Parole e musica alla Villetta dove è sepolto
Non solo un camposanto, ma un vero e proprio museo a cielo aperto che venerdì sera si è colorato di musica e poesia per omaggiare un grande parmigiano a un anno dalla sua scomparsa. Il cimitero monumentale della Villetta ha fatto da sfondo alla commemorazione di Vittorio Adorni, campione del mondo di ciclismo, dirigente sportivo e conduttore televisivo, morto la scorsa vigilia di Natale a 85 anni. Per l’occasione, Ade servizi cimiteriali, con il patrocinio del Comune di Parma, ha organizzato una serata a ingresso libero per tutti coloro che volevano rendere omaggio al grande sportivo proprio là dove riposa.
«Voglio vivere così…» era il titolo dell’evento che ha visto protagonisti l’attore e regista Marco Caronna, voce narrante di un omaggio fatto di parole e musica in ricordo della straordinaria vita di Adorni, accompagnato da alcuni giovani musicisti della Toscanini Next. Recitato, cantato e ambientato in una Parma che scopriva il dopoguerra attraverso gli occhi di un operaio che voleva diventare un campione. Marco Caronna ha aperto così la celebrazione: «C’era un bambino di 7 o 8 anni, al mare, in quel mare dove si andava nei primi anni Settanta, un mare da piccola borghesia in cui ti chiamavano dal balcone: Igea Marina, Viserba. Si prendeva il bambino per i piedi, lo si trascinava sulla sabbia e si disegnava una pista su cui poi, con palline di plastica con dentro le facce dei ciclisti, si poteva correre spingendo in avanti. Con un po’ d’acqua si poteva fare qualche curva parabolica che faceva diventare la pista, una pista vera. Ma quel bambino di 7 o 8 anni su una cosa non era disposto a discutere: su chi abitava dentro la sua pallina di plastica. Lì ci doveva essere Adorni, per forza, e con lui il bambino vinceva spesso, perché aiutato dalla classe infinita dell’uomo dagli occhi chiari».
Raccontare, attraverso la poesia, la storia di Vittorio Adorni che, partito da una famiglia povera e dopo anni a lavorare come operaio nelle piccole botteghe della città (dove si spostava sempre con la sua bicicletta), vinse il Giro d’Italia nel 1965 e il campionato del mondo tre anni dopo, significava raccontare un pezzo di storia di Parma, il dopoguerra, attraversato sempre e comunque da quella «parmigianità» che accompagnava Vittorio e tutti i suoi concittadini. «Attraverso la punta di Parmigiano che lui chiedeva di portare a chiunque gli facesse visita ovunque fosse, si faceva arrivare una cultura intera e si muoveva una città», ha continuato Caronna.
«La “parmigianità” esiste anche se nessuno di noi sa bene cosa sia, però, è un modo di muoversi, di guardare le persone e di chiacchierare - ha concluso il sindaco Michele Guerra -. È qualcosa che ci appartiene e di cui avvertiamo immediatamente l’essenza quando siamo lontani dalla nostra città».
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