×
×
☰ MENU

Solidarietà

Ciac, mani tese per dare speranza al mondo in fuga

Viaggio a Wonderful World, in viale Rustici

Ciac, mani tese per dare speranza al mondo in fuga

di Laura Ugolotti

04 Novembre 2024, 10:12

Arrivano dal Bangladesh, dall’Afghanistan, dal Sudan, dall’Ucraina, dal Mali, dal Camerun, dalla Bolivia, dalla Cina. Sono i rifugiati. Uomini, donne, minori costretti a fuggire dai loro Paesi per poter sopravvivere e avere un futuro. La migrazione legale non è normata in Italia, quindi al loro ingresso nel nostro Paese diventano automaticamente clandestini, irregolari. Questo li confina in un cono d’ombra dove, in assenza di riconoscimento e diritti, diventano ricattabili, dal punto di vista economico e sociale: dalla criminalità, in particolare per uomini e ragazzi, e dallo sfruttamento sessuale, in particolare per donne e ragazze. E più loro sono ricattabili, più cresce l’allarme sociale. A Parma c’è una realtà che da anni opera per fornire loro strumenti di cittadinanza. È il Ciac - Centro immigrazione asilo e cooperazione internazionale, un ente di tutela ma soprattutto un luogo di accoglienza che si occupa della presa in carico di migranti e rifugiati.
Abbiamo incontrato gli operatori di Ciac a Wonderful World, la sede di viale Rustici, un edificio concesso in comodato d’uso gratuito dai Saveriani. Nata nel 2019 come casa di accoglienza di comunità per dare rifugio a richiedenti asilo e titolari di protezione esclusi dall’accoglienza istituzionale, oggi è anche un innovativo laboratorio per la costruzione di competenze per il lavoro, con corsi e laboratori di cui gli stessi ospiti sono protagonisti. Lì ci si forma anche su tutte quelle mansioni connesse alla ricettività, che poi si traducono nella pratica con il Room & Breakfast dei piani superiori, attivato a settembre per sperimentare forme di ricettività turistica solidale.
«Il motivo per cui tutto questo è nato a Parma non è casuale - spiega il direttore Michele Rossi -. Veniamo dagli insegnamenti di Mario Tommasini, che per primo ha voluto sperimentare l’accoglienza creando relazioni, aprendo gli spazi di segregazione, come manicomi e brefotrofi. Questa è la città di don Scaccaglia e della sua Chiesa d’Asilo. Nella nostra provincia, poi, il movimento cooperativo è molto attivo. Insomma, c’è una Parma solidale: c’era ieri ma esiste ancora oggi. E anche se la solidarietà non è più predicata, fa comunque parte della nostra storia e della nostra identità».
«Ciac nasce ufficialmente nel 2001 - racconta il presidente Emilio Rossi -, ma le prime attività di accoglienza spontanea sono iniziate negli anni Novanta, quando dalla ex Jugoslavia in guerra arrivarono i primi disertori, ai quali vennero offerte tutela legale, protezione e la possibilità di ricostruire legami sociali. Nel 1994, con il supporto del Comune, abbiamo ottenuto la concessione dei primi appartamenti, a Parma e a Sala Baganza».
Oggi il Ciac ha una consolidata e riconosciuta esperienza nella tutela dei diritti della popolazione migrante e rifugiata e delle categorie vulnerabili esposte a esclusione sociale e marginalizzazione. Fornisce loro gli strumenti per poter diventare cittadini attivi e parte della comunità. «Ciac ha 34 sportelli di accoglienza attivi, uno in ogni Comune della provincia di Parma - spiega Michele Rossi -. Sono il primo contatto per chi arriva e non ha una casa, non ha un lavoro, non ha documenti. In Italia, gli unici canali di regolarizzazione per i migranti sono la richiesta d’asilo o le grandi sanatorie. Ma per l’asilo possono volerci anche due anni e, nel frattempo, che tipo di accoglienza vogliamo offrire? L’accoglienza riguarda tutti noi: riguarda la qualità e la salute delle relazioni, dell’economia e del tessuto sociale».

I numeri: dal 2022 al 2024 accolti 1.700 rifugiati

Nel triennio 2022-2024 il Ciac ha accolto 1700 rifugiati, dei quali 400 minori e 550 donne. I 34 sportelli provinciali hanno registrato 18mila accessi, mentre il servizio Step-In, da marzo 2023, ha attivato 2000 interventi. Sono stati 1250 gli iscritti ai corsi di lingua italiana, che hanno potuto così inserirsi nella vita sociale e lavorativa del territorio. Sono 170, tra il 2023 e il 2024, le persone che hanno trovato un’occupazione. Il Safe Space ha coinvolto 300 donne e il programma di Community Matching ha attivato a Parma 134 Buddy, entrati in una relazione di reciprocità con i migranti stranieri. Gli appartamenti a disposizione di Ciac per l’accoglienza sono 77, ma non bastano per far fronte alle richieste. Per questo, con il progetto «Ciac cerca case», l’associazione ha promosso una campagna per la ricerca di appartamenti privati in affitto, proponendosi come garante e promotore. Ad oggi, il Ciac può contare su oltre trecento volontari. «Tutti noi abbiamo iniziato così - spiega Michele Rossi -, ma per noi era prioritario dare valore al lavoro, alla professionalità e alle competenze: gli ottanta operatori del Ciac oggi sono assunti a tempo indeterminato. Di questi il 25 per cento sono migranti, il 25 per cento under 35 e il 54 per cento sono donne». I progetti attivi oggi sono 37, finanziati da fondi e bandi europei, nazionali e regionali. Il Ciac è il coordinatore del progetto «La civiltà dell’accoglienza», che coinvolge Comunità di Betania, Caritas, Di mano in mano, Il pozzo di Sicar, il Centro aiuto alla vita e l’istituto del Buon Pastore. Ma la collaborazione è attiva anche con Cgil, Università, Ausl, Acer e Asp, aziende, scuole, parrocchie, circoli e associazioni. «I progetti creano indotto anche per il territorio: 1,8 milioni di euro nella gestione degli appartamenti di accoglienza, che vanno ai privati affittuari, 6 milioni sono investiti sul personale, altrettanti in attività di accoglienza, tutela e assistenza».
L.U.

 

© Riproduzione riservata

CRONACA DI PARMA

GUSTO

GOSSIP

ANIMALI