salute
La vita sulla terra dipende dal sole, il cibo che mangiamo deriva dalla produzione di materia organica sostenuta grazie alla fotosintesi dall’energia solare ed il sole nella storia dell’umanità è sinonimo di salute e di benessere tanto che l’elioterapia (ovvero la cura del sole) era già nota fin dai tempi antichi ai Greci che la usavano per curare le piaghe cutanee e altre malattie della pelle.
Ma l’altro lato della medaglia è che prendere troppo sole nelle ore sbagliate favorisce l’invecchiamento cutaneo e lo sviluppo di tumori della cute come epiteliomi o melanomi e pertanto è importante conoscere i limiti e le regole per una corretta esposizione solare.
Il problema era già stato individuato da Sir Henry Gauvain, medico inglese fautore dell’elioterapia, che negli anni '20 scrisse: «Il sole è come un buon champagne: stimola, rinvigorisce, ma se si esagera intossica e avvelena». Il sole rappresenta la principale fonte di luce visibile ed invisibile all’occhio umano e svolge i suoi effetti su di noi con l’irraggiamento di onde elettromagnetiche, emettendo cioè energia sotto forma di quei fotoni che nascono da un’enorme reazione nucleare che avviene all’interno del sole, viaggiano per 150 milioni di chilometri nello spazio, attraversano l’atmosfera e terminano il loro percorso sulla nostra pelle.
La luce solare è composta da raggi di differente lunghezza d'onda: i raggi Ultravioletti A e B, la luce visibile e i raggi Infrarossi (NIR e FIR) sono quelli in grado di raggiungere la superficie terrestre, e quindi il nostro corpo, esplicando su di esso differenti azioni. Numerosi studi dimostrano i benefici di una corretta esposizione ai raggi solari che, avendo un effetto antiinfiammatorio e antiossidante, addirittura ridurrebbero la frequenza di malattie come diabete, tumori, cardiopatie e sclerosi multipla.
Il sole infatti contribuisce a prevenire queste patologie mediante lo stimolo alla sintesi di vitamina D, considerata un vero e proprio ormone, che per il 90% produciamo grazie al sole e solo per il dieci per cento introduciamo coi cibi.
La vitamina D non solo preserva la mineralizzazione dell’osso e previene l’osteoporosi, ma regola le risposte immunitarie, protegge dalle infezioni, riduce il rischio cardiovascolare, favorisce la buona funzione dei muscoli e la mobilità delle articolazioni. Stimola inoltre la produzione di sostanze antibatteriche (non a caso prima dell'arrivo degli antibiotici a chi era affetto da tubercolosi si prescrivevano "bagni di sole"), ha azione antitumorale e inibisce un enzima, l'aromatasi, che è anche il bersaglio di alcuni farmaci anticancro. Infine ha un’azione immunosoppressiva che può rivelarsi utile quando il sistema immunitario è iperattivo, come in caso di patologie con una grossa componente immunitaria e infiammatoria, tipo la psoriasi o altri tipi di dermatite.
I raggi ultravioletti regolarizzano infatti il ricambio cellulare nella pelle e hanno un'azione disinfettante superficiale che riduce il rischio di infezioni cutanee.
Secondo uno studio svedese pubblicato sul «Journal of Internal Medicine», l’esposizione al sole potrebbe allungare la vita persino di due anni. Lo studio iniziato nel 1990 ha coinvolto circa 30mila donne svedesi tra i 25 e i 64 anni ha dimostrato in modo chiaro che evitare il sole fa male. I dati dello studio evidenziano come le donne che si espongono al sole presentano un rischio minore di eventi cardiovascolari (infarto, ictus) e sopravvivono più a lungo, da 0,6 a 2,1 anni in più.
La luce, grazie ai suoi ritmi, ha anche effetti diretti nella regolazione del ciclo sonno-veglia e sull’umore. Già dagli anni Ottanta, alcuni studi evidenziarono un disturbo dell’umore associato al variare delle stagioni, definito “disturbo affettivo stagionale”. Le persone che soffrono di questo problema hanno depressione durante l’inverno, mentre stanno molto meglio d’estate. Passare più tempo all’aria aperta, anche senza abbronzarsi, innesca la produzione di sostanze che migliorano il nostro benessere come la serotonina, che regola il tono dell’umore, e le beta endorfine che sono responsabili del senso di piacere e appagamento. E questo spiega la grande differenza fra il tasso di depressione e suicidi del Nord Europa rispetto al Centro America.
L’esposizione ai raggi solari e all’intensa luce diurna evita anche la “sindrome da maliilluminazione” che colpisce chi passa la maggior parte del tempo al chiuso e che provoca stanchezza, sonnolenza, tendenza all'isolamento e alla sedentarietà, aumento di peso. Un altro aspetto su cui l’esposizione alla luce incide molto è il ciclo sonno-veglia, regolato dall’alternanza di notte e giorno, in quanto più ci si espone al sole (sempre con i dovuti accorgimenti) maggiore è produzione durante la notte di melatonina, ormone che diminuisce la reazione allo stress e facilita il sonno.
Ma se è brutto tempo e per lungo tempo non vediamo la luce del sole? E cosa può fare chi per motivi di salute non può stare al sole oppure è affetto da patologie infiammatorie cutanee o sistemiche che beneficiano di una regolare esposizione ai raggi solari? In questi casi esiste una nuova terapia definita “fotobiomodulazione” in grado di apportare tutti gli effetti utili del sole, ricreando i benefici di una buona esposizione luminosa per molteplici scopi, che vanno dall'antiaging, all'estetica e al benessere, alla riduzione dello stress e del senso di stanchezza, al miglioramento dell’umore.
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