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Le chicche della nonna

Odissea della smemorata di Brescia

1965, una signora di 69 anni vaga per Parma cercando di rincasare

Odissea della smemorata di Brescia

di Emanuele Marazzini

09 Marzo 2025, 12:35

«Dove sono? Dove sono?»: se stessimo guardando l’inizio di un film di Dario Argento questa domanda rimbalzerebbe dallo schermo al pubblico e sarebbe di certo accompagnata da movimenti di macchina rapidi ed allucinati. Se si scoprisse poi che a farfugliare tali parole è una donna sola, barcollante nella sera, la miccia della suspense si accenderebbe subito...
Già, eppure la scena in questione non è frutto dell’estro di un regista, bensì della realtà dura e pura: domenica 28 marzo 1965, infatti, due sorelle - insieme al fidanzato di una di loro - si imbatterono in una signora anziana che vagava nei pressi di Barriera Garibaldi in evidente stato confusionale. «Soffro spesso di amnesia» chiarì la malcapitata quando tornò lucida «ora voglio rincasare quanto prima». I tre giovani si guardarono e decisero che la loro buona azione non era ancora conclusa. Così scortarono la signora fino in via Collegio dei Nobili, ma enorme fu la loro sorpresa allorché quella esclamò che il suo domicilio non si trovava affatto lì: «Abbiate pazienza, la memoria mi combina brutti scherzi. In realtà abito solo un po’ più lontano!». Contrariati, ma spinti dal fuoco dell’altruismo, i tre «samaritani» raggiunsero anche un secondo (distante un paio di chilometri) e un terzo indirizzo indicati dalla donna, senza tuttavia trovare la casa giusta. Fattesi ormai le 23,30, la smemorata venne stavolta portata in Questura.
Il commissario, aperta la sua carta d’identità, alzò un sopracciglio: la signora era sì originaria di Parma, ma risiedeva a Brescia. Interrogata in merito, la donna dichiarò con naturalezza di essere venuta in città assieme ai genitori e al marito. Il commissario alzò anche l’altro sopracciglio: sul documento si leggeva vedova, di anni 69; difficile credere che i suoi genitori fossero ancora vivi... Il resto della conversazione non aggiunse dettagli significativi dunque, per evitarle almeno una notte in bianco, si dispose che la smemorata venisse condotta in un asilo popolare in Oltretorrente, spacciato per albergo. Ma quella, non appena scese dalla Giulietta, si diede alla fuga avendo riconosciuto l’edificio. E anche se una guardia notturna riuscì a fermarla, non ci fu verso di farle varcare la soglia dell’asilo.
Agli agenti non restò dunque che riportarla - bella sorridente - in Questura dove il commissario sbuffando si mise ad attendere l’alba con una trepidazione mai provata prima. Finalmente, al mattino, una telefonata dai colleghi di Brescia svelò il mistero: la donna era venuta a Parma a trovare la figlia, abitante in zona stazione, e dopo i saluti era iniziato l’oblio.

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