Politica
“Di fronte a un provvedimento che tradisce lo spirito del Decreto nazionale e che, invece di semplificare, complica ulteriormente la vita ai cittadini e ai Comuni, non potevo che esprimere un dissenso politico forte e inequivocabile. Per questo oggi ho scelto di uscire dall’Aula e di non partecipare al voto finale sul recepimento regionale del Decreto Salva Casa". Lo dice Tommaso Fiazza, capogruppo Lega Salvini Premier - Il Popolo della Famiglia.
"La Giunta regionale ha fatto una scelta chiara: irrigidire, restringere, sovrapporre norme e vincoli, con l’effetto di depotenziare uno strumento pensato dal Governo per sbloccare situazioni di stallo, rigenerare immobili abbandonati e sostenere chi vuole investire nel recupero edilizio- prosegue-. Altro che semplificazione: ci troviamo davanti a un testo ideologico, che interpreta in senso restrittivo le aperture previste dalla normativa nazionale e che ignora del tutto le esigenze concrete del territorio. Come Gruppo Lega abbiamo presentato emendamenti costruttivi, nel pieno rispetto dell’equilibrio tra norme nazionali e pianificazione locale. Nessuno di questi è stato accolto. Non c’è stato alcun confronto reale, né la volontà di ascoltare chi avrebbe potuto offrire spunti utili, a partire dalle associazioni di categoria. Si è deciso di portare avanti tutto in fretta e in modo blindato, rinunciando perfino alle udienze conoscitive che in altre Regioni sono state considerate fondamentali. Una chiusura politica che non possiamo accettare".
E chiosa: "Il mio gesto di uscire dall’Aula non è stato un atto di disinteresse, ma di responsabilità. Quando non c’è ascolto, quando ogni proposta dell’opposizione viene respinta per partito preso, quando una legge nazionale viene snaturata per motivi ideologici, non resta che chiamarsi fuori da una messinscena che nulla ha a che vedere con il buon governo”.
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