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KNITTING

Lavorare a maglia fa bene: aiuta la concentrazione e l’attenzione, allontana lo stress e migliora il tono dell’umore

Sferruzza che ti passa

di Monica Rossi

13 Dicembre 2023, 09:01

Si sente sempre più parlare del potere del «knitting», letteralmente dello sferruzzare a maglia (uncinetto compreso), e i primi palcoscenici che ne hanno certificato la crescita sono stati i social, che negli anni si sono popolati di post e foto che ritraggono plaid e altri manufatti realizzati un quadrotto via l’altro fino a comporre coloratissime coperte da destinare ai senzatetto e ai bisognosi in generale.
Cosa c’entra tutto questo con la salute? C’entra, eccome: è stato infatti dimostrato che lavorare a maglia fa bene perché – tra i molti benefici – aiuta la concentrazione e l’attenzione, allontana lo stress e migliora il tono dell’umore. Possibile? Sì.
Leggenda narra che a ricorrere a ferri e lana sia stato nientemeno che Albert Einstein, per staccare tra un progetto e l’altro. Non ne abbiamo la certezza assoluta, ma sono in molti a sostenerlo e allora perché dubitarne? Ad ogni buon conto, fra i tanti a credere nel potere terapeutico del lavoro a maglia è stato (ed è ancora) il giornalista, scrittore e blogger Saverio Tommasi, instancabile presidente di «Sheep Italia», la onlus che oggi riunisce migliaia di volontarie e volontari (sì, anche i maschietti sferruzzano allegramente!) che hanno o riscoperto l’arte della maglia o ne hanno imparato l’abc per lavorare al pari degli altri. Scopo: fare del bene.
Un bene che oggi scopriamo essere realmente a due corsie perché si riflette su chi prende in mano i ferri del mestiere, anche su chi è ricoverato o sta affrontando cure impegnative, finanche quelle oncologiche.
«Il lavoro a maglia o all’uncinetto è un’attività dalla quale trarre grandi benefici per la salute fisica e mentale», informa Gomitolorosa, l’associazione che da anni promuove la “lana-terapia” in 30 ospedali italiani da Milano a Messina (c’è anche Parma con l’Azienda ospedaliero-universitaria), promuovendola come terapia per tutti, «adulti, bambini, giovani, anziani, uomini, donne, pazienti, persone stressate». Secondo l’associazione, «aiuta a recuperare la calma in una situazione di stress o ansia, grazie all’aumento delle endorfine che ci donano una splendida sensazione di benessere. Migliora l’umore, aiuta a socializzare, a stringere nuove amicizie. Stimola creatività, estro e pazienza. Migliora l’autostima perché implica un obiettivo e il suo raggiungimento, vedere la propria creazione che si evolve è gratificante. Quando si lavora a maglia o all’uncinetto prestare attenzione è fondamentale. Il flusso dei pensieri si interrompe: smettiamo di immaginare, recriminare, rimuginare, calcolare. La mente è in silenzio. Diminuisce la tensione muscolare, il cuore rallenta, si abbassa la pressione sanguigna. Entriamo in uno stato di profondo rilassamento psicofisico. Questa attività coinvolge entrambi gli emisferi cerebrali. Più il lavoro è complicato e ci impegna, maggiore è la concentrazione: uno stato di rilassamento simile alla meditazione».
Più chiaro di così. Ma la medicina cosa dice? La risposta arriva dalla Fondazione Ircss-Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, che ha recentemente reso noti i risultati di una ricerca (commissionata da Gomitolorosa) nata per approfondire in modo scientifico i benefici del lavorare a maglia.
La ricerca è stata condotta avvalendosi della magnetoencefalografia (Meg), tecnica di neuroimaging utilizzata per mappare l’attività funzionale cerebrale attraverso la misurazione dei campi magnetici prodotti dall’attività elettrica dell’encefalo. A sottoporsi ai test, una quarantina di volontarie tra i 27 e i 63 anni.
Secondo i risultati, il knitting avrebbe il potere di rafforzare la mente, incrementando attenzione e concentrazione, qualità importantissime in particolare per chi sta affrontando un percorso di cura. «In genere tutto ciò che è ritmico e ripetitivo rilassa (o annoia) il cervello - commenta Liborio Parrino, direttore dell’Unità operativa di neurologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma - Cullare il bambino, cantare ninna-nanne, dondolarsi, accarezzare a lungo la pelle sulla schiena sono tipiche manovre rassicuranti perché ridondanti e prive di sorpresa. Non mi meraviglia che anche il knitting possa favorire il rilassamento e che addirittura Einstein lo praticasse. Apprendere che assume anche carattere terapeutico mi fa solo piacere, sebbene non abbia un’esperienza diretta in merito».
Secondo chi si occupa di psico-oncologia, l’incremento dell’attenzione gioca un ruolo importantissimo nel rapporto che si instaura tra il paziente e lo specialista per una corretta comprensione della malattia e del percorso di cura.

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