori). Alla fine, sono stati donati oltre 13 milioni di euro: citare tutti i benefattori è impossibile, ma basti ricordare che l'elenco è sterminato e va dalle grandi aziende alle piccole attività, passando dai singoli e toccando anche gli alunni.

Tra i tanti slanci di solidarietà va ricordata la campagna #aiutiAMOparma, lanciata il 10 marzo, in grado di raccogliere fino ad oggi 2.135.000 euro da destinare ai tre ospedali del territorio: Maggiore, Borgotaro e Vaio (questi ultimi due gestiti dall'Ausl). Lanciata dai Comuni di Parma, Fidenza e Borgotaro, insieme ad Ausl e Azienda ospedaliero universitaria, e gestita da Fondazione Munus, la raccolta fondi è stata un bell'esempio di solidarietà dal basso. Il presidente della fondazione, Giorgio Delsante, in più occasioni l'ha definita «la più grande campagna mai realizzata in provincia».

Sia  l'azienda ospedaliera che l'Ausl hanno però potuto contare su altre donazioni da parte di privati, imprese, fondazioni, scuole e associazioni, sia in denaro che in beni, per oltre 10,4 milioni di euro.

A poco meno di un anno da quei giorni terribili, in cui fu chiaro a tutti che il virus avrebbe stravolto le nostre vite (all'inizio però si credeva per un tempo più limitato), Giorgio Delsante, presidente della Fondazione Munus, Anna Maria Petrini, commissario Ausl e Massimo Fabi, direttore dell'Azienda ospedaliero universitaria, ripercorrono i momenti che portarono alla nascita della raccolta fondi #aiutiAMOparma, senza dimenticare quel fiume di solidarietà che iniziò a scorrere in modo spontaneo, dai tanti cuori della società, verso il mondo della sanità.

FONDAZIONE MUNUS
La scintilla è scoccata il 10 marzo, quando ormai era chiaro a tutti che il virus arrivato dalla Cina avrebbe stravolto le vite di tutti, anche a migliaia di chilometri di distanza da dove tutto è iniziato: la città di Wuhan.

«Come Fondazione Munus avevamo caldeggiato l'apertura di un'unica sottoscrizione destinata a raccogliere fondi per tutti i punti ospedalieri della provincia», racconta Delsante, ricordando l'atmosfera in cui nacque quello slancio collettivo di solidarietà a favore degli ospedali, la prima linea nella lotta contro un virus contagiosissimo.

«Non si trattava di una gara a chi fosse più bravo di altri. Volevamo avviare una raccolta che avesse un obiettivo unico. Credo che questo particolare abbia dato credibilità e forza all'iniziativa, portandoci verso buoni risultati».

Da marzo ad oggi Fondazione Munus, attraverso #aiutiAMOparma, ha raccolto oltre 2 milioni di euro per i tre ospedali, ma come precisa Delsante, una parte della raccolta, pari a 110mila euro, è stata destinata ad alleviare le situazioni di forte disagio economico e sociale. 
«La gratuità del dono è più forte della malattia. Come persone e come comunità, abbiamo le risorse necessarie per non lasciarci sopraffare dalla malattia», assicura il presidente, prima di ricordare che la raccolta fondi è ancora attiva. È possibile donare attraverso un bonifico bancario sul fondo aperto da Munus-Fondazione di Comunità di Parma-Onlus «Supporto all’emergenza per il contrasto del Coronavirus» alla Crédit Agricole Cariparma (Iban: IT61B 06230 12700 0000 38169579), indicando come beneficiari la comunità di Parma, l'Azienda ospedaliero-universitaria e l'Azienda Usl. «L'unione fa la forza. Solo insieme siamo stati credibili e in grado di motivare le donazioni».

L'OSPEDALE MAGGIORE
L'ospedale ha un obiettivo: non farsi trovare impreparato di fronte a nuove emergenze sanitarie. Ecco perché i vertici del Maggiore hanno deciso di investire soprattutto sulla nuova terapia intensiva nell'ala Est e nel miglioramento del Covid hospital. «In dieci anni abbiamo avuto la Sars, la Mers e ora il Sars-CoV-2, per questo ci stiamo preparando a fronteggiare nuove pandemie», avverte senza allarmismo, ma in tono pragmatico, Massimo Fabi, direttore dell'Azienda ospedaliero universitaria, nel tracciare un bilancio delle donazioni ricevuto grazie alla raccolta #aiutiAMOparma e alle numerose donazioni in denaro, beni e servizi offerte da aziende, associazioni, cittadini, fondazioni e anche scuole. In totale si parla di quasi 9,8 milioni di euro.

Ma qual è il criterio seguito dall'ospedale per spendere questo tesoretto? «Se investiamo le somme per contrastare il Covid, dobbiamo fare in modo di spendere questi soldi per qualcosa che serva anche dopo la pandemia», spiega Fabi, perché la sconfitta del coronavirus non significa la fine delle altre malattie. «Non esiste solo il Covid. Quindi deve essere attivato un sistema modulare e flessibile, in grado di adattarsi alle diverse criticità, per rispondere ai vari bisogni di salute delle persone».

Concentrandosi sulle risorse raccolte da Fondazione Munus, Fabi parla dell'investimento di 415mila euro per il completamento della terapia intensiva nell'ala Est e di altri 120mila euro per i sollevatori a soffitto da destinare al Covid hospital . «Se li avessimo avuti a inizio pandemia, il personale e i pazienti ne avrebbero tratto beneficio» assicura Fabi, prima di anticipare che gli interventi «si faranno quando gli spazi saranno liberi», perché ora «la priorità è curare le persone».

Circa 120mila euro, sempre legati a Munus, sono poi stati spesi per l'acquisto di mascherine e dispositivi di protezione individuali, «all'inizio della pandemia la loro carenza era drammatica», seguiti da quasi 104mila euro per la sanificazione degli ambienti, 97.600 euro per acquistare tecnologie in grado di analizzare sempre più tamponi e 168mila euro per migliorare i collegamenti in fibra ottica, perché anche la rapidità di comunicazione è vitale quando si tratta di gestire delle emergenze.

RISORSE PER L'AUSL
Anche gli ospedali di Borgotaro e Vaio, insieme alla sanità territoriale nelle mani di Ausl, hanno potuto contare sul gran cuore di tutta la comunità. Lo dimostrano i 3.365.000 euro raccolti in totale fra Fondazione Munus, donazioni dei privati e regali in beni e servizi. 
Nella rendicontazione dell'Ausl si scopre che 1.331.693 euro rientrano nel capitolo delle destinazioni vincolate: all'ospedale di Vaio sono stati donati 913.087 euro per combattere il Covid, mentre per lo stesso motivo all'ospedale di Borgotaro sono andati 31.986 euro e al Centro cure progressive Sud-Est altri 1.620 euro. Per i servizi territoriali di Colorno sono stati stanziati (sempre donazioni vincolate) 35mila euro, mentre a Vaio e Borgotaro (cifre extra Covid) sono arrivati 350mila euro.

Tra i tanti donatori che hanno permesso di mettere sul piatto questi 1,3 milioni di euro ci sono associazioni (99.665 euro), cittadini (200.778 euro), fondazioni (104.300 euro) e imprese (926.950 euro).

Per quanto riguarda le somme raccolte dalla Fondazione Munus si parla di 885mila euro, a cui vanno aggiunti 25mila euro stanziati da Fondazione Cariparma, per un totale di 910mila euro.  Gran parte di queste somme sono state spese per acquistare soprattutto ecotomografi (portatili e non) e ventilatori, indispensabili per combattere gli effetti del coronavirus su centinaia di malati affamati di ossigeno.
«Grazie alla Fondazione Munus e a tutti coloro che si sono dimostrati vicini alla sanità della provincia di Parma. Le donazioni ci hanno aiutato nei mesi più critici. Siamo stati beneficiari di un impegno straordinario dimostrato da tutta la società», garantisce Anna Maria Petrini, in qualità di commissario straordinario dell'Ausl, ricordando poi alcuni momenti drammatici. «All'inizio i nostri professionisti non avevano i dispositivi di protezione necessari per fronteggiare la pandemia».

Ora medici e infermieri non devono più lanciarsi alla disperata ricerca di mascherine o gel disinfettante, ma nonostante questa sicurezza l'Ausl ha già messo in cantiere iniziative per fronteggiare eventuali nuove emergenze. «Abbiamo fatto investimenti importanti e duraturi che rafforzeranno la rete ospedaliera e della sanità territoriale».

Qualche esempio? «Per rafforzare la parte di laboratorio abbiamo acquistato una centrifuga e un congelatore da destinare all'ospedale di Borgotaro per una spesa di 20mila euro - aggiunge -. Alcuni ecotomografi sono stati destinati alle Case della salute e alle cure primarie del territorio, mentre altri 60mila euro sono stati spesi per le apparecchiature per l'anestesia. Per i ventilatori polmonari sono stati stanziati circa 200mila euro». Parma è riuscita a superare l'ora più buia con cuore e coraggio. Ma per l'immediato futuro, oltre a una buona dose di fortuna, servirà ancora tanta responsabilità.
 

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