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Martoriati dal mal di schiena? Forse è colpa dell'ernia discale

Martoriati dal mal di schiena?  Forse è colpa dell'ernia discale

di Monica Rossi

16 Dicembre 2020, 09:43

I problemi causati dalla deformazione dei cuscinetti fra le vertebre. Un dolore che, oltre che alla spina dorsale,   può irradiarsi alla testa, a   gambe e braccia, al tronco  e bacino

Pochi di noi possono vantare di non aver mai avuto mal di schiena. In Italia, infatti, ne soffre una persona su quattro e i numeri aumentano con l’età, oltre ad essere il motivo più ricorrente di infermità lavorativa e disabilità. 

Tra le possibili cause c’è l’ernia discale, che non sempre è sintomatica, ma quando lo diventa in genere si fa sentire forte e chiara.

 Abbiamo chiesto a Mariangela Dardani, fisiatra e neurologa, dirigente medico di medicina fisica e riabilitativa dell’Ausl di Parma, di spiegarci come si forma un’ernia.
«Prima di tutto, il disco è una sorta di cuscinetto presente tra una vertebra e l’altra con la funzione di ammortizzatore e di ligamento - sopporta i carichi e collega le vertebre l’una all’altra - formato da una parte centrale denominata nucleo polposo e una parte esterna chiamata anello fibroso.

A seconda delle sollecitazioni pressorie, si assiste ad una deformazione del disco. Per ernia  - continua   - si intende la fuoriuscita di materiale del nucleo polposo attraverso una lacerazione dell’anello fibroso - spiega Dardani - L’ernia può essere dislocata all’interno del canale spinoso e provocare così una compressione e irritazione delle radici nervose, da cui   derivano da una parte disturbi sensitivi e motori e dall’altra la liberazione di sostanze che scatenano un processo infiammatorio causa del dolore».

«Questo tipo di patologia  - continua Dardani - è dovuta a processi di usura delle strutture della colonna vertebrale legati all’età, all’invecchiamento, a lavori e professioni pesanti, a fattori genetici».

 Il passare degli anni peggiora la situazione? 
«I dischi intervertebrali con il tempo perdono il loro contenuto acquoso e questo ne determina una minore resistenza e flessibilità. Anche alcune attività sportive o lavorative che implicano il sollevamento di pesi possono contribuire a causare un’ernia discale; così pure cause traumatiche legate ad incidenti stradali o cadute sulla schiena possono determinare la fuoriuscita del nucleo polposo dalla sua sede».

Come possiamo capire se il dolore è causato da un’ernia discale? 
«Bisogna, per prima cosa, rivolgersi ad un medico specialista che, dopo una visita accurata comprensiva di raccolta dei dati anamnestici ed esame clinico con ispezione, applicazione di test specifici ed esame neurologico, decide quali esami diagnostici eseguire per confermare il sospetto di ernia (risonanza magnetica e/o tomografia computerizzata). Bisogna inoltre differenziare il dolore causato da ernia del disco da altri dolori collegati ad altre patologie, quali ad esempio un restringimento del canale spinale, traumi, spondilolistesi (spostamento di una vertebra), osteoartrosi, osteoporosi, ed altre malattie anche localizzate ad altri apparati».

Quali i sintomi?
 «Quando presenti, si possono manifestare come dolore e/o come deficit neurologico, come ad esempio alterazione della sensibilità cutanea e perdita progressiva di forza. La tosse e gli starnuti possono accentuare il dolore».

 Il dolore può ramificarsi in diverse parti del corpo? 
«A seconda della radice nervosa compressa dall’ernia, il dolore a partenza dalla colonna può irradiarsi al capo, agli arti superiori, agli arti inferiori, al bacino, al tronco. Si parla di cervicobrachialgia quando il dolore interessa il rachide cervicale e gli arti superiori e lombosciatalgia se i sintomi sono localizzati al tratto lombare e agli arti inferiori. Per quanto riguarda le ernie dorsali, possono irradiare il dolore a livello intercostale».

 Si può fare prevenzione? 
«Come per altre patologie, è utile praticare un corretto stile di vita, mantenere un peso corporeo ottimale, gestire lo stress, praticare un’attività motoria con esercizio fisico costante e regolare; inoltre, porre attenzione alla modalità di sollevamento e spostamento dei pesi avendo cura di non sovraccaricare i dischi. In aggiunta - conclude -  è molto importante mantenere una corretta postura da seduti ricercando sempre le curve fisiologiche protettive della colonna vertebrale».
 

Mariangela Dardani
Fisiatra e neurologa, dirigente medico di medicina fisica e riabilitativa dell’Ausl di Parma

© Riproduzione riservata

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