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SALUTE

Rinite allergica o raffreddore? I test per capirlo e le nuove terapie

allergia

di Anna Maria Ferrari

28 Maggio 2023, 19:16

Ne soffre circa il 20 per cento degli italiani, 500 milioni di persone nel mondo. Starnuti, occhi che lacrimano, respiro che si spezza, proprio quando arriva la bella stagione e si spera di aver lasciato alle spalle i raffreddori invernali. No, invece. Sarà colpa dello smog e del riscaldamento globale che allunga i tempi delle fioriture, ma il numero delle persone con rinite allergica, il classico «raffreddore da fieno», continua ad aumentare. Che fare? Quali sono le novità terapeutiche? E i nuovi vaccini sono efficaci? Ne parliano con Alfredo Chetta, direttore della Uoc Clinica pneumologica dell'Azienda ospedaliero-universitaria di Parma e ordinario di Malattie dell'apparato respiratorio all'Università di Parma.

Quali sono i sintomi? Come distinguere il «raffreddore da fieno» da un normale raffreddore?
«Nel cosiddetto “raffreddore da fieno” o rinite allergica si hanno delle vere e proprie crisi di starnuti con secrezione nasale spesso abbondante, in ogni caso molto liquida e limpida. Inoltre è spesso presente prurito, sia al naso che al palato e soprattutto agli occhi. Questi ultimi sono poi coinvolti quasi sempre tanto che si parla di rino-congiuntivite allergica, con sintomi quali gonfiore, arrossamento, fotofobia, cioè fastidio alla luce, e lacrimazione. In certi casi possono concomitare sintomi veri e propri d’asma, che si manifesta con accessi di tosse secca e di difficoltà di respiro. A differenza del raffreddore comune, che si manifesta soprattutto nella stagione invernale, la rinite allergica da graminacee, nota anche come pollinosi, è tipica del periodo primavera-estate, talvolta con una ripresa autunnale. Esistono però anche delle forme occasionali e perenni di rinite allergica. La forma occasionale è secondaria al contatto, in genere saltuario, con peli di cavallo, di cane o di gatto o con piume di uccelli. La forma perenne è invece dovuta all’allergia verso piante, che in certe regioni fioriscono tutto l'anno, come la parietaria, o verso gli escrementi, presenti nella polvere di casa, di microscopici organismi, gli acari, che s’annidano generalmente nei materassi, nei tappeti e nelle tende. Il raffreddore comune è invece dovuto al contagio da parte di alcuni virus, soprattutto Rinovirus, ma anche Adenovirus e Coronavirus. I sintomi compaiono dopo un periodo di incubazione di un paio di giorni ed in genere consistono in un leggero bruciore al naso o alla gola, per arrivare agli starnuti e al naso che gocciola. Questa fase in genere dura due o tre giorni e la persona raffreddata è nel momento di maggiore contagiosità. Poi comincia l’ultima fase con un muco più denso e giallastro. In tutto il raffreddore dura di solito non più di una settimana».

Quali sono le cause?
«Non sono note le cause della rinite allergica. C’è però una predisposizione ereditaria, su base genetica, all'allergia, per cui è molto probabile che figli di genitori allergici siano a loro volta allergici. In ogni caso, le persone allergiche risultano particolarmente sensibili verso determinate sostanze, dette appunto allergeni, per cui quando vengono a contatto per la prima volta con queste sostanze, come pollini o polveri domestiche, producono particolari anticorpi, le IgE, che si collocano sulla superficie di certe cellule, chiamate mastociti. Quando l'individuo viene nuovamente a contatto con l'allergene, questo reagisce con le IgE e la reazione determina la liberazione di alcune sostanze da parte dei mastociti, la più nota delle quali è l'istamina, che sono poi causa dei vari sintomi».

Esistono dei test per stabilire se si è affetti da rinite allergica?
«Se è relativamente semplice sulla base delle caratteristiche cliniche riconoscere la natura allergica della rinite, non altrettanto semplice è individuarne l’allergene responsabile, la cui identificazione rende la cura poi più semplice. In ogni caso, raccogliendo un’accurata anamnesi del paziente è possibile riconoscere con un buon margine di certezza l'allergene. Esistono comunque dei test di laboratorio molto precisi, utilizzati nella diagnostica come conferma del sospetto clinico. In particolare, un prelievo di sangue può consentire il dosaggio delle IgE totali (PRIST) e anche quello delle IgE specifiche verso determinati allergeni (RAST). In alternativa si possono eseguire i test cutanei, che consistono nel porre a contatto della cute quantità minime di una batteria standard di allergeni, in genere sotto forma di estratti acquosi, e valutare poi dopo pochi minuti l’eventuale reazione cutanea».

Esistono vaccini?
«Il trattamento più semplice della rinite allergica consiste nell'evitare al paziente l'esposizione all’allergene o agli allergeni, se, ovviamente, si riesce ad individuarli. Si è visto ad esempio come l’uso delle mascherine, utilizzate durante la pandemia, possa risultare molto utile nel proteggere dagli allergeni i pazienti allergici. I risultati di uno studio condotto in Italia, pubblicato sulla rivista internazionale “Rhinology”, hanno dimostrato come l’uso di tali dispositivi abbia significativamente migliorato nel 2020 i sintomi della rinite allergica da pollini rispetto alla primavera precedente. D’altra parte è scientificamente provato come bonificare la casa dagli acari, nel caso di allergia alle polveri domestiche, abbia un effetto positivo sia sulla rinite allergica, che sull’asma. In ogni caso un trattamento piuttosto lungo, ma talora con risultati definitivi, è certamente la terapia desensibilizzante specifica, che consiste nell’iniettare sottocute al paziente, sotto controllo medico, dosi progressivamente crescenti dell'allergene, sino ad indurre il sistema immunitario a diventare nel tempo meno reattivo verso quella determinata sostanza, riducendo così i sintomi allergici. Per questo si parla di vaccino per l’allergia. In questi ultimi anni la ricerca ha messo a disposizione per gli allergeni più comuni anche una forma di vaccino somministrabile per via sublinguale, utilizzando delle piccole compresse».

Come si tratta da un punto di vista farmacologico?
«Nel caso non si riesca ad individuare l'allergene o gli allergeni o non si ritenga opportuno ricorrere alla desensibilizzazione specifica, non resta che ricorrere alla terapia sintomatica, che blocca la liberazione dei mediatori dai mastociti. Esistono preparati ad azione locale sotto forma di spray nasali, a base di cromoni, antistaminici e steroidi, che hanno un'eccellente azione protettiva nei confronti della rinite allergica. Questi prodotti sono efficaci però solo se usati per tutto il periodo dell'allergia e non solo in occasione dei sintomi. Un'alternativa al trattamento locale consiste nell’assunzione orale di farmaci antistaminici. Oggi gli antistaminici orali di ultima generazione sono molto più efficaci e selettivi che in passato e solo raramente danno effetti collaterali come la sonnolenza».

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