Giulio Ricordi, editore che sapeva guardare lontano, puntò deciso sulla collaborazione tra Giuseppe Verdi ed il musicista e librettista Arrigo Boito. Le «prove generali», giusto per rimanere in tema, erano state già nel 1881, con il rifacimento di Simon Boccanegra. Ma è qualche anno dopo, con Otello appunto, che le strade del Cigno di Busseto e di Boito, sotto l’abile regia di Ricordi, convergono definitivamente. Sarà un successo.
La genesi di quella straordinaria opera è ripercorsa nella suggestiva esposizione «L’Otello di Boito e Verdi: storia di un capolavoro», che sarà inaugurata oggi alle 17 a Palazzo Bossi Bocchi e curata da Fondazione Cariparma insieme all’Archivio Storico Ricordi.
Fotografie, lettere, disegni di scene e costumi, consentono al visitatore di immergersi completamente anche nel clima di fervida attesa che accompagnò la prima assoluta di Otello, andata in scena il 5 febbraio 1887 a Milano, con direttore d’orchestra Franco Faccio.
Preziosissima si rivela la partitura autografa di Otello, gelosamente custodita proprio nell’Archivio Ricordi, scritta con calligrafia minuta ed in grado di restituire, a chi la osserva, non già semplicemente la lettura musicale, quanto le diverse informazioni di regia: Verdi era infatti solito annotare direttamente in partitura ciò che sarebbe poi avvenuto sul palcoscenico. Abbinato al documento è un video, che permette anche ad un pubblico non «esperto» di seguire le note autografe del brano e, contemporaneamente, ascoltare la musica del «Credo» di Jago.
Il percorso della mostra – i cui cimeli provengono, oltre che dall’Archivio Storico Ricordi, pure dalle Collezioni d’arte di Fondazione Cariparma e dall’Archivio Storico del Teatro Regio – si arricchisce inoltre dei disegni del costumista colornese Alfredo Edel, con tanto di fotografie che immortalano gli abiti realizzati in sartoria. E degli accessori, forniti dall’attrezzeria Rancati: a Palazzo Bossi Bocchi, risplendono l’armatura originale di Cassio e un elmo delle Guardie d’Onore. Incantevoli i disegni delle scenografie dei 4 atti di Otello, progettati da Carlo Ferrario e Giovanni Zuccarelli. Il volume delle «Disposizioni Sceniche», la mise-en-scéne redatta e pubblicata da Giulio Ricordi, riporta invece nei minimi dettagli le ambientazioni ed i movimenti sul palcoscenico, secondo le indicazioni dello stesso Verdi.
«L’Otello di Boito e Verdi: storia di un capolavoro», a partire da un ampio carteggio, racconta quindi le tappe più significative della macchina produttiva e commerciale che sottostava alla realizzazione dell’opera. C’è il contratto con Verdi ed altri documenti che testimoniano il ruolo imprenditoriale di Ricordi, che per la diffusione di Otello lavorò su più piani: oltre alle versioni per canto e pianoforte, furono stampate decine di copie della partitura, noleggiate da Ricordi ai più importanti teatri del mondo.
In esposizione c’è poi la lastra originale da cui venne ricavata la prima edizione a stampa di Otello, accanto ai punzoni originali in acciaio con cui avveniva il processo di incisione, illustrato in un filmato d’epoca.
Altra «chicca» è il Numero Unico della rivista L’Illustrazione Italiana, pubblicato dalla casa editrice Fratelli Treves alla vigilia dell’andata in scena di Otello ed interamente dedicato all’ultima fatica del Maestro, con anticipazioni e notizie sul compositore, sul librettista e su tutti i protagonisti di quello che viene presentato come l’evento musicale dell’anno.
Gli orari Apertura fino al 22 dicembre
A Palazzo Bossi Bocchi (strada al Ponte Caprazucca, 4), la mostra «L’Otello di Boito e Verdi: storia di un capolavoro» sarà visitabile fino al 22 dicembre, nelle giornate di martedì e giovedì (dalle 15.30 alle 18), sabato e domenica (dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 18). L’ingresso è gratuito. L’esposizione è inserita nel tour dedicato a Giuseppe Verdi: si tratta di uno degli itinerari proposti dalle Giornate FAI d’Autunno, in programma questo weekend. Solo per le giornate di domani e domenica la mostra osserverà quindi i seguenti orari: dalle 9 alle 12.30 e dalle 15 alle 18. V.R.
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