L'intervista del 2014
Strajäda «Non soffro la nostalgia per Parma ma i miei ragazzi amano molto le loro radici»
La riconoscono quelli della sua età e quelli che ai tempi della swinging Parma nemmeno erano nati. Agli altri, distratti o smemorati, basta sentire il nome. «Ah, è Tamara? Tamara Baroni?» E nei loro occhi sembra veder scorrere immagini in bianco e nero di un'epoca che di colore ne aveva da vendere. Eccola, a pranzo in centro con il marito Gianni Garbellini (ferrarese, ex imprenditore edile, immobiliarista), lo scrittore Guido Conti e il giornalista-amico Achille Mezzadri che l'ha rintracciata in Brasile. «A Parma, dopo quattro anni d'assenza».
Per salutare parenti e amici prima di partecipare alla trasmissione per «Ricominciare» in onda ieri sera su Raidue, dove si è raccontata a partire dallo scandalo degli anni Settanta. Sul tavolo sfilano salumi e parmigiano, nei bicchieri si mesce lambrusco e malvasia. Il menu della malinconia? «Non proprio: in Brasile non si mangia per niente male. No, di Parma a mancarmi è soprattutto mia figlia Viviana (nata dal matrimonio con Giuseppe Bertelli, ndr) e i tre nipotini». Con gli altri tre figli - tutti innamorati del Paese d'origine - il rapporto «all'italiana». «Mi hanno già chiamato anche oggi» sorride. La signora Garbellini ha lunghi capelli corvini raccolti dietro la nuca, il trucco leggero e indossa un abito colorato, con un décolleté che esalta l'abbronzatura perenne.
Abbronzatura da tropici: da Brasile (Natal, zona nordest). Nel fondo della voce si avverte un accento straniero, lo sguardo sembra portato alla messa a fuoco di qualcosa lontano. C'è un che di altero, ironico, seduttivo e timido nel suo modo di fare. Nessun rimpianto, nessuna nostalgia. Un po' per carattere, un po' perché lei più volte ha parlato di una «provincialità negativa di Parma, non amata né qui né in altre città». In Brasile non si mangia male e forse ci si nutre più di presente che di memoria. «E non è un Paese di pettegolezzi - prosegue lei -. I miei figli ascoltano divertiti ma anche sbalorditi le storie che mi riguardano, gli scandali di quegli anni. Tutto quel gran parlare...» Oltre agli anni, tra la signora Garbellini e la ragazza d'allora, c'è di mezzo l'Oceano. Un buen retiro tropicale, una villa di mille metri quadrati, una tenuta di dieci ettari con un «giardino-giungla» attraversato da un rio, i barbecue con gli amici, le case al mare a Camurupim, lunghe nuotate, ore di palestra (ne ha una ben fornita nella villa): questi gli ingredienti della vita della donna che 40 anni fa fece perdere la testa a imprenditori e uomini di spettacolo.
«La mia è un'esistenza ricca, che non avrei potuto fare in una città come Rio, dove peraltro ho vissuto prima di decidere per Natal» dice. Racconta dell'ippica Baroni. «Siamo partiti con tre cavalli, ora ne abbiamo 24. Mio figlio Ciro è stato campione di ippica, nel salto, per cinque volte nel Rio Grande do Norte. Anche Marco, così giovane, al mattino va all'università e poi fa ore di palestra e a sua volta monta a cavallo: lui è stato tre volte campione». E così Sara, 23 anni, tornata in sella a tempo di record, dopo una brutta caduta. Ha preso non solo la bellezza della madre, ma anche il carattere. «Io sono cocciuta. Ho sempre avuto voglia di vincere. La mia vita è segnata da mille nuovi inizi. Ora aspetto la laurea di Marco, che ha solo 21 anni». E così tutti e tre i figli brasiliani di Tamara Baroni saranno avvocati. Come Ciro, «che ha vinto una causa contro lo Stato persa da grandi avvocati prima di lui». La laurea di Marco è attesa non solo per orgoglio materno, ma «anche perché sarà un valido motivo per fare festa. E qui le feste durano tre o quattro giorni». Cocciuta, Tamara. Una donna che nel periodo burrascoso ha provato anche il carcere (fu rinchiusa 47 giorni in San Francesco) per le accuse rivelatesi infondate del «giallo di Parma». Ha sempre saputo ripartire, voltare pagina.
E da un po' mette parole sulle pagine: ha scritto un'autobiografia che potrebbe presto vedere le stampe. «Sono alla seconda raccolta di poesie in portoghese, “Constelaçao mulher”, dedicata all'universo femminile. Mi è stato chiesto di entrare nell'Accademia brasiliana delle Lettere». Ma la poesia è anche un capitolo del passato della signora Garbellini. «Ero parte del gruppo di Intrapresa, ho scritto su Alfabeta e ho portato in teatro i miei versi con Corrado Costa, Antonio Porta, Arrigo Lora Totino e Michelangelo Coviello: una dama e quattro poeti». Cantante al fianco del secondo marito Iller Pattacini, donna di spettacolo con Domenico Modugno, Ric e Gian... Fu anche attrice, ma non in film memorabili. Tutti la volevano, e lei si rifiutava. «Dissi di no a Ponti, a De Laurentiis. Pretesi il rimborso spese per un provino». «Ma è sul palcoscenico che ho avuto le maggiori soddisfazioni» ricorda. Ibsen, Sartre, Tennessee Williams. «Ho interpretato Jessica nello “Zoo di vetro”». E' stata se stessa, Tamara. «Una donna che ha pagato troppo cara la propria libertà. Il teatro è stata la forma d'arte che mi ha lasciata più libera». Libertà a caro prezzo. E la bellezza? «Mi è servita per farmi strada all'inizio: sono cresciuta in una famiglia umile, anche se ricca di valori, in una casa di viale Mentana. Mio padre era granatiere del re, mia madre operaia. Io avevo studiato da maestra, ma non amavo i bambini. La bellezza è stata una marcia in più all'inizio, poi una zavorra, un limite. Essere conosciuta per gli scandali più che per le mie capacità... Ricordo quando la gente veniva a teatro per fischiarmi e poi mi applaudiva». Un sipario che cala e si rialza mille volte. Mille inizi. Altri ce ne saranno, per Tamara Baroni. «Credo nella reincanazione. Da dieci anni sono adepta della dottrina di Allan Kardec, che dice che ogni cosa che sbagli la devi pagare. Mi ha aiutata a migliorarmi, ad avere più distacco». Reincarnazione: chi sarà Tamara in un'altra vita? «Chissà. Vorrei passare a un piano superiore».
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