un'età complicata
La situazione degli adolescenti nel nostro Paese, secondo i dati riportati da «L’atlante dell’infanzia a rischio in Italia» pubblicato di recente da Save the Children, è per molti versi allarmante. Fumo e alcol sono in crescita, soprattutto fra le ragazze, e accanto alle vecchie si fanno strada nuove dipendenze collegate all’uso di internet come il cyberbullismo in rete, caratterizzato da azioni violente e intimidatorie esercitate dai bulli che porta le vittime alla vergogna e all'isolamento sociale che a volte sfocia in varie forme depressive, attacchi di panico e atti estremi come i tentativi di suicidio.
Altro fenomeno in ascesa, il «gaming», vale a dire l’utilizzo eccessivo dei videogiochi che porta all’isolamento e alla tendenza all'introversione: i videogiochi tendono a sostituirsi ai rapporti personali e alle relazioni sociali con conseguenti difficoltà scolastiche per il tempo sottratto allo studio.
Secondo uno studio pubblicato recentemente sulla rivista «Addiction», in Europa un ragazzo su cinque sarebbe ad alto rischio di gaming problematico mentre in Italia la percentuale sale al 23,9%, superiore alla media europea.
Il consumo di sostanze illecite vede - oltre a cannabis, cocaina ed eroina - ben 62 nuove sostanze psicoattive recentemente identificate, assemblate in laboratori clandestini (il che le rende più pericolose), che vengono consumate prevalentemente dalle fasce di età più giovani.
Nel corso del 2021 si stima che circa 77 mila studenti fra i 15 e i 19 anni abbiano fatto uso di queste nuove sostanze, spesso abbinate ad anfetamine o ecstasy. Per quanto riguarda il fumo, i dati Istat documentano come circa un ragazzo su 20 fuma sigarette ogni giorno già a 1417 anni, mentre tra gli adolescenti di 1617 anni, uno su 20 ha bevuto e mischiato alcol (binge drinking).
Inoltre negli ultimi quattro anni è quintuplicata la percentuale di studenti che utilizza sigarette elettroniche, raggiungendo un quarto degli studenti.
Esistono poi casi in cui i ragazzi interrompono gli studi, si chiudono nella propria camera evitando le relazioni con il mondo esterno per settimane o addirittura per mesi, in alcuni casi mantenendo i contatti con amici e parenti solo attraverso l’utilizzo di Internet. È un fenomeno che viene da Giappone dove è definito «hikikomori» e che è arrivato in Italia destando molta preoccupazione, tanto che la relazione annuale al Parlamento sulle tossicodipendenze di quest’anno affronta anche questo tema.
La pandemia da Covid 19 ha purtroppo contribuito ad accentuare il disagio giovanile, provocando gravi disturbi sulla salute mentale di bambini e adolescenti fra cui ansia, depressione, solitudine, stress, paura, rabbia, confusione e preoccupazione ed anche accentuando i casi di disturbi del comportamento alimentare con un’eccessiva preoccupazione per il peso e un’alterata percezione dell’immagine del proprio corpo fino all'anoressia (paura di ingrassare legata a un disturbo dell’immagine corporea) e alla bulimia (episodi di abbuffata seguiti da comportamenti definiti “di compenso” come il vomito autoindotto, l’utilizzo di lassativi, e l’intensa attività fisica).
La pandemia ha avuto un effetto anche su obesità e sovrappeso: i recenti dati Istat documentano che il tasso di bambini in sovrappeso o obeso è aumentato dal 32,6% del 2019 al 34,5% del 2021 con conseguenze negative sulla crescita e sulla salute in età adulta.
Oltre agli errati comportamenti alimentari, che hanno anche una causa economico- sociale, in quanto i cibi a basso costo sono più calorici e dannosi, a contribuire all’aumento di peso è anche la sedentarietà. Bambini e adolescenti italiani si muovono poco: in media il 24,7% non pratica mai sport, secondo i dati dell’indagine Istat «Aspetti della vita quotidiana», con una maggiore incidenza di sedentarietà nelle regioni del Sud rispetto a quelle del Nord e nelle famiglie in condizione socioeconomica svantaggiata, dove aumenta l’uso di dispositivi elettronici e della televisione e diminuisce la partecipazione alle attività sportive.
Dopo il Covid la situazione è peggiorata: società sportive e palestre hanno un numero di iscritti inferiore e la sedentarietà nella fascia di età 317 anni è aumentata ovunque: secondo i recenti dati dell’Istat, la percentuale di bambini e adolescenti tra i tre e i 17 anni che pratica sport in modo continuativo è crollata dal 54,1% del 2019 al 36,2% .
Durante la pandemia circa il 40% dei bambini ha modificato le proprie abitudini alimentari, il 27% ha mangiato di più, incrementando in particolare il consumo di snack (60,3%), di succhi di frutta (14%) e di bibite (10,4%), con forti ripercussioni sul peso e sulla salute.
Di fronte a questo stato di cose, non certo incoraggiante, le famiglie in primo luogo, ma anche la società e le istituzioni, devono interrogarsi su come fronteggiare questo fenomeno e rispondere in maniera efficace al crescente disagio giovanile, non con scelte calate dall’alto ma con un approccio partecipativo che coinvolga anche i giovani.
L’Italia purtroppo è un paese che invecchia sempre di più e deve a tutti i costi salvaguardare il suo bene più prezioso, che sono le nuove generazioni, prendendosi cura dei giovani in maniera attiva con politiche che favoriscano la salute e la pratica sportiva, incrementando le risorse per la prevenzione e la medicina di base, potenziando una rete sanitaria territoriale insufficiente in cui mancano almeno 1.400 pediatri e dove sono carenti i consultori familiari e i servizi dedicati agli adolescenti.
© Riproduzione riservata
Gazzetta di Parma Srl - P.I. 02361510346 - Codice SDI: M5UXCR1
© Gazzetta di Parma - Riproduzione riservata