l'anniversario
«Finalmente quest’anno c'è stato il processo ai mandanti, in primo grado ha dato una sentenza importante, che ha confermato quelle che per noi erano intuizioni. Adesso la Corte di assise ha confermato che la strage di Bologna è stata finanziata dalla loggia massonica P2, protetta dai vertici dei servizi segreti e eseguita da terroristi fascisti. Cominciamo ad avere sentenze è sempre più difficile confondere le acque con piste assurde». Così il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, Paolo Bolognesi, nel suo intervento nel cortile del Comune nel giorno del 42/o anniversario.
«Il processo ai mandanti per molti potenti non si doveva fare, la Procura di Bologna voleva archiviare tutto, ma la Procura generale ha scelto di avocare l'indagine, facendo così la propria parte e colmando enormi e macroscopiche lacune. Ha avocato a sè l’indagine, ha istruito un processo da più parti ostacolato, arrivando a una sentenza impensabile fino a pochi anni fa. Possiamo dire che avevamo ragione», ha continuato Bolognesi, nel suo discorso dal palco in piazze Medaglie d’oro.
«Grazie a un cancelliere di Milano è stato possibile recuperare l’originale del 'documento Bologna e grazie a Guardia di Finanza e Digos è stato possibile ricostruire il flusso di denaro» dalla P2 ai terroristi. «Il primo finanziamento per portare avanti la pista internazionale risale al 16 febbraio 1979. Già a quei tempi i vertici della P2 organizzavano i depistaggi a cui molti politici di diverse tendenze si sono accodati», ha aggiunto.
«Arrivando a una sentenza storica" si può dire che la strage di Bologna è stata «il risultato di una strategia di un gruppo occulto di potere. E quanto emerso è solo l’inizio per uscire dalle logiche di ricatto che hanno condizionato e ancora condizionano la nostra vita democratica». Così Paolo Bolognesi, presidente dell’associazione dei parenti delle vittime della Strage del 2 agosto 1980, parlando dal palco della stazione per il 42/o anniversario.
«Dire siamo solo all’inizio dopo 42 anni può sembrare una sconfitta, ma non lo è se la posta in gioco è la costruzione di uno Stato democratico, di uno Stato inteso come bene comune dove ognuno fa la sua parte. Il nostro impegno civile non potrà mai cessare e per noi familiari delle vittime questo significa lottare per giustizia e verità», ha aggiunto.
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