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da 103 anni

Cornazzano, la fiera col cuore tra cielo e terra - Foto

Gli organizzatori: «Tante le novità: a cominciare dalla mongolfiera e dal Palo della Cuccagna»

di Laura Ruggiero

28 Luglio 2025, 11:01

Ci sono luoghi in cui il tempo non corre, ma cammina accanto alla memoria. A Cornazzano, la terra parla ancora con la voce ruvida dei campi e le mani che la lavorano custodiscono storie più antiche di qualsiasi cronaca. È qui che, da 103 anni esatti, la Fiera accende i battiti della comunità contadina, intrecciando devozione, lavoro e festa in un rito che ogni estate rinnova la sua promessa: non dimenticare da dove veniamo.
Una festa diversa da tutte le altre, che da oltre un secolo richiama migliaia di contadini, famiglie, bambini, giovani e buongustai. Un appuntamento irrinunciabile, ospitato nel podere dei fratelli Fanfoni. Una tradizione nata quasi per caso, eppure diventata identitaria. «Questa fiera è nata nel 1922 per pura casualità - racconta Graziano Ravasini -. Nel canale c’era un punto di ritrovo per i giovani che si trovavano per passare del tempo. Hanno pensato così di organizzare una festa. Il primo anno era una semplice mangiata d’anguria, un modo per stare insieme. Il secondo anno, si è pensato di portare delle biciclette d’epoca. Il terzo anno si sono portate le trombe e una pista di legno dove ballare. Ogni anno, insomma, si portava qualcosa di nuovo». Graziano oggi ha 99 anni, e per 70 ha contribuito all’organizzazione della fiera, oggi gestita dal «Comitato fiera del Cornazzano», che unisce il Comitato Agricolo, il circolo Viarolo e il Viarolese. Anche se ora ha lasciato le redini, non manca mai a quella che considera una tappa imprescindibile dell’estate. «Per me è un evento imperdibile - spiega -. Penso che adesso sia ancora più bella rispetto al passato perché ogni anno c’è qualcosa di nuovo e sempre più partecipanti». E anche quest’anno le novità non sono mancate. Su tutte, la tappa del campionato nazionale a cura dell’associazione italiana Palo della Cuccagna, che ha animato il sabato sera con entusiasmo e partecipazione. Una tradizione recente, introdotta appena due anni fa, già diventata simbolo di una fiera che si rinnova senza perdere la propria anima. «Negli anni - spiegano gli organizzatori - la fiera è cambiata, si è evoluta, ma ha sempre mantenuto le sue radici. L’obiettivo è anche quello di attirare i più giovani e persone di tutte le età. Per le persone del luogo in particolare è un appuntamento imperdibile ed è un orgoglio portare avanti questa tradizione. Una tradizione che abbiamo affiancato con tante novità per riuscire a rinnovarci». Accanto alle innovazioni, restano saldi gli appuntamenti che da sempre segnano il ritmo della festa, come il raduno e la benedizione dei trattori che hanno aperto la manifestazione. Al centro di tutto resta la terra e chi la coltiva, in un omaggio devoto e festoso al mondo agricolo. Una fiera che non è solo festa, ma anche occasione di confronto sulla condizione dell’agricoltura e di esposizione delle nuove attrezzature. La giornata di ieri ha visto alternarsi momenti spettacolari e familiari: la mongolfiera ancorata ha incantato grandi e piccoli, mentre lo spettacolo equestre a cura dell’Associazione degli Argini ha chiuso la serata. In mattinata, ad aprire i festeggiamenti, la banda Giuseppe Verdi e le Majorettes «Le Orchidee». La festa continua anche oggi: a partire dalle 19, i giochi da tavolo di altri tempi in collaborazione con «L’Officina Clandestina» animeranno il podere. A seguire, la musica dell’Orchestra Giacomo Maini. Domani sera il gran finale, con lo spettacolo pirotecnico musicale delle 22,30, accompagnato dall’orchestra Luca Canali e dal dj set con Franky_B & Terra. Il programma è stato arricchito dall’esposizione dei mezzi dell’associazione «Tracce di storia»: «Quest’anno abbiamo portato diversi mezzi, italiani e non solo - spiega Diego De Pau, membro dell’associazione -. Tra questi un trattore d’artiglieria inglese, il TM4 e il TL37. Novità di quest’anno, un Duck, un mezzo anfibio capace di andare sia sulla terra che in acqua. Abbiamo voluto cambiare un po’. Questo è il secondo anno che partecipiamo ed è bello vedere così tante persone incuriosite. Abbiamo incontrato anche tante persone anziane, che si ricordavano di questi mezzi utilizzati durante la guerra».

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