LUTTO
Era uno dei pochi che tenevano testa a Franco Basaglia, assieme i due - colleghi e amici - rivoluzionarono la psichiatria, non solo quella italiana. A 81 anni è morto Franco Rotelli, visionario e pragmatico assieme, l'uomo che volava altissimo, ma sapeva anche tradurre le idee in azioni concrete ed efficaci. I diritti dei più fragili - casa, lavoro, affetti - grazie a lui si riempivano di realtà, sempre sui mattoni del sistema sanitario nazionale, attraverso una rete di servizi sanitari e sociali al di fuori del vecchio manicomio.
Era nato a Casalmaggiore, si era laureato in medicina e specializzato in psichiatria a Parma. Nel Parmense, fu al fianco di Basaglia a partire dal 1970, quando iniziò lo smantellamento del manicomio di Colorno, dove rimase fino al '72. Poi seguì Basaglia a Trieste: i due, passo dopo passo, crearono un modello di psichiatria e un movimento culturale che cambiò il Paese, e, dopo la morte di Basaglia, Rotelli ne proseguì la missione, dando corpo a tanta sperimentazione e portandola a compimento.
Amico fraterno di Mario Tommasini, così lo ricorda Marcella Saccani, vicepresidente della Fondazione Tommasini: «Franco fu un imprescindibile uomo di riferimento per Mario. Assieme andarono in Brasile e in Grecia, creando servizi che hanno restituito dignità e futuro alle persone più fragili. Rotelli è stato un “pilastro” della psichiatria italiana e un regista dei suoi cambiamenti». E Pietro Pellegrini, direttore del Dipartimento di salute mentale e dipendenze patologiche dell'Ausl, aggiunge: «Ho conosciuto Franco Rotelli oltre trent’anni fa, quando era direttore del Dipartimento di salute mentale di Trieste, una città riferimento internazionale per la salute mentale, essendo centro dell’Organizzazione mondiale della sanità. Succeduto a Basaglia, Rotelli ha avuto il difficile compito di dare realizzazione alla legge 180 e ne ha incarnato con la radicalità delle pratiche le istanze più profonde che sono alla base di innovazioni come il “Centro di salute mentale aperto nelle 24 ore” o l' “Impresa sociale”. Un cambio di paradigma in base al quale l’oggetto non è tanto la malattia quanto l’esistenza-sofferenza dei pazienti, in rapporto al corpo sociale, e la destituzionalizzazione è lo smontaggio di apparati, di pregiudizi per creare nuove conoscenze e diverse organizzazioni. Una visione nella quale le teorie nascono dalle pratiche che sono sempre dinamiche e attente alla fruizione reale dei diritti dei pazienti: autodeterminazione, libertà, lavoro, casa, reddito, cultura, partecipazione».
«Con coraggio, determinazione, intelligenza - continua Pellegrini - ha promosso il riscatto e la dignità delle persone "segnate" dal destino e dalla vita. Anche dai reati. Rotelli, favorevole alla chiusura degli OPG, ha sempre evidenziato le contraddizioni di un percorso difficile che dovrebbe portare a superare anche le Rems in favore di un sistema di cura e giudiziario di comunità». Non solo medico, ma dirigente della sanità pubblica: «Rotelli è stato anche direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trieste ed ha saputo inventare una “nuova istituzione” sanitaria, in grado di creare salute affrontando anche la sofferenza sociale per l’esclusione, le povertà e la fragilità delle persone. Il sogno di una città che cura ha trovato realizzazione con la creazione delle “Microaree”, spazi nei quartieri dove operatori e volontari stanno vicino alle persone per riattivare relazioni, speranze e costruire salute, senza abbandonare nessuno. Una linea che si è intrecciata con il lavoro che a Parma abbiamo fatto sul budget di salute per connettere le risorse delle comunità con il sistema di welfare pubblico universale».
«Con affetto, - conclude Pellegrini - ricordo l’iniziativa di Rotelli di piantare cinquemila rose nel parco dell’ex Ospedale psichiatrico di Trieste. “Forse le idee nascono e possono crescere in un luogo ma devono per forza diffondersi nell’ovunque”. E di rose ne avrebbe volute piantare altre cinquemila, perché “la rosa che non c’è chiama un tempo altro, una generazione altra, una nuova energia, un nuovo amore.”».
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