Betania
Betania festeggia 40 anni di attività con un momento forte e profondo nell’incontro con don Ciotti, al Centro pastorale diocesano, dal titolo «Bisogna decidere di ripartire dagli ultimi: proposte future». Una conversazione con il professor Paolo Andrei in cui si è fatto il punto sulla società.
«Quella frase del titolo - ha affermato don Luigi Valentini, fondatore della comunità Betania, in apertura di incontro - rappresenta ancora un sogno. Ci siamo dati da fare, abbiamo trovato tanti aiuti ma c’è ancora molta strada da fare. Dobbiamo intraprendere un discorso in cui gli ultimi tornano seriamente a essere cittadini allo stesso modo, allo stesso livello degli altri. Betania ospita 180 persone fra varie modalità di bisogni, dalla dipendenza ai malati di Aids fino a immigrati e persone senza dimora. È diventato un osservatorio di un mondo che ancora non si esprime perché molti non hanno voce. Dobbiamo imparare un alfabeto diverso per il rispetto dell’uomo».
Paolo Andrei, che nel 2018 in qualità di rettore ha conferito la laurea honoris causa a don Ciotti, ha invitato a esaminare alcuni punti di un documento della Conferenza episcopale italiana del 1981 da cui sono nate le prime idee per la fondazione di Betania.
Don Ciotti con sguardo vivo, acceso, stimolante e quasi ribelle ha affermato: «Quarant’anni fa io c’ero, sono testimone del cammino fatto ma ora serve uno scatto in più. Dopo tutto questo tempo diciamo le stesse cose e siamo di fronte agli stessi problemi. Viviamo in un Paese dove c’è emorragia di umanità. Bravo e coraggioso Mattarella intervenuto sul Patto di Dublino, erano flussi e condizioni diverse. L’Europa deve interrogarsi con meno egoismo».
«La malattia di oggi - prosegue don Ciotti - sono i neutrali, sfiduciati, perché non hanno visto cambiamenti, c’è sempre più fragilità nei contesti sociali. Peggio ancora sono i mormorandi, coloro che stanno sempre zitti poi giudicano e spettegolano nei salotti creando un clima di fatica e pesantezza. Le povertà sono aumentate - prosegue don Ciotti con le mani che raccontano quasi più delle parole - gli impegni prioritari sono quelli che riguardano la gente, tuttora priva dell’essenziale».
Così don Ciotti riprende le parole del documento Cei che includono salute, casa, lavoro, salario famigliare, accesso alla cultura e alla partecipazione ricordando l’abbandono scolastico e il precariato fra i punti chiave. «Droga ce n’è più di prima - sbotta don Ciotti - ci sono nuove forme di dipendenza, se ne parla meno. A fare la differenza è l’indifferenza. Con il gioco d’azzardo sono il pilastro delle organizzazioni criminali. Nel Dna dei mafiosi c’è un imperativo: rigenerarsi. Tanto è stato fatto, ma sono 150 anni che parliamo di mafia, il male deve essere estirpato alla radice, una sfida di politiche sociali».
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