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salute

Pensieri ossessivi e ripetitivi, previsioni negative, ansia: come curarsi

Pensieri ossessivi: la mente in gabbia

di Monica Tiezzi

13 Maggio 2023, 09:23

Pensieri ossessivi e ripetitivi, previsioni negative, ansia. Forse è capitato a tutti, in situazioni spiacevoli e dolorose. Ma che differenza ci può essere tra pensare, riflettere e rimuginare per, ad esempio, prendere una decisione più o meno importante, o farlo inutilmente, infliggendoci ulteriore sofferenza? E soprattutto: quando il rimuginare diventa un problema e come affrontarlo?

Lo chiediamo a Carlo Pruneti, docente di psicologia clinica e psicopatologia generale dell'Università di Parma, responsabile del Laboratorio di psicologia clinica, psicofisiologia clinica e neuropsicologia clinica del Dipartimento di medicina e chirurgia.

«Pensare e soprattutto riflettere su un argomento o problema, è un processo mentale che nasce con una funzione filogeneticamente adattiva: focalizzare l’attenzione su qualcosa ritenuto importante o problematico. Spesso riflettere più a lungo su un problema può consentire di risolverlo positivamente. Tuttavia, è necessario anche imparare a capire quando riflettere non è più utile e diventa una trappola mentale.

Rimuginio e ruminazione: quali sono le differenze e quali i meccanismi psicologici?

In entrambe le situazioni, un ruolo fondamentale ce l’ha il ricordo e la capacità dell’individuo di raccontare a se stesso le proprie esperienze e la propria storia. Ognuno ricorda degli eventi e delle emozioni perché fanno parte del patrimonio personale di apprendimenti, volontari o meno, con immagini mentali, emozioni e pensieri concomitanti. I ricordi più vividi sono quelli con più alta valenza emotiva negativa, ed è geneticamente logico: è molto più protettivo per l’individuo e per la specie, che sia vivido il ricordo di un pericolo, di una situazione che ha creato danni sia a livello psichico che fisico che, piuttosto, di una esperienza felice.

Cosa caratterizza il rimuginare?

È una sorta di giro vizioso che riporta sempre alla questione iniziale: sarà giusto o sbagliato, opportuno o no, sarà il momento o la cosa giusta da fare? Uno stile di pensiero analitico, ripetitivo ma quasi sempre non produttivo, pessimistico e negativo, che produce aspettative più o meno realistiche di fallimento o catastrofismo le quali, a loro volta, innescano e sostengono disturbi dello spettro ansioso e poi, in caso di cronicizzazione, disturbi depressivi. Un dialogo interno che vede come protagonista un sé quasi sempre passivo, sfortunato, con bassi livelli di autostima. Sia la ripetitività di tutto il processo che gli stessi pensieri sono vissuti come poco gestibili, se non incontrollabili. Il rimuginio ha poi un’altra conseguenza negativa: poiché il contenuto dei pensieri ricorrenti è quasi sempre al centro dell’attenzione, si avrà una difficoltà a connettersi adeguatamente alla realtà. Il rimuginio è un fronteggiamento dell’ansia. Quando poi, il più delle volte, l’evento temuto non si verifica, il soggetto attribuisce il suo mancato verificarsi proprio al fatto di averlo, in qualche modo, prevenuto tramite il rimuginio (pensiero superstizioso). E questo rinforza il processo di pensiero. Qualcuno ha sottolineato il processo quasi assurdo secondo il quale le persone che rimuginano su ciò che li preoccupa, ritengono che così possano evitare di pensarci davvero. Il rimuginio è tanto più grave, anche in psicoterapia, quanto più la persona attribuisce a questo processo mentale significati positivi e utili.

In cosa consiste invece la ruminazione?

Mentre il rimuginio è orientato a prefigurare pericoli futuri, la ruminazione è più duratura e orientata ad analizzare e comprendere le cause del proprio malessere. Come nel rimuginio, la ruminazione ostacola l’azione, ma limita i rischi: il rischio di fallire, di sentirci umiliati, di sentirci persone che non vorremmo essere. Spesso è stata riscontrata, in un certo numero di soggetti con ruminazione, la tendenza a rendere comune ad altri il loro pensiero ricorrente. Se in alcuni casi la condivisione può avere degli effetti positivi sia in colui che parla che in chi ascolta, l’ascolto di un racconto di una situazione emotivamente carica, porta ad empatizzare con l’altro e spesso a condividere lo stato d’animo dell’altro, con il rischio di sperimentare una riattivazione anche molto intensa di emozioni disturbanti. L’aspettativa di un effetto benefico della condivisione non trova corrispondenza nella realtà: il sollievo è soltanto momentaneo. Ogni ricordo, quindi, porta con sé non soltanto l’evento ma anche l’emozione e anzi, talvolta, quest’ultima è più forte.

Cos'è la ruminazione rabbiosa?

È una variante di questo tipo di processo mentale che in alcuni soggetti si attiva in presenza di emozioni di rabbia, focalizzando l’attenzione su questa, sulle sue cause e sulle sue conseguenze, alimentando l’attivazione emotiva negativa e aumentando la probabilità di comportamenti aggressivi. Se invece la ruminazione rabbiosa riguarda temi autosvalutativi, potrebbe portare alla depressione.

Quali sono i meccanismi di gestione della rabbia?

La ruminazione rabbiosa può variare in base al contenuto dell’evento che induce rabbia e all'analisi dell’informazione proveniente dall’ambiente esterno, valutata come scorretta o non adeguata. La rabbia repressa mantiene uno stato di rancore nella propria mente, verso di sé o verso altri o per esperienze vissute ma non adeguatamente elaborate. In questo caso, la ruminazione non porta alla perdita di controllo sulle azioni, ma a una riduzione dello stato di benessere del tono dell’umore e al rischio di depressione. Le persone sopprimono l’espressione esterna della propria rabbia ma vi rimangono intrappolati per giorni, mesi o anni, con un pensiero dominante riguardo alle ingiustizie subite o sulle possibili azioni di rivalsa.

Come gestire la rabbia detta «esplosiva»?

La rabbia esplosiva riguarda un comportamento aggressivo verbale e/o fisico contro oggetti o persone. Rabbia repressa ed esplosiva molto spesso sono due facce dello stesso problema: lo sforzo prolungato per l’autocontrollo, affiancato da una tendenza ruminante, può alla fine portare a scoppi di rabbia intensa.

Si possono trattare, e come, questi problemi?

Uno degli obiettivi auspicabili della terapia sarebbe passare da un pensiero povero e inadoperabile a un ragionamento pratico e funzionale. La ruminazione ha ricevuto grande attenzione nello studio della depressione, perché coinvolta nella sua genesi e nel suo mantenimento. Intervenire sulla ruminazione permetterebbe di affrontare meglio il problema delle patologie in comorbilità alla depressione: un intervento psicoterapeutico sulla ruminazione può essere fondamentale nel trattamento dei disturbi depressivi, così come dell'ansia, dei disturbi alimentari, del disturbo bipolare. La ruminazione, inoltre, sembra essere collegata alla tendenza al perfezionismo e sembrerebbe mediare la relazione tra perfezionismo e umore disforico.

Le terapie più efficaci?

Le psicoterapie cognitivo comportamentali propongono un graduale addestramento al rilassamento muscolare profondo anche con l’utilizzo di metodiche quali il biofeedback, la desensibilizzazione sistematica, lo stress inoculation training e diari che riportino descrizioni di compiti comportamentali da effettuare in risposta al pensiero ruminante, se presente da più di un dato periodo di tempo.

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