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INTERVISTA

Tra i naufraghi, il primo compositore di Elvis: la lezione del maestro Franco Norma, che cantava sull'Andrea Doria - Video

L'articolo del 2006: «Andrea Doria? Io c'ero», il parmigiano Franco Norma rievoca l'angoscioso naufragio

17 Maggio 2024, 15:11

Franco Norma ha 90 anni ma, come ha detto nelle interviste di oggi a Radio Parma e al sito della Gazzetta di Parma, ha ancora tante idee: "Mi sento un vulcano". Alle spalle ha una lunga carriera in campo musicale. 
Nel luglio 1956 era sulla nave Andrea Doria, che affondò speronata dalla nave Stockolm: lui faceva parte di una delle orchestre della nave e si stava esibendo. Un "fil rouge" collega in qualche modo quella vicenda, di cui Norma - parmigiano d'adozione dal 1969 - è uno dei testimoni. Tra le persone che si salvarono con le scialuppe c'era Mike Stoller, compositore statunitense che tra l'altro scrisse la prima canzone di un (allora) giovane esordiente... Elvis Presley. Una scoperta citata in un libro di Luca Castellino ed Ernesto Zucconi, di cui Franco Norma parla nella video-intervista di Andrea Violi. 

«Andrea Doria? Io c'ero» Il parmigiano Franco Norma rievoca l'angoscioso naufragio

L'articolo di Isabella Spagnoli pubblicato sulla Gazzetta di Parma del 27 luglio 2006  

Sono trascorsi 50 anni da quella notte fra il 25 e il 26 luglio del 1956, quando la perla della nostra flotta mercantile, l’Andrea Doria, affondò speronata dalla nave Stockolm. E da 50 anni che Franco Norma, superstite del naufragio, ammira quella camicia blu di seta riposta nel suo armadio; quell'indumento (divenuto simbolo della memoria) che indossava quando si è consumata la tragedia. Franco, parmigiano d’adozione (vive nella nostra città da 1969) ci lavorava su quella nave da crociera che da mezzo secolo giace negli abissi marini. «Ero cantante di bordo e da 16 mesi viaggiavo sull'Andrea Doria, una nave magnifica, un vero incanto - spiega questo signore di 72 anni con un passato di artista-marinaio -. Quando, in quella notte di nebbia fitta come farina, la nave si inabissò io avevo 22 anni e con me viaggiavano 1706 persone». 22 anni di energia, di talento e anche di incoscienza: «Probabilmente quando vidi la nave colpirci non mi resi pienamente conto di quello che stavo rischiando e mai neppure un minuto pensai che avrei potuto morire». Gli occhi ancora colmi di emozione nel raccontare l’accaduto, il signor Franco, apre una carpetta piena di ritagli di giornale, di fotografie e di tutto quello che ha raccolto su quel dramma che ha vissuto in prima persona. Dai ricordi emerge il menù di bordo consigliato dallo chef per il pasto che comprendeva: antipasti vari, risotto alla parmigiana in salsa finanziera, pollastrino grigliato all’americana, cavolfiori al burro, insalata mista, delizie parigine, formaggi assortiti, frutta di stagione e caffè ristretto. Visioni ormai lontane, ma ancora nitide di quelle persone, gli ultimi ritardatari, che si erano da poco alzati dalla tavola e che in occasione di quella che era l’ultima serata di navigazione, prima di arrivare a New York, si scambiavano gli ultimi saluti. E poi ricordi di musica. Di note che avvolgevano quel clima di festa. «Pochi minuti dopo le 23 una delle due orchestre stava eseguendo ''Arrivederci Roma'' - continua Franco - mentre la mia stava aspettando le richieste per riprendere a suonare. Ricordo che mi si avvicinò una signorina che mi chiese se potevo eseguire il brano ''Stelle e lacrime'', un titolo significativo, un segno del destino. Proprio mentre le stelle stavano a guardare, l’Andrea Doria si preparava a versare tante lacrime in quel mare nero». Franco inizia a cantare e subito dopo avviene la catastrofe: «Io stavo appunto accennando le prime note quando mi trovai per terra causa lo scossone pazzesco; credetti che la nave si fosse arenata su un basso fondale. Ci vollero pochissimi secondi per rendermi conto della tragedia: la nave era stata speronata e se fossi stato pochi metri più indietro avrei perso immediatamente la vita». Norma ricorda le urla, il panico dei passeggeri ma anche la calma con cui il comandante annunciò alle persone a bordo che l’imbarcazione era stata colpita: «Subito le persone corsero nelle rispettive cabine per andare a prendere i salvagente e gli effetti personali. Io rimasi vestito con la ''divisa'' dell’orchestra e presi con me solo il portafoglio. Pensai anche di salvare un cronografo d’oro appena acquistato ma dentro di me pensai che avrei potuto recuperalo più avanti. Purtroppo non fu così». Franco dopo tre ore dalla collisione salì su una scialuppa diretto alla nave (la William Thomas) che lo stava aspettando per andare a New York dove lui con altri superstiti rimase 16 giorni prima del suo ritorno in Italia. Norma ripensa con tranquillità a quei momenti con animo sereno, come chi ha esorcizzato il fatto di avere sfiorato la morte: «Non dimenticherò mai il capitano Calamai, persona seria e responsabile. Fu l’ultimo verso le 4 del mattino a lasciare la nave. Dovettero portarlo via a forza. Voleva affondare con lei». La strage dell’Andrea Doria fece 48 vittime (4 morti furono sulla Stockolm). Ora il relitto è ancora lì in fondo al mare: «E custodisce il mio cronografo», conclude Franco che non ha permesso a quella nebbia assassina (prima colpevole della tragedia) di offuscargli la memoria. Una memoria ancora alla ricerca dei perché: «Si poteva evitare la tragedia?» continua a chiedersi Franco. La risposta giace accanto alla nave.

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